Giffoni 2019, Elle Fanning per la prima volta popstar in Teen Spirit – A un passo dal sogno

A Giffoni 2019 Elle Fanning ha presentato il film per ragazzi Teen Spirit, la storia di Violet, adolescente che sogna di fare la cantante

Ha incantato con il suo meraviglioso sorriso il blue carpet di Giffoni 2019 Elle Fanning, giovanissima attrice di appena 21 anni, ma con un curriculum di tutto rispetto che include lavori con i più grandi maestri del cinema. Sorella della ragazzina prodigio Dakota, Elle è oggi una star affermata, ma è solare, umile ed entusiasta di trovarsi in Italia, paese che ama molto, circondata dagli oltre 6000 ragazzi di Giffoni, molti dei quali sono suoi coetanei. 

A Giffoni 2019 Elle Fanning presenta in anteprima il suo ultimo lavoro, Teen Spirit – A un passo dal sogno, esordio alla regia di Max Minghella (The Social Network, The Handmaid’s Tale), in arrivo nelle sale il prossimo 29 agosto grazie a Notorious Pictures. Nella pellicola, Elle si cala per la prima volta nei panni di un’aspirante cantante di nome Violet, interpretandone le aspirazioni e la determinazione. Violet, che vive con la madre in una situazione di precarietà economica, parteciperà al talent show Teen Star nella speranza di realizzare finalmente il suo sogno e diventare una popstar. Per l’occasione, la giovane attrice ha sfoderato la voce, cantando tutti i brani del suo personaggio e dimostrando per la prima volta al mondo il suo talento vocale.

In Teen Spirit interpreti per la prima volta una cantante. Come ti sei preparata per il ruolo?

«Ho sempre adorato cantare, fin da quando ero piccola, ma di certo non sono conosciuta come cantante. Per qualche motivo questa mia passione è rimasta un segreto, almeno fino a quando non è arrivata l’offerta per Teen Spirit. Credo che sentirmi cantare per la prima volta sul grande schermo abbia stupito un po’ tutti! Per prepararmi ho lavorato per tre mesi con un vocal coach prima di iniziare le riprese, è stato davvero spaventoso propormi per la prima volta come cantante!».

Ti ha reso nervosa?

 «Moltissimo. Cantare è qualcosa che ti rende vulnerabile, forse anche più della recitazione, perché nel canto non ci sono filtri, non puoi nasconderti e il pubblico capisce subito se la tua performance è genuina oppure no. Ho dovuto lavorare tanto: in quei tre mesi di preparazione mi registravano in studio ogni giorno, e ogni giorno dovevo riascoltare la mia voce individuando gli errori su cui lavorare. Questo mi è stato molto utile per valutare il mio percorso e la mia crescita, ma mi ha anche messo di fronte a tutti i miei difetti… ci sono tante cose ancora da migliorare!».

Nel film Violet partecipa a un talent show non solo per diventare cantante ma anche perché è il suo modo per sentirsi accettata nella comunità in cui si trova. Sei d’accordo?

«Sì, assolutamente. Violet è una outsider, non ha ancora trovato il suo posto, e non è nemmeno una persona particolarmente piacevole visto che ha un atteggiamento molto duro. Nel corso della storia impara ad accettare la sua vulnerabilità, ma ciò che mi piace di lei è che non abbandona mai realmente la sua personalità, non si trasforma in un’altra persona solo per il successo. Ho studiato star famose come Katy Perry o Taylor Swift e penso che sia il loro background a renderle speciali. Allo stesso modo Violet vuole sì diventare famosa, ma non è disposta a cambiare gli aspetti fondamentali del suo carattere. Penso che per i giovani sia un bel messaggio: essere se stessi è abbastanza».

A differenza di Violet che deve ancora affermarsi come cantante, tu hai una filmografia incredibile a soli 21 anni. C’è ancora un sogno che vuoi realizzare?

«Mi sembra che ci siano ancora tantissime cose che voglio fare! Per esempio mi piace molto viaggiare e ci sono un sacco di luoghi che vorrei vedere. Ci sono anche tanti autori con cui non ho ancora lavorato. Ma se devo scegliere il mio grande sogno, allora dico fare un film insieme a mia sorella. È sempre stato un nostro desiderio e speriamo prima o poi di poterlo realizzare».

Ora interpreti Violet, tra poco ti ritroveremo nei panni della principessa Aurora in Maleficent 2. Sembra che i personaggi femminili in questo periodo storico siano scritti obbligatoriamente con l’idea che diventino “role model” per le ragazze. Pensi che sia vero? Secondo te è necessario che lo siano o qualche volta potrebbero essere semplicemente bei personaggi?

«Credo che dipenda da caso a caso. Alcuni personaggi come ad esempio la principessa Aurora per me devono essere modelli per le ragazzine, ci tengo moltissimo. Ma semplicemente perché il pubblico che guarda quel tipo di film è spesso composto da bambini piccoli. Quando ho fatto il primo Maleficent c’erano tantissime bambine che venivano da me chiamandomi “Aurora”, convinte che fossi una principessa. In casi come quello c’è una chiara responsabilità da parte di noi attrici di essere modelli per il nostro pubblico. In altri casi non credo che sia obbligatorio, a volte è bello anche mostrare personaggi insicuri, vulnerabili o imperfetti, che fanno degli errori o sono semplicemente umani. Anche loro possono essere dei modelli di vita, soltanto in maniera diversa».

Ci racconti qualcosa della tua recente esperienza come giurata a Cannes?

«È stata una delle esperienze più belle della mia vita, soprattutto perché ho potuto confrontarmi con artisti che ammiro e stimo. Non mi piace particolarmente il termine “giudicare”; cosa significa “giudicare un film”? L’arte è così soggettiva. Però ho imparato moltissimo dall’esperienza a Cannes e credo di approcciarmi al cinema in modo diverso ora. Più di ogni altra cosa sono stata onorata di essere lì a rappresentanza delle nuove generazioni, di aver portato sul tavolo del dibattito il loro punto di vista. C’è bisogno di più giovani nel cinema, di giovani attori ma anche di giovani filmmaker».

Foto: Courtesy of Giffoni Film Festival

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