Intervista a Guglielmo ‘Willwoosh’ Scilla: «Toglietemi tutto, ma non YouTube»

Best Movie ha incontrato la star nata sul web che il prossimo 16 marzo arriverà nelle sale con 10 regole per fare innamorare

Jeans a vita bassa, felpa con zip e cappuccio, Converse ai piedi. Sarà pure una celebrity, ma Willwoosh («chiamami pure Guglielmo, quel soprannome è nato così, a caso») ha pur sempre 24 anni. Tanto che a colpire di lui è soprattutto la genuina spontaneità con cui risponde a ruota libera alle domande, racconta la sua storia, mescola lavoro e vita privata, maneggia l’iPad (nelle tasche del cappotto – «tecnologico pure quello: se schiacci il primo bottone escono le ali» – ci sono anche un iPhone e un Blackberry), si ferma a pensare, chiede consigli su film e videogiochi, confessa il suo odio per il 3D («mi sembra anche irrispettoso per chi ci vede da un solo occhio»), parla della sua voglia di divertirsi e rimane incantato dalla foto di Kristen Stewart nell’armatura di Biancaneve («che genio questa ragazza»). Non è difficile immaginare perché il regista Cristiano Bortone abbia pensato proprio a questo ragazzo diventato famoso grazie ai suoi video su YouTube per il protagonista di 10 regole per fare innamorare. «È vero, sono “sfigato” come Marco, soprattutto in amore. Non a caso ho scritto anche un libro a proposito (che ha lo stesso titolo del film ed è edito da Kowalski, ndr)».

Funzionano queste 10 regole?
«Credo che l’unica regola veramente importante sia capire se quella persona piuttosto che quel lavoro o quel progetto per il quale ti stai impegnando ti interessano davvero».

Il cinema ti interessa davvero?
«Sì, altrimenti non mi sarei fatto cospargere di fango per girare una scena del film. Ho finalmente capito che per poterlo fare bene devo amare quello che faccio. Soprattutto devo sentirmi libero di esprimermi come meglio credo».

A proposito di cinema, film preferito?
«Oddio, non so neanche scegliere il mio colore preferito, figurati il film! Però posso dirti che adoro i fantasy come Il Signore degli Anelli: più è un’epopea e meglio è. Kill Bill mi fa impazzire. Mi piacciono i thriller, due su tutti: Echi mortali e The Others; e guardo gli horror, anche se con qualche difficoltà perché mi terrorizzano facilmente. L’unico che non mi ha fatto paura è stato The Ring, ma solo perché mentre lo guardavo ipotizzavo come potesse andare a finire la storia. Per la fantascienza sono più per Spielberg; invece, non mi fanno impazzire le storie alla Trainspotting».

Nessuna commedia?
«Be’, ma certo! Quelle americane che riescono a veicolare un messaggio serio attraverso le risate come il recente Carnage e Amore a prima svista, anche perché lì c’è Jack Black, uno dei miei attori preferiti».

Tra l’altro gli somigli…
«Tutti me lo dicono. E in effetti anch’io sento di somigliarli, non solo fisicamente. Tornando al cinema, un’altra commedia perfettamente riuscita e con un’ottima scrittura è Il Diavolo veste Prada. In generale, mi piacciono tutti i prodotti che hanno una bella e originale idea di fondo».

Un po’ come Freaks?
«Ovvio, e non lo dico perché ne faccio parte (ride). Ci sono davvero affezionato. Ho appena ultimato lo script della seconda stagione; ora dobbiamo iniziare a girare».

Sempre una produzione indipendente?
«In realtà stiamo cercando degli sponsor per poter garantire una retribuzione a chi ci lavora. È una questione di giustizia. E di riconoscimento del valore dell’impegno e la professionalità dei nostri collaboratori. Naturalmente devono essere sponsor che non vincolino la nostra libertà».

Parlando di cinema, prima hai citato solo titoli hollywoodiani o comunque stranieri. E in Italia?
«È molto più difficile fare cinema, non solo per evidenti problemi economici ma anche di creatività. Non c’è storia, gli americani hanno più mezzi, attori più bravi e idee migliori. L’unico film italiano che finora ha potuto competere con il cinema hollywoodiano è stato La vita è bella: idea geniale, regia stupenda e attori eccezionali. Comunque io sono un fan sfegatato di Paolo Sorrentino, perché è propositivo e la sua non è mai una regia di servizio. Mi piace anche Ferzan Ozpetek, perché la sua firma è sempre riconoscibile. Ho adorato Tutta la vita davanti di Virzì e ora sono curioso di vedere Com’è bello far l’amore di Brizzi».

Parlando di commedia italiana, Zalone o Verdone?
«Verdone, assolutamente».

Soddisfatto dei tuoi film?
«Be’, sì. Anche perché girare un film è sempre divertente».

È stato più divertente fare Freaks! o il film con Massimo Boldi, Un matrimonio a Parigi?
«Sono due cose totalmente diverse. Un matrimonio a Parigi è stato un vero e proprio lavoro; su set come quelli sei circondato da persone che pensano per te e sei costantemente assistito. Per Freaks! il coinvolgimento è totale. Io non sono solo interprete ma anche creativo e sceneggiatore. Sarebbe folle non essere riconoscente e affezionato a entrambi i progetti. Comunque c’è stato da divertirsi anche sul set di 10 regole per fare innamorare… è successo di tutto!».

Raccontaci qualche aneddoto.
«Cosa posso dire… che ho girato diversi giorni con la febbre, che Enrica (Pintore, l’attrice protagonista, ndr) è stata punta da un’ape dietro al collo proprio quando eravamo in un posto fuori dalla civiltà; e in quello stesso momento a Giulio Berruti veniva da svenire».

Non c’è stato modo di annoiarsi, insomma.
«Ci siamo divertiti molto. E spero che sia lo stesso anche per il pubblico. È una commedia simpatica e ironica, ma non manca un tocco di serietà, vedi il rapporto padre-figlio. E poi il protagonista è un ragazzo normale, non figo ma neppure l’ultimo degli sfigati. Un po’ come me».

Prima di iniziare a postare video su YouTube cosa facevi?
«Finito il liceo classico mi sono iscritto a medicina, ho frequentato un anno, poi ho capito che non avrei mai voluto passare la vita a lavorare 32 ore al giorno. Allora sono passato a lettere. Anche lì non sono durato più di un anno. Poi c’è stata la Scuola per interpreti e traduttori e tre tentativi per entrare alla Scuola di Cinematografia. Forse avrei fatto meglio a continuare col violino…».

Sei anche un musicista?
«Diciamo che ho studiato violino per un po’ di tempo. Poi ho dovuto decidere se continuare a suonare o fare un corso di recitazione. Economicamente non potevo permettermi entrambi. Ho scelto il teatro, ma poi mi sono pentito, perché ero molto più portato per il violino».

Tra dieci anni dove ti vedi?
«Sul web. Nonostante tutto, YouTube rimane l’unica certezza e una valvola di sfogo. Soprattutto perché lo faccio solo ed esclusivamente per divertirmi. Anche se adoro scrivere, il cinema mi affascina e la radio è stata una totale scoperta (Guglielmo conduce A tu per Gu su radio Deejay e 30 gradi di separazione per Deejay Tv, ndr)».

Ti ha cercato Linus?
«No, però lui è stato il primo a credere in me, nonostante sia stato un cane al provino».

Senza che tu ci ribadisca che non sai nemmeno qual è il tuo colore preferito, il videogioco che non ti stanca mai?
«Final Fantasy. Anche gli intramontabili Tomb Rider e Resident Evil. Ma soprattutto lui, Super Mario. Perché lì, se sei una schiappa, non vai avanti».

App preferita?
«Scrabble, cioè Scarabeo. Se poi hai l’iPhone è una figata!».

So che è una domanda retorica, ma devo fartela: Windows o Apple?
«Apple, of course. Non c’è storia. A casa ho un iMac e non mi separo mai dal mio iPhone. Per non parlare dell’iPad! Gran cosa! All’inizio credevo fosse inutile, invece… Anche se una USB me la potevano mettere».

Magari il prossimo anno…
«Ma che ne so, Steve (Jobs, ndr) è morto».

eBook o libro tradizionale?
«Tutti e due. Adoro leggere!».

Favorevole alla censura sul web?
«No, perché non ha senso castrare quello che è il mezzo libero per eccellenza. Io sono per la totale libertà di espressione, sempre entro i limiti della decenza, ovviamente».

Pirateria: sì o no?
«No. Io compro tutto quello che mi piace e mi interessa. Anche se credo che la recente chiusura di Megaupload non sia la soluzione. Questo, certo, non risolve il problema né favorisce una maggior affluenza al cinema».

A quando la parodia di Kristen Stewart in versione Biancaneve guerriera?
«Se anche lì continuerà ad allargare le narici come fa in Twilight… presto, molto presto».

(Foto di Federico Caporal – Mimoda Sudio)

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