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Cannes 2012, i più grandi artisti del cinema francese insieme per Alain Resnais. La recensione di Vous n’avez encore rien vu

Il regista francese chiama a sé gli amici più cari e firma il suo manifesto

Cannes 2012, i più grandi artisti del cinema francese insieme per Alain Resnais. La recensione di Vous n’avez encore rien vu

Il regista francese chiama a sé gli amici più cari e firma il suo manifesto

Arriva sempre, nella carriera di un artista, il momento dei bilanci. L’istante in cui percepisce l’urgenza di rendere omaggio al pane quotidiano di cui e con cui si è nutrito.
L’ultimo film di Alain Resnais, Vous n’avez encore rien vu (You Ain’t Seen Nothin’ Yet!) ha i contorni di una vera e propria celebrazione del suo lavoro, sia a livello personale – il film rappresenta la summa del suo codice artistico – sia a livello universale. E il messaggio risuona forte e chiaro: l’arte sopravvive a qualsiasi perdita e in qualsiasi epoca i suoi temi cardini – la vita, la morte, l’amore – risultano fortemente attuali.

Dopo la sua scomparsa e tramite la collaborazione del suo maggiordomo, il celebre commediografo Antoine d’Anthac riunisce nella sua casa tutti gli amici e gli attori che nel corso degli anni hanno preso parte alla rappresentazione del suo Euridice. Il motivo è presto rivelato: vengono fatte vedere loro le prove di una moderna versione dello spettacolo da parte di una compagnia di giovani artisti, La Compagnie de la Colombe, perché sarà compito del gruppo di colleghi decidere se concedere a questi attori di portare o meno sul palcoscenico Euridice. E se l’amore (anche quello che sopravvive dopo la morte), la vita e la sua fine hanno ancora senso di essere rappresentati.
Mentre scorre il video, gli amici di Antoine vengono travolti dai ricordi dello spettacolo e insieme cominciano a recitare e a (ri)metterlo in scena, nonostante siano passati parecchi anni e non abbiano più l’età per calarsi nei panni dei personaggi, specie in quelli dei due amanti protagonisti: Euridice e Orfeo, colti da una focosa e letale passione.

Antoine d’Anthac non è altri che lo stesso Alain Resnais. E così come Antoine richiama a sé gli amici più cari, allo stesso modo Resnais ha voluto coinvolgere in questo progetto gli attori a lui più vicini e con cui ha collaborato nel corso della carriera, chiedendo loro di interpretare se stessi: da Michel Piccoli a Sabine Azéma, passando per Mathieu Amalric, Lambert Wilson e Anne Consigny. Per condividere (un’ultima volta?) insieme a loro ricordi ed emozioni e godere del potere travolgente dell’arte e della sua immortalità (come immortale è il mito di Orfeo ed Euridice). Con la consapevolezza che nulla potrà mai spegnere questa forza, perché, come suggerisce l’ultima scena, ci sarà sempre qualcuno disposto a raccoglierne l’eredità e farsi testimone.
Del resto, a rivivere sullo schermo è l’Euridice di Jean Anouilh, spettacolo teatrale messo in scena più di 70 anni fa. Di cui il cineasta francese propone e fonde due, anzi tre, versioni: quella più moderna della giovane compagnia teatrale – con una scenografia ottenuta utilizzando bidoni di metallo, quasi ci trovassimo di fronte a uno spettacolo degli Stomp, la cui regia non è di Resnais bensì di Bruno Podalydès – e le due parallele, quasi simmetriche (molti sono i piani sequenza che affiancano le due rappresentazioni), cui danno vita gli amici-attori. Il risultato è un gioco meta-teatrale perfettamente architettato, in cui i tre piani si intersecano continuamente senza mai confondersi. Un’opera in cui lo stile teatrale del cinema di Resnais trova la sua perfetta espressione e dove la resa estetico-scenografica e la qualità della recitazione alimentano la sua totale autoreferenzialità.
Un manifesto e un esercizio di maniera ineccepibile che sazierà (solo) l’appetito dei cinefili.

Voto: 4/5

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