Cannes 2012, ecco Io e Te: Bertolucci porta Ammaniti al Festival. La recensione

Presentato fuori concorso il melò adolescenziale tratto dal best seller dello scrittore romano

Tommaso (Jacopo Olmo Antinori, faccia giusta ma recitazione impacciata) ha 14 anni e va dallo psicologo: i compagni di scuola gli stanno sulle palle e vuol andare a letto con sua madre. Sconfortato, arrabbiato, narcisista, decide che la settimana bianca della sua classe è un’occasione per mettersi da parte: saluta mamma, finge di salire sul pullman e invece si auto-reclude in cantina, dove lo attendono – in numero di sette – lattine di Coca Cola, succhi di frutta, merendine al latte, scatolette di Simmenthal. E poi un romanzo vampiresco di Anne Rice e un mega Tex a colori. Con i soldi della gita, si compra pure un formicaio sotto vetro, che piazza vicino al suo letto improvvisato: didascalia, “gli piace guardare tutti dall’alto”.

I piani glieli guasta però la sorellastra Olivia (Tea Falco, faccia giusta ma recitazione da mani nei capelli), diversamente legittima a parità di padre, che a suo tempo preferì la madre di lui, borghese nervosetta, alla madre di lei, vitale venditrice di scarpe (…). La ragazza, fotografa  di talento finita in un brutto giro, sale a Roma da Catania in cerca di rifugio: vuole disintossicarsi dall’eroina per piacere a un uomo che, indovinate?, ha il doppio dei suoi anni (25). I due prima si urlano dietro, poi si calmano, si annusano, si piacciono, si aiutano e
SPOILER           si salvano (nel film: nel breve best-seller di Ammaniti, che co-sceneggia, finiva male)     FINE SPOILER.

Corpi acerbi, o appena sbocciati, la bellezza che è un impaccio per se stessi e un guinzaglio per gli altri, la prigione dei sensi e dei desideri: altri sognatori in cerca di un sogno, che Bertolucci accarezza/osserva/muove negli spazi chiusi ai quali si è votato dai tempi dell’Assedio (1998). E storia di un assedio è anche questo Io e te, fuori concorso a Cannes 65: quello di Olivia, al cuore di Tommaso. Cosa gliene venga di ritorno, cosa a sua volta la salvi, non è chiaro: Tommaso ruba un sonnifero per lei, la abbraccia, la accetta, ma sembra una sagoma, anche quando corre isterico per scaricare la tensione. E il film rimane sulla carta: tutte le relazioni sono un’ipotesi, l’illustrazione di uno stereotipo. Manca soprattutto l’energia vitale di The Dreamers: c’è l’imitazione, uno sforzo, ma è troppo evidente, mai naturale. Sembra un riciclo, i simbolismi sono poveri.
Sarebbe comunque bello Bertolucci continuasse a girare, perché il modo in cui lo fa, è sempre un piacere.

Voto: 2/5

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