Christian Bale: «La boxe? Come una seduta dall’analista»

Il Cavaliere Oscuro è pronto a conquistare l’Academy con The Fighter, storia (vera) di due fratelli pugili, tra galera, tossicodipendenza e naturalmente il ring. Faccia a faccia con il “re del trasformismo” Christian Bale, giunto finalmente al culmine di una carriera eccezionale (e sottovalutata)

Silenzioso, schivo, riservato. Ma anche testardo e determinato, di quelli che macinano a testa bassa anni di carriera e ruoli da comprimario nonostante il talento strabordante. Ora Christian Bale, l’antidivo per eccellenza, trasformista sullo schermo e nella vita, che in pubblico sorride a stento e nella vita privata si definisce «sempre allegro», che nelle interviste sussurra timidamente le sue risposte e sul set si lascia andare a scatti d’ira (memorabile il litigio con il direttore della fotografia di Terminator Salvation), è definitivamente pronto per il riconoscimento più importante per un attore. La sua interpretazione in The Fighter di David O. Russell, dove è Dicky Eklund, ex campione di pugilato piombato nella tossicodipendenza, manager e guida spirituale del fratello Mickey (Mark Wahlberg) nella sua strada verso il successo, potrebbe essere la chiave per il primo Oscar della sua carriera. Sarebbe ora, viene da aggiungere, che l’Academy si accorgesse del «miglior attore a non avere mai ricevuto una statuetta» (parola del Guardian). In attesa di vederlo ancora, tra un anno, sorvolare i cieli di Gotham City vestito da Batman

Best Movie: Come descriverebbe la trama di The Fighter?
Christian Bale: «È la storia di due fratelli e di come abbiano imparato ad andare d’accordo. Il mio personaggio, Dicky, ha allenato il fratello minore Mickey fino a farlo diventare campione del mondo, nonostante i loro problemi personali. Hanno un legame fortissimo, anche se hanno preso strade diverse nella vita: per dire, quando Dicky era in galera nel Massachusetts, Mickey faceva la guardia in quello stesso carcere».

BM: Lei è una persona molto riservata, com’è riuscito a interpretare un chiacchierone come Dicky?
CB: «Nella vita non sono così taciturno, solo nelle interviste (sorride). Non sono una rockstar, sono un attore, qualcuno che deve interpretare un’altra persona e parlare di lui, non di me. E comunque, frequentare Dicky farebbe diventare matto ed estroverso chiunque. Dicky è una persona che è andata oltre il limite ed è tornata indietro ridendo. Ama la gente, il contatto fisico. Mentre giravamo era sempre sul set, eravamo come fratelli».

BM: Le è stato utile averlo attorno?
CB: «È una persona divertentissima. Ha un suo modo di parlare che chiama “Dickynese”, per cui mescola le parole e i loro significati; all’inizio non capivo una parola! Poi abbiamo cominciato a frequentarci a Lowell (la città del Massachusetts dove il film si svolge ed è stato girato, ndr) e ho cominciato a capirlo. Mi ha portato in giro per i quartieracci della sua infanzia: i ragazzi delle bande lo salutavano, i barbieri si fermavano a chiacchierare con lui. Sembrava il sindaco. Uscire con lui fa diventare normali anche le cose più strane. Girare questo film è stata l’esperienza più bella della mia vita».

BM: Aveva perso molto peso per L’uomo senza sonno, e ora ha dovuto rifarlo per sembrare un tossicodipendente. Era necessario?
CB: «Guardi che non mi diverto a farlo! Però io e Mark siamo più grossi di Mickey e Dicky, che pesavano intorno ai 65 chili: se non fossimo dimagriti non ci avrebbero preso sul serio. Già non siamo più ragazzini di vent’anni…».

BM: I due fratelli avevano un forte legame tra loro. E il resto della famiglia?
CB: «Sono otto tra fratelli e sorelle, e sono dei personaggi incredibili. Litigano sempre, si urlano contro e un istante dopo si stanno abbracciando e baciando. Li hanno definiti disfunzionali, disastrati, ma io credo che il legame tra loro sia una cosa stupenda».

BM: In The Fighter interpreta un pugile. Cos’ha capito di questo sport?
CB: «Avevo già una certa esperienza con le arti marziali, ma mai con la boxe, quindi è come se fossi partito da zero. Io e Mark ci allenavamo direttamente sul ring: come per tutti gli sport, una volta che l’hai provato riesci ad apprezzarne anche le finezze. E capisci molto sulle capacità del corpo e della mente. C’è un livello minimo di forza fisica e abilità che bisogna raggiungere, ma passato quel limite la boxe smette di essere uno sport e comincia ad assomigliare a una seduta dall’analista: da un certo punto in avanti, ciò che ti impedisce di fare quel passo in più è tutto nella testa».

BM: Crede che potrebbe essere un buon pugile?
CB: «Alla mia età? No, ormai è tardi, non scommetterei un penny su di me (ride)».

BM: Il presente potrebbe portarle il tanto sospirato Oscar. Dopodiché, tornerà a lavorare con Nolan per The Dark Knight Rises. Cosa ci dice a riguardo?
CB: «Lei sa qualcosa? Perché io non ne so ancora nulla, se non che sarà il primo film dopo The Fighter. Certo, ho parlato con Chris (Nolan), ma sa cosa mi ha detto? “Saprai quel che devi sapere quando arriverà il momento”. L’unica cosa che so è che The Dark Knight Rises sarà il mio ultimo ruolo da Batman».

BM: Crede che la sua vita sia materiale da film?
CB: «Se a dirigere fosse un cattivo regista, probabilmente non riuscirebbe a cogliere le sfumature e gli aspetti che mi rendono umano e interessante; ne nascerebbe un film piatto. Un buon regista, invece, credo che sarebbe in grado di rendere interessante la vita di chiunque. Nessuno di noi è davvero noioso, siamo tutti complessi, e spesso più interessanti di come appariamo».

Christian Bale (37 anni) nei panni di Dicky Eklund si allena con il regista di The Fighter David O. Russell (53). Per interpretare l’ex pugile tossicodipendente, Bale ha perso un terzo del suo peso, come aveva già fatto per L’uomo senza sonno: «Giuro che non faccio apposta a scegliere ruoli di questo genere!»

Una scena di the Fighter, con Christian Bale in versione carcerato


L’articolo è pubblicato su Best Movie di febbraio.


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