Christina tutta curve

Degna erede della Hayworth e della Monroe per le sue forme generose, la Hendricks ha inseguito a lungo la fama, tra cinema e tv. Qui l’ha trovata nel 2007 grazie a Mad Men, dove è stata la office manager dell’agenzia pubblicitaria dI Don Draper. Ora che non è più sul set, si gode la vita casalinga e il tappeto rosso di Cannes

Attrice fin da bambina – «merito della passione trasmessami da mia madre» – ma famosa da quando ha dato volto alla office manager Joan Harris di Mad Men, Christina Hendricks negli ultimi anni è diventata un’icona di stile, rilanciando quella bellezza burrosa che sullo schermo latitava da parecchio tempo. Consapevole delle sue forme XXL, la pin-up per eccellenza degli anni duemila esibisce con naturalezza uno dei decolleté più generosi della storia, senza mai apparire volgare. In total black si è concessa ai fotografi sulla Croisette, dove ha presentato Lost River, il debutto alla regia di Ryan Gosling con il quale aveva anche diviso il set di Drive. Uno dei tanti piccoli ruoli collezionati in 15 anni di carriera, spesi tra cinema (l’abbiamo vista accanto ad Adrien Brody in Detachment – Il distacco) e serie tv (ER, Firefly), e coronati dal successo mondiale di Mad Men. Set che ha frequentato per sette anni e dal quale si è appena dovuta separare: dopo 4 Golden Globe e 15 Emmy la serie è ormai giunta alla sua settima e ultima stagione. «Mi mancheranno moltissimo questi personaggi! Abbiamo convissuto così a lungo che adesso mi sembra strano non sapere come proseguiranno le loro storie».

Come descriveresti il dramma vissuto da Joan negli ultimi episodi?
«Joan non riceve alcun riconoscimento per il suo lavoro, ma continua a lavorare per ottenerlo. È lei stessa a dire a Peggy (Elisabeth Moss): “Non lo capisci? Nessuno mi sta aiutando, ma lo devo fare”. È consapevole del posto che occupa, della politica che vige in ufficio e degli strumenti che ha a disposizione per sovvertire la realtà. Per questo non smette di lottare e a dare il meglio di sé per ottenere la ricompensa e il rispetto che merita».

È vero che in ambito aziendale le donne continuano ad avere meno potere e a essere pagate meno rispetto agli uomini?
«Dagli anni ’60 a oggi hanno già fatto molti progressi, ma c’è ancora parecchia strada da percorrere. Situazioni come quella in cui si trova Joan sono all’ordine del giorno. Tanto è vero che Mad Men è riuscita a sensibilizzare l’opinione pubblica a riguardo; persino il presidente Obama l’ha citata, parlando di disuguaglianza tra uomini e donne. Da questo punto di vista sono contenta di essere entrata nel mondo del lavoro negli anni duemila».

Il look rétro della serie sembra aver ispirato un ritorno alla moda anni ’60. Ti sorprende?
«In un certo senso sì, perché non credevamo che avrebbe potuto scatenare una tale influenza, sia nel campo della moda sia in quello del design, resuscitando certe linee tipiche di quell’epoca. Questo ha rappresentato una grande opportunità per la nostra costumista Janey Bryant, che ha disegnato diverse collezioni in collaborazione con Banana Republic. So di altri stilisti e designer che hanno subito il fascino dello show e ne hanno tratto ispirazione per i loro lavori». […]

Leggi l’intervista completa su Best Movie di luglio, in edicola dal 26 giugno

© RIPRODUZIONE RISERVATA