Una ragazza tra le stelle: intervista a Shailene Woodley

La Woodley è il nuovo volto da copertina per gli amori adolescenziali su grande schermo. E dopo The Spectacular Now e Divergent, è ora protagonista di Colpa delle stelle, la love story all’ombra del cancro che prima su carta e ora in sala sta spopolando in tutto il mondo

Una ragazza acqua e sapone. Perfino in Divergent, dove interpreta un’eroina anticonformista vestita in tutine aderenti, Shailene Woodley conserva il suo aspetto acerbo, la sua bellezza fragile. Dopo essere stata la figlia adolescente di George Clooney in Paradiso amaro, è diventata il volto perfetto per l’amore adolescenziale, puro ma complicato, con l’aiuto di due film che hanno conquistato i teenager americani: The Spectacular Now e Colpa delle stelle. Nel primo interpreta una ragazzina nerd invischiata in una storia con un coetaneo distratto (Miles Teller), reduce da una delusione amorosa. Nel secondo, in sala dal 4 settembre, i guai che deve affrontare con il cuore in subbuglio sono anche più grossi, visto che sia lei che il suo ragazzo sono alle prese con il cancro… Lui, peraltro, ha il volto di Ansel Elgort, con cui la Woodley aveva già recitato in Divergent. Shailene si presenta all’intervista con i capelli cortissimi, sacrificati proprio in nome di quel ruolo di malata di tumore.

È stato traumatico tagliarli?
«Avevo un po’ di paura prima di farlo ma poi è stato liberatorio. Ora adoro i miei capelli corti. Mi fanno sentire libera e leggera. Esattamente come mi sento in questo momento della mia vita».

So che hai già avuto esperienza con la malattia: da ragazzina hai sofferto di scoliosi.
«Ho portato il busto per due anni, era scomodo, appiccicoso, disgustoso. Dovevo indossare questo corsetto di plastica per 18 ore al giorno. All’inizio era difficile fare cose semplici, come respirare e mangiare, e ho dovuto smettere di correre, ma dovevo raddrizzare la colonna vertebrale e alla fine mi sono abituata».

Non deve essere stato facile, soprattutto a 15 anni.
«Sì, ho avuto dei momento di difficoltà, qualche stupida ironia da parte di pseudo-amici, ma ho continuato a fare le cose che amavo fare. Non sono mai stata una party-girl… Forse non m’invitavano perché avevo il busto? Non importa, non m’interessava». […]

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