David di Donatello 2017: tutto come previsto, eppur si muove

Premiati i favoriti, ma si conferma la voglia del cinema italiano di cambiare rotta e di andare incontro al pubblico distratto. Cerimonia un po' noiosa ravvivata da Accorsi, Virzì e Valeria Bruni Tedeschi

accorsi ai david di donatello

Rispetto al trionfalismo con cui l’anno scorso celebravamo in questo post la vittoria del cinema pop ai David di Donatello con la vittoria di Perfetti sconosciuti e Lo chiamavano Jeeg Robot, battendo film che tradizionalmente avrebbero vinto come Il racconto dei racconti di Garrone o La giovinezza di Sorrentino, l’edizione 2017 risulta forse meno rivoluzionaria, ma è una prova ulteriore che il vento è cambiato.

TUTTO COME PREVISTO…

Ha vinto il favorito La pazza gioia di Paolo Virzì (qui tutto l’elenco dei premi e in calce la gallery fotografica dei premiati), che si è portato anche a casa il premio per la miglior regia e per la miglior attrice protagonista Valeria Bruni Tedeschi. Un premio che il regista toscano ha dedicato a tutte le donne del film e che ha il pregio di avere una prospettiva femminile e femminista, senza bisogno di proclami e inni alla parità dei sessi.

Se questa tripletta “telefonata” non ha suscitato stupore, altrettanto non si può dire per gli altri premi, che così come sono stati spalmati, rappresentano comunque un segno positivo importante della direzione imboccata negli ultimi anni dall’industria cinematografica, i cui 1900 rappresentanti votano per assegnare le dorate statuette.

…EPPUR SI MUOVE

Anche se non ha intascato nessuno dei cosiddetti “premi pesanti”,  e quello alla regia a Edoardo De Angelis sarebbe stato più che giustificato – anche perché il pluripremiato Virzì non aveva certo bisogno di un’ulteriore conferma in termini di consacrazione -, va sottolineato che l’outsider di turno, il piccolo grande film sulle gemelle siamesi Indivisibili, ha fatto incetta di premi: miglior produzione, sceneggiatura, attrice non protagonista, musicista, canzone e costumista. E questo è un messaggio davvero incoraggiante per il nostro cinema meno commerciale.

Fin qui tutto sommato ci siamo mossi in un terreno noto per la cinematografia nostrana, ma che un film di genere sui motori quale Veloce come il vento si sia aggiudicato cinque premi tecnici (fotografia, montaggio, fonico di presa diretta, trucco, effetti speciali visivi), oltre al meritatissimo premio a Stefano Accorsi come miglior attore, è la prova che – a saperle valorizzare – le nostre eccellenze sono in grado di realizzare film che non hanno nulla da invidiare agli action a stelle e strisce.

Condivisibile il premio al regista esordiente Marco Danieli per La ragazza del mondo, anche se è un vero peccato che un film dal respiro internazionale (e forse è proprio questo ad averlo penalizzato) come MINE di Fabio Guaglione e Fabio Resinaro non abbia ricevuto nessun riconoscimento. Mentre avrebbe meritato sicuramente più premi del semplice David al miglior attore Valerio Mastandrea il film di Claudio Giovannesi Fiore. Spiace anche che nel complesso di un’annata che ha visto brillare giovanissimi talenti femminili come le gemelle Fontana (Indivisibili), Matilda De Angelis (Veloce come il vento) e Daphne Scoccia (Fiore) non si sia trovato un modo per dare loro risalto nella serata di ieri.

IN(DI)VISIBILI: LA DISTANZA TRA I PREMI E IL PUBBLICO

Non è una novità che i riconoscimenti ai festival e ai premi non coincidano spesso con i gusti del pubblico e gli incassi al botteghino, ma a volte la distanza tra i due mondi è davvero preoccupante. Se La pazza gioia ha incassato oltre 6 milioni di euro e Veloce come il vento ne ha totalizzati 2, è sconfortante realizzare che Indivisibili e Fiore hanno a malapena sfiorato i 300mila euro. Invisibili più che indivisibili, e dubitiamo molto che – a contarli – i download illegali totalizzerebbero numeri più alti.

LA CERIMONIA SU SKY: ATTORI (e AUTORI), DATE UNA MANO A CATTELAN

Le cerimonie dei premi, si sa, sono quasi sempre noiose, ma quelle italiane rispetto a quelle losangeline rischiano di essere soporifere. Ora, la trasmigrazione dei David dalla Rai a Sky e la conduzione di Alessandro Cattelan hanno già svecchiato di molto il blasonato premio, ma la strada da fare è ancora lunga e servirebbe un po’ di collaborazione da parte del mondo dello spettacolo italiano. Per carità, non è che l’host degli ultimi Oscar Jimmy Kimmel abbia regalato chissà quali fuochi d’artificio, e non è esagerato dire che senza l’errore della busta sarebbe stata una serata di gala senza smalto, ma senza dubbio le star americane collaborano all’atmosfera generale molto più di quanto non facciano quelle italiane.

Il povero Cattelan deve lottare contro uno degli ambienti più blasé e annoiato che ci sia in circolazione. A poco serve il filmetto d’apertura – molto carino – di Mastandrea, Argentero & Co., se il resto della serata scorre ingessato e senza guizzi. E certo non sono di grande aiuto i siparietti programmati come quello di Stefano Fresi & Co. sui problemi col sonoro. A risultare vincenti infatti sono stati il discorso di Virzì, il più sciolto e spiritoso sul palco, quello di Accorsi che ha scherzato sulla possibilità che la moglie partorisse in diretta e il fuori programma sopra le righe di Valeria Bruni Tedeschi, vera star della serata con uno speech debordante. Non ci aspettiamo certo di vedere a casa nostra un’edizione scoppiettante come quella degli Oscar di Ellen DeGeneres di qualche anno fa, né pretendiamo che gli attori italiani siano in grado di passare da un balletto con Pharrell Williams a uno speech anti-TRump come l’immensa Meryl Streep, ma darsi un po’ più da fare di certo si può. Almeno prepararsi il discorso di ringraziamento…

VOTO GENERALE: 6 DI INCORAGGIAMENTO

© RIPRODUZIONE RISERVATA