Festa del Cinema di Roma 2021, Frank Miller: «Credere nell’eroismo è credere nella speranza»

Il maestro del fumetto è stato protagonista di un Incontro Ravvicinato in cui ha parlato della sua vita e carriera

Frank Miller

Tra i maestri indiscussi del fumetto mondiale, con le sue storie Frank Miller ne ha ribaltato i canoni, ponendo le basi del moderno concetto di graphic novel e reinventando molti dei supereroi più noti, ai quali ha donato profondità e lati oscuri. Alla Festa del Cinema di Roma 2021 Miller ha tenuto un Incontro Ravvicinato col pubblico, in compagnia della regista del documentario a lui dedicato in Selezione Ufficiale, Frank Miller – American Genius, Silenn Thomas, ripercorrendo la sua vita e carriera.

I trecento spartani e la visione dell’eroismo

Un film che mi ha ispirato moltissimo è un vecchio film del 1962, I trecento spartani. Lo vidi in una piccolissima sala cinematografica nella città in cui sono nato, a Olney, nel Maryland. Alla fine morivano tutti i protagonisti e con la morte degli eroi modificai, proprio a quel tempo, la mia visione degli eroi. Fino ad allora pensavo che gli eroi dovessero sempre sopravvivere, ma lì ho cambiato idea e mi sono promesso di fare un fumetto su questo, che è stato poi 300. Nelle mie storie molti eroi muoiono, ma credere nell’eroismo significa credere nella speranza. 

Il primo incontro con Stan Lee

Ho incontrato Stan Lee quando ho iniziato a lavorare a Daredevil per la Marvel. C’era sempre una riunione di un’ora con Stan per farsi fare la predica. Era un uomo incredibile per i suoi livelli di energia, nessuno come lui. Iniziò a parlarmi di Daredevil e del perché era un personaggio magnifico. Mi spiegò quali erano i punti salienti da ricordare: innanzitutto era cieco, e di solito i supereroi sono noti per le abilità e non per la mancanza di abilità, ma per Stan non era così. Mi disse che quel personaggio era un po’ come quando da bambini andavamo al buio per casa, solo per dimostrare che eravamo capaci. 

Foto: Elisabetta Villa/Getty Images for RFF

Il legame speciale con Will Eisner

Da Will Eisner ho imparato molto, ho rubato da lui studiando i suoi trucchetti e con lui ho imparato il senso di una storia. Anche solo poterlo incontrare sarebbe stato fantastico per me, ma poi ebbi la fortuna di conoscere un uomo di una grande personalità e intelletto. Se vogliamo riassumerlo possiamo dire che vedeva i fumetti come una forma d’espressione nobile, che non riguarda solo i ragazzi. Era un’aspirazione, per lui. Quando lo conobbi era sul punto di andare in pensione e diceva: “Io disegno fumetti per gente come me”. Aveva modificato il suo tocco affrontando il passare del tempo, e la Seconda guerra mondiale nella quale aveva anche combattuto. Mi insegnò tantissimo, ma soprattutto il senso dell’etica: non come forma di lealtà a un’azienda, ottenendo il lavoro a scapito di altri, ma come esigenza di difendere la propria onestà intellettuale. Professionalmente è per me la fonte più preziosa. 

Il rapporto con la propria ispirazione

A volte osservo qualcosa per strada e scatta la molla, altre volte inizio a creare una storia senza neanche rendermi conto dell’ispirazione. Le storie si presentano. Io adesso guardo davanti a me qualche centinaio di storie, quindi per me raccontare storie è la mia funzione. Non è qualcosa che costruisco coscientemente mattone dopo mattone, è il motivo della mia esistenza. 

Foto: by Elisabetta Villa/Getty Images for RFF

Lo studio dietro le tavole

La cosa che mi piace di più del mio lavoro è la parte della ricerca, io non ho una conoscenza così approfondita della Storia da potermi muovere senza studiare. Da studente ero un disastro, stavo quasi per abbandonare gli studi liceali, ma se una cosa mi interessa studio tantissimo e sono diventato esperto di alcune battaglie. Mi piacerebbe anche esplorare la Storia di Roma, certo! Roma di Storia ne ha tantissima. 

Sin City e il cinema

Il rapporto tra Sin City e il cinema è molto divertente. Ho iniziato la mia carriera cinematografica scrivendo la sceneggiatura di Robocop 2, che fu un flop assordante e un disastro. Robert Rodriguez anni dopo mi chiamò dicendo che voleva fare un film tratto da Sin City e io gli risposi: “Sembri molto simpatico, ma non mi va di farlo”. Chiamò un mese dopo dicendomi di venire in Texas per fare una piccola scena di prova magari con qualche amico, e non puoi rifiutare un invito del genere. Dopo averla vista ho stretto la mano a Rodriguez e gli dissi: “Ci sto”. Lui aveva un grande credito presso gli studios, sfornava successi su successi. 

Foto: Elisabetta Villa/Getty Images for RFF

Milo Manara e Hugo Pratt

Amo molto Milo Manara e le linee nette e in bianco e nero di Hugo Pratt, dopo averlo conosciuto comparve quel tratto anche nelle mie storie. Quando lo incontrai a Lucca fu divertentissimo, eravamo in un albergo a colazione e qualcuno me lo presentò. Mi disse: “Io la conosco! Per sei mesi ho tenuto un fumetto nella mia borsa”. Era felice di vedere un americano che imitava degli europei, visto che l’ho fatto anche con Moebius. Passammo insieme tutto il giorno, che persona, e che grande artista. 

Fellini

Fellini è un artista che vorrei esplorare di più, non ho visto tutto il suo lavoro ma tutto quello che ho visto mi ha gettato in uno stato estatico. Aveva dato pieno spazio a tutta la sua immaginazione nei suoi film. 

Foto: Stefania M. D’Alessandro/Getty Images for RFF

Le serie tv

Non ho guardato serie tv durante il lockdown, più che altro vecchi film. Ho trascorso questo tempo di pandemia studiando, anche cose che avevo studiato in passato, e nuove cose. So che nelle nuove storie per la tv ci sono molti ottimi prodotti ma non mi va di rovistare nell’immondizia per trovare qualcosa di buono. 

I blockbuster preferiti

Mi piace Spider-Man, amo la saga di Star Wars dagli inizi, è epica, mitologica, ci sono pezzi di Jack Kirby, di samurai, tutte le cose che amo. I personaggi sono ricchi e io sono anche un fan di Star Trek della prima ora, da quando era in bianco e nero. Almeno il mio televisore era in bianco e nero, dettaglio che la dice lunga sulla mia età. Vado comunque sempre volentieri a vedere i film delle grandi saghe. 

Foto: Stefania M. D’Alessandro/Getty Images for RFF

L’interprete ideale di un biopic sulla vita di Frank Miller

Si tratta della seconda volta che qualcuno mi fa questa domanda e la risposta è sempre la stessa: Meryl Streep. Potrebbe fare anche Godzilla, è così brillante! 

Frank Miller – American Genius 

Nel film c’è un poster che si vede spesso affisso in casa ed è di Johnny Cash. Era una grande cantante, ma anche un grande narratore. Nelle sue storie a volte c’è rabbia, a volte tristezza, a volte sono storie esilaranti. Chi non ha mai riso sentendo per la prima volta A Boy Named Sue? Anche Bob Dylan è un cantante che è un cantautore e un narratore, raccontano entrambi delle storie. Io però non ho un poster bello di Dylan, quindi lascio solo Johnny Cash!

Foto: Franco Origlia/Getty Images

Ricordi d’infanzia

Ricordo che ero un bambino impaurito, non mi ricordo il motivo della paura ma ero sempre un po’ teso. Disegnare quei fumetti mi dava però grande gioia e, se ripenso a quel bambino, gli voglio molto bene. Da bambino mia mamma mi cucì una camicia di Superman in bianco e nero, perché in tv lo vedevamo così, la portavo ovunque, anche sotto la camicia, e l’ho indossata finché non si è logorata ed è diventata inservibile. Ero già appassionato fin da piccolo. 

La visione del presente

Sono tempi bui e strani, e generazioni future esamineranno quest’epoca. Un po’ come il periodo, che ho vissuto da piccoli, quando tutti temevano che potesse scoppiare la bomba atomica. Sì, più che una Guerra Fredda è una bomba biologica che è infatti scoppiata e c’è anche il cambiamento climatico che incombe, è una situazione apocalittica. Che altro può accadere, l’invasione delle rane? 

Il futuro

La mia prossima storia? Potrebbe anche essere una commedia!

Foto: Franco Origlia/Getty Images

Foto di copertina: Getty (Stefania M. D’Alessandro/Getty Images for RFF)

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