Gareth Edwards rivela la verità dietro le riprese aggiuntive di Rogue One

Il primo spin-off di Star Wars arriverà nelle nostre sale il prossimo 15 dicembre

Da quando sono state annunciate le riprese aggiuntive di Rogue One: A Star Wars Story è sempre aleggiato un alone di mistero intorno alle motivazioni che hanno spinto la Lucasfilm/Disney a tornare sul set.

Ora a fare chiarezza sulle ragioni del reshoot è il regista dello spin-off, Gareth Edwards.

Durante il press tour per la promozione del film ne ha parlato con LA Times, afformando quanto segue: «Delle volte è molto difficile leggere delle cose online, ma rispondere sarebbe inutile. È futile lasciarsi coinvolgere. Eccocos’è successo: un terzo del film, o più, era girato in stile documentaristico e per realizzarlo così abbiamo girato ore e ore, giorni e giorni, e avevamo montagne di materiale. Normalmente quando metti insieme un film è tutto in sequenza, A-D-B-C-E e via così. Ma noi avevamo diverse possibilità, potevamo costruire il film in diversi modi, e ci abbiamo messo più tempo del previsto a trovare la versione giusta durante il montaggio.

Avevamo sempre pianificato una sessione di riprese aggiuntive, ma abbiamo avuto bisogno di tantissimo tempoper capire cosa avevamo girato e ottenere il meglio da quello che avevamo. E così l’intero programma di lavorazione è stato posticipato. Poi la Disney ha visto il film, gli è piacito e hanno detto “Qualsiasi cosa vi serva, avete il nostro supporto”. Eravamo passati da 600 inquadrature con effetti visivi a 1.700, improvvisamente potevamo fare qualsiasi cosa volessimo. Per progettare 1.000 inquadrature di questo tipo ci vuole un anno, quindi ce l’abbiamo messa tutta e abbiamo terminato solo una settimana fa!». Giusto in tempo perché George Lucas vedesse e apprezzasse i film.

Vi ricordiamo che il film, diretto da Gareth Edwards, arriverà nelle nostre sale il prossimo 15 dicembre 2016. Nel cast dello spin-off anche Riz Ahmed, Ben Mendelsohn, Jiang Wen, Donnie Yen, Forest Whitaker, Mads Mikkelsen, Alan Tudyk Genevieve O’Reilly.

Fonte: LA Times

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