Il ritorno di Kim Dotcom: «Dopo Megaupload farò il bravo. Ma la pirateria è giusta»

Il fondatore di Megaupload torna in pista a un anno dalla chiusura del suo sito, e questa volta promette, con il suo nuovo servizio di file sharing, di opporsi al download illegale. Anche se...

Kim Dotcom, un anno dopo. Era il 20 gennaio 2012 quando il fondatore di Megaupload, vero nome Kim Schmitz, si ritrovò da un momento all’altro con il sito chiuso dall’FBI e una taglia sopra la testa stile vecchio West. Rischiava fino a 20 anni di galera per aver fornito un servizio di download gratuito e illimitato, considerato dalle autorità americane come un invito esplicito alla pirateria; e d’altra parte lo stesso Kim, hacker, miliardario e personaggio decisamente controverso, non ha mai nascosto la sua avversione per le major e la loro politica distributiva e il suo sostegno incondizionato al download illegale di film, musica e quant’altro. Rischiava, ma si è beccato solo gli arresti domiciliari nella sua villa in Nuova Zelanda, in attesa (o forse no) dell’estradizione negli Stati Uniti: una situazione complicata, che molti vivrebbero standosene zitti e buoni in attesa che si plachino le acque.

Non Dotcom: a un anno esatto dalla chiusura del suo sito, infatti, l’imprenditore ha deciso di lanciare un nuovo progetto, Mega; a prima vista una copia di Megaupload, in realtà un tentativo (onesto? Furbo? Decidete voi) di fornire un servizio legale e inattaccabile, senza inficiare la bontà e l’utilità del servizio. Tra poco vi spiegheremo cos’è Mega, ma prima vale la pena fare una piccola cronistoria di questi ultimi tre giorni, passando ovviamente per la fonte privilegiata di informazioni in questo 2013: l’account Twitter di Dotcom. Che ha cominciato ad animarsi già da settimana scorsa, con riferimenti più o meno velati a Mega: si intuiva che si sarebbe trattato di un servizio di file sharing, ma poco altro. Che fosse importante drizzare le orecchie l’abbiamo capito quando abbiamo visto questo tweet, datato 17 gennaio:

«Ancora due giorni al lancio di Mega. Ancora due giorni prima della sconfitta del governo degli Stati Uniti e della vittoria dell’innovazione»: questo recitava il tweet, a cui ne sono seguiti decine di altri, celebrativi o pubblicitari, con punte quasi surreali come questo:

E siccome Dotcom ha il senso dello spettacolo, il lancio ufficiale del suo servizio è avvenuto in coincidenza con un anniversario molto importante:

È dunque giunto il momento di capirci qualcosa di più: cos’è Mega?

Mega, raggiungibile all’indirizzo mega.co.nz, è un servizio di deposito e condivisione di file non dissimile dall’usatissimo Dropbox. Per farla semplice: il sito mette a disposizione degli utenti una grande quantità di spazio sui propri server, gli utenti la sfruttano per depositarvi file di vario genere – e condividerli, in caso di necessità. Utilissimo per esempio quando si tratta di coordinare il telelavoro, o per avere sempre a disposizione i propri documenti indipendentemente dal computer dove si sta lavorando, Dropbox, come d’altra parte siti simili tipo Boxnet, non è responsabile dei contenuti scambiati dagli utenti: è così che questi siti “aggirano” eventuali problemi legali dovuti alla pirateria. Mega, secondo Dotcom, promette di fare un passo in più: la sua vera innovazione sta nel sistema con cui vengono cifrati i dati depositati sul server, protetti da una password unica, generata sul momento e nota solo al proprietario del file – neanche lo staff di Mega può accedervi, e controllare quindi che cosa viene ospitato sul server.

Non solo: Dotcom ha dichiarato che «so benissimo che c’è il rischio di ospitare contenuti scomodi come pedopornografia o film pirata, ma su richiesta rimuoveremo qualsiasi file illegale, nella piena collaborazione con le autorità». E poi: «Penso che la pirateria sia sbagliata (sic!, ndr), in casi come quello della musica: perché rubare una canzone quando puoi pagarla 99 centesimi?». Non lo riconoscete più? Tranquilli, non stiamo parlando di un uomo radicalmente cambiato: «Il modello delle major hollywoodiane sì che spinge alla pirateria: non forniscono subito il loro servizio agli utenti, è ovvio che questi se lo vanno a prendere altrove. Se un film viene piratato la colpa è degli Studios, non di chi lo scarica. Se solo le major lo capissero e mettessero a disposizione i loro film a prezzi equi per tutti, diventerebbero società più quotate di Google».

Tanto per non farsi mancare nulla, Dotcom ha lanciato una provocazione all’MPAA, la Motion Pictures Association of America:

Il link rimanda a questa foto, ovvero la home di Mega. Sfida oppure offerta di dialogo? L’MPAA sembra avere le idee chiare a riguardo: «Stiamo ancora analizzando il servizio e diremo la nostra quando ne sapremo di più, ma Kim Dotcom ha costruito la propria fortuna sul furto del lavoro altrui: dati questi precedenti, potete ritenerci scettici». La cosa non sembra turbare né Dotcom né i suoi fan, comunque:

Insomma, la gente sta facendo la fila per iscriversi a questo nuovo servizio, Dotcom si frega le mani mentre l’MPAA e i federali si rodono il fegato e attendono di trovare lo spiraglio per far chiudere Mega. Voi, invece, cosa ne pensate? Siete d’accordo con le posizioni di Dotcom e con il suo nuovo approccio “legale”? O siete della stessa opinione dell’MPAA? Vi iscriverete a Mega o lo ignorerete? Via alla discussione!

Foto: Getty Images

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