Jeremy Renner: “Non sono Jason Bourne!”

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Il film uscirà solo il 14 settembre ma il tour promozionale di The Bourne Legacy, nuovo episodio della saga inventata da Robert Ludlum, è già iniziato e ha portato a Roma il regista Tony Gilroy, e i due interpreti maschili Jeremy Renner e Edward Norton. Completato venerdì scorso, il film racconta la chiusura del programma di super agenti speciali CIA ad opera dello stesso ente governativo americano che lo aveva creato. Ma l’agente Aaron Cross si rivela un osso troppo duro per farsi terminare come se niente fosse. A vestire i panni di Cross in questo che non è proprio un sequel ma una sorta di capitolo incipit di una nuova partenza per il franchise, perchè esplora altri personaggi della stessa spy-story, è Renner, nominato all’Oscar prima per The Hurt Locker, e poi per The Town e consacrato all’action da Mission Impossible – Protocollo fantasma prima e dal ruolo di Occhio di falco in The Avengers poi. Certo per i fan di Jason Bourne sarà strano, se non difficile, guardare un film targato Bourne senza Matt Damon in azione, ma dalle poche scene mostrate alla stampa Renner non farà rimpiangere i soldi del biglietto. Dalla sua l’attore californiano non ha solo volto e fisico giusto per interpretare un agente segreto infallibile, ma anche una certa abilità a recitare le scene più adrenaliniche che ovviamente fioccano in questo The Bourne Legacy. Tra quelle che possiamo raccontare: (spoiler) la fuga da una baita in alta montagna con tanto di attacco da un branco di lupi; l’eliminazione di ben 4 agenti mandati ad uccidere la biologa che ha contribuito a trasformarlo in un super soldato, interpretata da Rachel Weisz; il maxi inseguimento in moto per le strade di Manila con Renner alla guida e la Weisz seduta, non proprio comodamente, dietro di lui. Partendo da queste sequenze, recitate con piglio da stuntman professionista, Best Movie ha chiacchierato con Renner.

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La scena della corsa folle in moto tra il traffico di Manila è davvero impressionante e ben realizzata. L’hai girata tutta tu o c’è stato bisogno di ricorre ad una controfigura?
Ho fatto il 90% delle scene di questo film senza aiuto di stuntman, però in questa sequenza in particolare mi sono fatto aiutare perché dietro di me c’era Rachel (Weitz n.d.r.) e non mi sognerei mai di mettere in pericolo l’incolumità di un altro attore. Io posso anche cadere dalla moto, ma non mi perdonerei di far cadere qualcun altro. Per prepararmi al ruolo ho fatto comunque moltissimo esercizio, lavorando sui muscoli, facendo stretching, soprattutto per evitare di farmi male in seguito. Dal punto di vista fisico è stato il ruolo più complesso che abbia mai affrontato perché inseguimenti e combattimenti sono il pane quotidiano di Aaron. Se non fossi riuscito a girare bene quelle scene avrei compromesso la credibilità del film e dell’intera serie.

The Bourne Legacy è l’ennesimo ruolo action che accetti. Ti vuoi specializzare o sogni di fare cose anche diverse, ad esempio una commedia romantica?
È difficile dire cosa farò dopo. I film d’azione mi piacciono e mi divertono tantissimo, ma quello che cerco sempre è la profondità dei personaggi, quindi direi che sarà improbabile vedermi in una commedia romantica. Sono più interessato al dramma, alle storie complesse come le trame shakespeariane. Ma non ne girano molte a Hollywood oggi.

In The Bourne Legacy ha raccolto l’eredità di Damon, in Mission Impossible si è scontrato con Tom Cruise. Quanto è difficile sostenere il peso di franchise tanto amati come questi?
Sono cresciuto con Mission Impossible quindi recitarlo è stato incredibile, ma no so se avrei mai potuto prendere il posto di Tom Cruise. Non posso rispondere per situazioni che non si presenteranno mai. Voglio dire se Bourne fosse stata una saga al femminile oggi non sarei qui! Ma non ho sentito il peso del confronto con Matt (Damon n.d.r.): io non interpreto Bourne, sono un altro personaggio che nella finzione non si è nemmeno mai incontrato con lui. Sì, lavorano per la CIA entrambi ma in programmi diversi, io nel Outcome lui in Treadstone, e con missioni diverse. (Continua sotto…)

Cosa ti è piaciuto di più o hai perseguito nella creazione di Aaron?
La ricerca della sua umanità. Era fondamentale, specie in una saga come questa dove l’autenticità è una delle priorità nei confronti del pubblico. Cerco sempre di rapportarmi all’umanità dei miei personaggi, ma non sempre è facile farlo. Ad esempio per The Avengers è stato arduo perché è un fantasy, quindi è tutto irreale, non ho punti di riferimento. Se poi interpreto un personaggio feroce è difficile non giudicarlo, in quel caso devo far leva sull’ambiguità. Ho studiato psicologia al college e so che in ognuno di noi c’è una certa dose di ambiguità: non la si può simulare ed è ciò che dà forza maggiore ai personaggi. I ruoli migliori sono sempre quelli che vivono un conflitto interiore. Nessuno vuole vedere un buono buonissimo né un cattivo che sia tale e basta. Il segreto è nelle diverse sfaccettature.

A proposito di The Avengers: si girerà mai uno spin-off su Occhio di Falco?
Non so. Il successo del film non è stato una grande sorpresa, ma esistono tante possibilità di lavorare su uno come Occhio di Falco, e dipendono tutte dal tipo di audience a cui è legato. Probabilmente dipenderà da quanto è nutrito o diventerà nutrito questo pubblico, e da quanto sarà ansioso di seguire Occhio di Falco.

Nel frattempo la tua casa di produzione, The Combine, sta lavorando a un film biografico su Steve McQueen. A che punto è?
Ho visto tutti i lavori di McQueen e mi sembra appassionante come individuo, ma stiamo cercando di trovare una fetta della sua vita personale poco conosciuta e da raccontare. Tutti lo conosciamo come attore famoso, ma ci interessano gli aspetti meno noti, come il paradosso che incarnava ovvero la quinta essenza del machismo sullo schermo e un totale insicuro nella vita reale.

Un altro attore che ha interpretato degli eroi, come te. Perché pensi che ci sia ancora bisogno di vedere gli eroi, oggi giorno, sul grande schermo.
Non penso di interpretare eroi, ma solo dei personaggi onesti. A rendere un uomo un eroe sono spesso le circostanze e Aaron semmai è un antieroe, una vittima del sistema. In The Bourne Legacy c’è tanta intelligenza oltre all’azione. Il cinema è una grande fuga dalla realtà della vita, penso sia questa la ragione per cui gli eroi piacciono tanto.

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