Joss Whedon, il regista di Avengers: Age of Ultron a Milano: «I supereroi servono a riflettere sul mondo di oggi»

Il grande sceneggiatore, showrunner e regista risponde alle domande sulla sua passione per l'Italia, sull'importanza dell'attore giusto e sul futuro della Marvel

Nella capitale lombarda oggi si è fermato Joss Whedon, il “papà” di cult seriali come Buffy l’ammazzavampiri e Firefly, nonché regista e sceneggiatore cinematografico delle marveliane The Avengers e Avengers: Age of Ultron. Il sequel ha appena debuttato nei cinema italiani (oltre 1 milione di euro d’incasso nelle prime 24 ore) e il nostro Paese figura tra le location: alcune sequenze sono state girate al Forte di Bard, in Valle D’Aosta. Whedon è tornato in Italia per presentare il sequel nei luoghi delle riprese, fermandosi prima a Milano per parlare con la stampa. Ecco la versione integrale dell’incontro e tutto quello che ha raccontato.

Perché è stato scelto il Forte di Bard come location?
«Perché è un luogo meraviglioso; avevamo visto altri posti ma era questo il luogo più adatto per le riprese che ci interessavano. Appena l’abbiamo visto ci siamo resi conto che era magnifico, inoltre siamo stati accolti molto bene: ci hanno fatto bere un sacco di vino!»

Ci parli della sua passione per l’Italia.
«Quando ero adolescente ho trascorso un po’ di tempo qui, perché mia madre l’adorava. Stava imparando l’italiano e ha portato me e mio fratello con sé in visita. Abbiamo vissuto vicino Cortona per alcune settimane e tutti i giorni giravamo, visitando Siena, Orvieto, Firenze…»

Lei ama molto il cinema di Sergio Leone.
«Ho una vera passione per questo regista italiano e soprattutto per C’era una volta il West, che è uno dei film più importanti della mia vita. Il primo giorno di riprese in Italia stavamo girando una scena con Occhio di Falco in alcune stradine caratteristiche e volevo quasi cedere alla tentazione di farla un po’ western!»

Ha menzionato lo script di Edgar Wright per Ant-Man come la miglior sceneggiatura Marvel mai scritta: cos’è lo spirito Marvel?
«Lo spirito che si ritrova nei fumetti che leggevo da bambino: erano divertenti, erano sovversivi, erano politici, c’era la fantascienza e c’erano tutti gli altri generi. Era l’ideale per soddisfare la mia personale sindrome da deficit di attenzione! L’umorismo è uno dei fattori più importanti nella distinzione tra i fumetti Marvel e DC: è un tipo di humour al servizio di un divertimento grandioso ed epico».

Ha usato i droni in Avengers: Age of Ultron? E se non l’ha fatto, pensa che questi siano utili nel cinema spettacolare?
«Non li abbiamo usati qui in Italia ma sono meravigliosi. Ottieni un tipo di footage che non puoi procurarti in nessun altro modo. In generale, quando non vengono utilizzati per tirare bombe in testa alla gente, me ne posso considerare un fan».

Perché i film dei supereroi hanno così tanto successo?
«Credo che sia utile quando la vita è così caotica avere un modo per metabolizzarla e dominarla. I supereroi generalmente sono figli del loro tempo, riducono a mero Bene e Male l’insieme di cause che lo rendono problematico per le persone e fanno sembrare che si possa sistemare tutto proprio grazie al loro intervento. Ora stiamo superando questa fase, i recenti film di supereroi come Avengers: Age of Ultron suggeriscono che in questo mondo si tenda a cercare una soluzione troppo facile a cose troppo grandi».

Perché introdurre nuovi personaggi nel sequel, quando c’erano già parecchi protagonisti?
«Di solito non sono favorevole a farlo, specialmente quando abbondano. Ne avevamo già sei molto affascinanti, ma in questo caso era necessario espandere l’universo perché mi interessava mostrare differenti punti di vista: volevo mostrare le persone che li apprezzano e le persone a cui non piacciono, e volevo introdurre individui con poteri differenti. Volevo trasmettere l’idea che il mondo adesso è diventato ancora più strano rispetto a The Avengers dove i più strani erano proprio i Vendicatori. Siamo andati oltre, ci sono persone con poteri più singolari. Desideravo anche darmi l’opportunità di avere qualcosa di più interessante visivamente da filmare».

Ultron e Visione sono alter ego di Tony Stark?
«Certamente. Per quanto riguarda Ultron, non volevo fare un clone di Tony e non volevo mettere in scena una semplice relazione padre-figlio o Frankenstein-mostro. Ultron doveva comunque condividere con Tony alcuni tratti della personalità o si sarebbe perso il senso della cosa. Visione rappresenta un successo per Tony, la speranza di ogni genitore che il proprio figlio faccia meglio di lui e lo superi».

Ha dichiarato che non sarà responsabile dei prossimi film dei Vendicatori: quali sono i suoi progetti futuri?
«Non so ancora in che misura sarò coinvolto con Marvel, ma spero di continuare a interagire con loro perché mi piacciono molto i film! Non so che cosa succederà dopo. Mi sento come Ultron che vorrebbe essere Visione e rifare tutto daccapo. Tutte le strutture narrative e gli schemi che uso sono ormai fissi e vorrei evitare di ripetermi, cimentarmi in qualcosa di più possibile diverso».

Secondo lei i film della Marvel stanno snaturando i fumetti?
«Al momento non stanno vendendo moltissimo, li leggono solo i tipi anzianotti come me. Non credo che i film si intromettano, non sono obbligati ad attingere l’uno dall’altro, percorrono sentieri differenti. Il punto è che i film contribuiscono ad alzare un po’ la visibilità dei comics ma non aiutano veramente a portare la gente al negozio di fumetti e questo mi rammarica molto».

Secondo lei è più forte Hulk o Thor?
«Hulk è più forte, ma Thor potrebbe vincere».

Ha un rapporto conflittuale con i social.
«Sono ancora su Twitter, non mi hanno ancora bannato. Diciamo che i pro sono che ho potuto incontrarci belle persone e artisti che ammiro, ho avuto l’opportunità di leggerci begli articoli e di imbattermi in cause, ma c’è troppo odio, vero e proprio odio da parte di persone che te lo buttano addosso. Vi si trovano reazioni semplicistiche a qualsiasi argomento e credo che tutto questo stia incominciando a impoverire la nostra cultura. Sicuramente sta danneggiano me e il mio patetico e fragile ego».

L’hanno sbranata per il suo tweet sul sessismo anni 70 di Jurassic World
«Già, certe cose bisogna solo pensarle, non scriverle».

Oltre al cast principale, in The Avengers e nei suoi spin-off, ci sono attori ricorrenti nella sua filmografia come Enver Gjokaj, Ron Glass e Alexis Denisof. Quanto importante è per lei l’attore giusto – un attore con cui si trova bene?
«Per un lungo periodo ho cercato di tenermi lontano da questa abitudine di utilizzare sempre gli stessi attori, perché non volevo che sembrasse una festa di casa mia, ma poi ho imparato che se conosci qualcuno che farebbe bene quel lavoro allora è giusto andare da quella persona, perché ci sono troppi altri problemi di cui occuparsi quando si gira un film per perdere tempo con un interprete inadatto. Clark Gregg è perfetto come Coulson nei fim e in Agents of Shield, per esempio, e comunque… sì ci ho infilato tutti i miei attori. Siamo senza vergogna!»

Cosa ne pensa di Vedova Nera? Come si rapporta con personaggi che non ha creato lei stesso?
«Vedova Nera è forse il mio vendicatore preferito, ha abilità molto diverse dagli altri e ha un passato oscuro. Quello che abbiamo mostrato nei flashback di Avengers: Age ol Ultron è nei fumetti, è materiale di cui si è discusso con Scarlett Johansson che la interpreta e che abbiamo trovato affascinante seppur doloroso da esplorare, specialmente in un film che parla di famiglia. Alcuni non hanno apprezzato le implicazioni romantiche in cui è coinvolta nell’ultimo film, ma Vedova Nera è presente in molte pellicole Marvel e penso si meritasse un approfondimento. È una sfida trattare un personaggio già consolidato, bisogna trovare un equilibrio nel mantenersi fedeli al personaggio ma anche aggiungere un tocco personale e arricchirlo».

Oggi abbiamo film tratti da comics che trent’anni fa il cinema non poteva realizzare per mancanza di tecnologie avanzate per gli effetti speciali: come vede l’evoluzione del fumetto nei prossimi anni?
«Non lo so! Quello che abbiamo attinto dai fumetti in Avengers: Age of Ultron era l’idea che un Vendicatore creasse qualcuno desideroso di uccidere i Vendicatori stessi. Ci siamo ispirati anche alla storia del mostro di Frankenstein, per il resto la storia non viene dai fumetti, solo i personaggi lo sono. I fumetti hanno bisogno di reinventarsi: non è una cosa semplice. Non sono bravo a predire il futuro ma so che possono esserci solo un certo numero di volte in cui si può fare il reboot di Spider-Man prima che la gente perda interesse nelle potenzialità dei sensi del ragno».

© RIPRODUZIONE RISERVATA