La rinascita degli Heroes: intervista a Zachary Levi

La serie di culto di NBC, in onda dal 2006 al 2010, torna dopo 5 anni con un sequel autoconclusivo di 13 episodi, Heroes Reborn. Nuovi "soggetti avanzati" sono in arrivo, lo scontro sta per ricominciare. Il nostro incontro con il nuovo protagonista Zachary "Chuck" Levy

Oggi che gran parte della serialità televisiva più seguita vede protagonisti superuomini, superdonne e supercattivi – da Arrow a Daredevil, passando per Flash, Gotham e l’imminente Jessica Jones – è facile dimenticare che fino a qualche anno fa questo genere di serie era l’eccezione e non la regola, soprattutto a causa della quantità e del costo degli effetti digitali che richiedevano. Erano insomma gli anni di Smallville e Heroes, del giovane Superman e dei “soggetti avanzati” creati dallo showrunner Tim Kring. Il serial di NBC, in particolare, ebbe grandi meriti nel convogliare in un prodotto originale, che non aveva cioè dei comic alle spalle, il linguaggio e la scansione narrativa tipici dei fumetti americani, con tanto di “Volumi”, ovvero cicli di storie non necessariamente corrispondenti alle stagioni televisive, con un loro sviluppo e tutte comprese all’interno dello stesso universo. Non solo: Heroes venne sviluppato come un progetto crossmediale, un fatto che all’epoca sembrava pura avanguardia, e che comprendendo anche fumetto e contenuti accessori pensati per il web – tra cui una parallela serialità online – allargava l’universo dei protagonisti ben oltre l’appuntamento settimanale con il palinsesto. Oggi Heroes ritorna con una miniserie, Heroes Reborn, a metà strada fra sequel e reboot, nel senso che i fatti narrati seguono quelli della quarta e ultima stagione del capostipite, ma la struttura si annuncia non troppo dissimile dalla Season 1, con una serie di personaggi che scoprono di essere dotati di superpoteri e devono decidere come utilizzarli. Protagonista sarà Zachary Levi, trentacinquenne americano della Louisiana, noto fin qui soprattutto per la spy-comedy Chuck, oltre che per il ruolo di Fandral nel secondo Thor. «Ero un fan della serie originale, la guardavo mentre ero occupato con Chuck e non avevo una vita, perché praticamente giravo tutti i giorni, tutto il giorno. Quando ho parlato con Tim Kring del mio ruolo in Heroes Reborn, ho chiesto solo questo, di non “essere Chuck” un’altra volta. Volevo un personaggio che fosse l’opposto, non un tipo impacciato e dal cuore d’oro, ma qualcuno di davvero incasinato, possibilmente spregevole e magari con le mani insanguinate. E così è il mio Luke Collins».

Best Movie: Come mai Luke è diventato un killer?
Zachary Levi
: «Luke è sposato con Joanne e il loro figlio viene ucciso in quello che si dice essere un attentato terroristico portato avanti da soggetti con poteri speciali. Per questo Luke e altri “vigilanti” vogliono liberare il mondo da queste persone, sono convinti che sia la cosa giusta da fare. Nel primo episodio questa spirale di vendetta e omicidio è già iniziata da un anno e Luke è un uomo oscuro, tormentato e profondamente triste».

BM: Quanto sarà comprensibile lo show a chi non ha seguito Heroes?
ZL
: «Il set-up che è stato creato fa sì che la serie funzioni comunque, perché è piena di personaggi del tutto nuovi. Inizia cinque anni dopo i fatti narrati alla fine di Heroes, quindi le storyline sono nuove per tutti, anche per i fan del vecchio show. Detto questo, per chi conosce l’originale l’esperienza è molto più ricca, perché riconoscerà alcuni dei vecchi protagonisti, come quello di Jack Coleman e Noah Bennet, e magari scoverà tutta una serie di easter eggs».

BM: Qual è l’idea che sta alla base di questo sequel? Oppure è più giusto definirlo un reboot?
ZL
: «L’idea di Tim è stata di tornare alle radici del serial, al modo in cui era iniziato, per recuperare quel tipo di mitologia e l’oscurità a essa associata. Era un programma veramente dark, con un sacco di personaggi obbligati ad affrontare grandi dolori. Dopodiché i superpoteri rendevano tutto più divertente e appassionante».

BM: Ci sono parecchi punti di contatto fra Heroes e X-Men, in entrambi i casi si parla di mutanti temuti e per questo perseguitati. BM: Cosa dovrebbe dirci questo sulla nostra società?
ZL
: «È chiaro che queste serie parlano fondamentalmente di segregazione, di persone che non temono tanto chi ha più potere di loro, quanto chi è diverso. Il che succede ovunque nel mondo quotidianamente. Ed è per questo che tanta fantascienza, a partire da Star Trek, è preziosa. Perché parla di convivenza con razze aliene e di pianeti esotici, ovvero, in sostanza, di luoghi e persone straniere, che non capiamo, e di cui quindi tendenzialmente abbiamo paura. E c’è anche un’altra questione».

BM: Che sarebbe?
ZL
: «A volte mi domando se non stiamo costruendo un mondo in cui l’eccellenza non è più gradita, perché le persone passano il tempo a preoccuparsi di offendere qualcuno che invece quell’eccellenza non possiede. Mi spiego. Se non si può più dire «Oh mamma, che straordinaria voce da cantante che hai!» senza per questo fare un torto ad altre cinque persone che invece hanno una pessima voce o nessun orecchio, questo è un problema sociale. Per far sentire perennemente tutti al massimo del loro agio, finiremo per non inseguire e celebrare più la grandezza, come è sempre stato. E quindi nemmeno il progresso».

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