Lara Croft è tornata in grande stile: leggi la nostra recensione di Tomb Raider

Abbiamo provato per voi il prequel del franchise sulla famosa archeologa: ecco le nostre impressioni

L’archeologa più famosa del mondo è di nuovo tra noi: ringiovanita, coperta di fango e sangue, disperata e indifesa come non le era mai capitato, la nuova Lara Croft è ben diversa dall’avventuriera invincibile che avevamo imparato a conoscere. Tomb Raider, uscito nei negozi da qualche giorno, è infatti un reboot/prequel, che reinventa la biografia di Lara raccontando gli eventi che l’hanno fatta diventare l’eroina già portata al cinema da Angelina Jolie. Ma com’è questo nuovo Tomb Raider? Il nostro Gabriele Ferrari l’ha provato per voi, e sul suo blog trovate un’approfondita recensione, che ne mette in evidenza soprattutto i legami con il mondo del cinema e con un certo genere molto amato (tra gli altri) da Quentin Tarantino

«… la strada scelta da Crystal Dynamics per ri-dipingere Lara da zero è quella dell’exploitation, della violenza anni Settanta e della cupezza (di atmosfere, di temi) estrema. Lara è sempre coperta di fango e sangue, ansima quando corre, strilla quando spicca un salto particolarmente impegnativo, parla da sola per rassicurarsi mentre striscia sul fondo di un crepaccio. E ne esce sempre, quasi miracolosamente, viva: come una sopravvissuta, non come un’eroina. Bastano un arco, una torcia, silenzio e solitudine per costruire un personaggio e una storia memorabili, e poco importa che dopo poche ore di gioco Lara sia ormai diventata una macchina da guerra e gli agguati alle spalle siano diventati un gioco al massacro che coinvolge fucili a pompa e qualche decina di russi: si arriva a quel punto cresciuti e induriti dalle esperienze, e come nei migliori rape and revenge non importa che il payoff sia quasi cartoonesco, quando tutto quel che accade prima è brutale, realistico e doloroso».

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