L’infernale Quinlan di Orson Welles su Infinity: perché recuperarlo è d’obbligo

Sulla piattaforma questo mese sbarca uno dei film più coraggiosi del regista: un racconto di corruzione e violenza con lo stesso Welles in un ruolo a dir poco controverso

Difficile non parlare di capolavori riferendosi ai film di Orson Welles. Un predestinato, che a 24 anni con Quarto potere (insieme allo sceneggiatore Herman Mankiewicz e al direttore della fotografia Gregg Toland) ha creato le basi tecniche e narrative per il cinema che conosciamo oggi. Un atto da precursore realizzato nel 1941, che ha mandato in tilt le convinzioni della Hollywood classica e convinto Welles della necessità di avere il totale controllo creativo delle sue produzioni.

Un controllo che ha provato sempre a esercitare, ma che spesso, alla fine, gli è stato tolto. Pensiamo a L’orgoglio degli Amberson, il cui primo montaggio di Welles è stato tagliato e rimaneggiato mentre lui si trovava in Brasile e non rispondeva al telefono, o all’Infernale Quinlan, capolavoro noir di cui Universal si è appropriata nella postproduzione, eliminando una ventina di minuti e facendo girare nuove scene a un secondo regista, Harry Keller (fortuna che nel 1998 il film è stato meticolosamente restaurato proprio sulla base della versione originale).

Proprio L’infernale Quinlan è uno dei titoli che sbarcano sul catalogo di Infinity questo mese, da recuperare per una serie pressoché infinita di ragioni, come tutti i lavori di Welles. Ve ne elenchiamo alcune, cominciando dalla scena d’apertura del film, un piano sequenza di tre minuti – a cui molto deve quello della prima stagione di True Detective, per esempio – che ci presenta l’ufficiale della antinarcotici messicana Miguel Vargas (Charlton Heston) e sua moglie americana Susan (Janet Leigh). In viaggio di nozze a Tijuana (ricreata a Venice, California), li vediamo prendere un frappè al cioccolato mentre un uomo piazza una bomba in una cadillac, con a bordo una prostituta e il suo cliente.

Di lì a poco, lo scoppio, che rovina la luna di miele e trascina al confine americano Hank Quinlan (Welles), capo della polizia dalla dubbia moralità, che non ci mette molto a entrare in conflitto con Vargas durante le indagini. Quinlan è uno dei grandi psicotici del noir: il suo è il ritratto di un uomo reso mostro dall’abuso di potere, violento e dalla fisicità imponente che Welles, già piuttosto paffuto, accentua con imbottiture e un naso finto.

Il film vanta virtuosismi di scrittura che esagerano (volutamente) gli stilemi del noir, una splendida fotografia in bianco e nero di Russell Means e una colonna sonora che fonde musica latina, jazz e il rock’n’nroll di Henry Mancini. Ritmato, con personaggi indimenticabili – tra cui la chiromante interpretata da Marlene Dietrich e la tragica figura del galoppino di Quinlan, Pete Menzies (Joseph Calleia) -, L’infernale Quinaln è un’opera potente dalle atmosfere soffocanti e sinistre, che Welles ha tratto dal romanzo pulp Contro tutti di Whit Masterson, scrivendo la sceneggiatura in meno di un mese.

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