Luca Argentero : scene da Fight Club

L'attore ci racconta la sua esperienza sul set di Il permesso - 48 ore fuori, noir diretto da Claudio Amendola

argentero il permesso

Per il noir Il permesso – 48 ore fuori Luca Argentero si è sottoposto a una trasformazione fisica notevole per entrare nei panni di un ex pugile finito in galera che impiegherà il suo permesso speciale per vendicarsi di una promessa mai mantenuta. Di seguito ci racconta l’esperienza sul set con Amendola e i suoi progetti futuri.

Cosa puoi dirci dei quattro protagonisti?
«Sono quattro carcerati e l’unica cosa che hanno in comune sono queste 48 ore di libertà che ognuno di loro sfrutta per risolvere delle questioni lasciate in sospeso. Io interpreto Donato, il membro di una banda di delinquenti che si era lasciato arrestare a patto che i suoi complici, ancora liberi, si prendessero cura di una persona a lui molto cara. Ma mentre Donato era in carcere l’accordo non viene rispettato».

Come ti sei preparato per il ruolo?
«È stata una caratterizzazione piuttosto estrema, ma necessaria. L’obiettivo era proprio quello di portare in scena un ex pugile che in realtà continua a combattere anche in carcere come valvola di sfogo. Quindi la forma fisica era essenziale per la credibilità del personaggio e ho investito un 3/4 mesi per raggiungere il giusto livello di forma».

Come ti sei trovato in questa dimensione più action?
«Girare un film d’azione è sempre stato il mio sogno, soprattutto perché è molto interessante ampliare le proprie esperienze sul set. In passato mi era capitato di usare la spada, di dover suonare uno strumento musicale, oppure di imparare uno sport che non conoscevo, ma in poche occasioni mi era stata offerta la possibilità di affrontare una trasformazione di questo tipo. È un’opportunità che stavo aspettando».

Come ti sei trovato sul set con Claudio Amendola?
«Molto bene, soprattutto perché partivamo da un’amicizia che va al di là del set. Ci siamo conosciuti sul lavoro ma poi abbiamo continuato a frequentarci, a vederci e a essere amici a prescindere dal lavoro. Quindi è risultato molto facile comunicare con una persona che già conosci bene. Anche perché con i registi spesso è difficile avere quella confidenza che va oltre la poca preparazione che si fa prima di girare. Invece se c’è un rapporto di amicizia con la persona dietro alla mdp è molto meglio, perché cadono una serie di filtri e puoi condividere in modo anche più onesto e sincero quello che stai vivendo sul set. E’ bello avere un amico che ti dirige, inoltre ti affezioni di più al progetto. Per Claudio questo era un film importantissimo, quindi ci tenevo molto a fare in modo che il prodotto finale fosse all’altezza delle aspettative».

Personalmente ti piace questo nuovo filone che sta sempre più prendendo piede anche in Italia, dopo film come Suburra o Lo chiamavano Jeeg Robot?
«Si, diciamo che questo trend secondo me è anche frutto di una normale alternanza tra i generi, una necessità quasi fisiologica. Nel senso che si passano dei momenti in cui escono quasi solamente commedie, poi arriva il momento dei film comici, poi torna il noir, credo che tutto sia più o meno ciclico».

Progetti futuri?
«Ho appena finito di girare un film nuovo, sempre con Claudio Amendola nel cast. E’ un film di Simone Spada che si intitola Hotel Gagarin, per il quale siamo stati due mesi in Armenia. E’ una commedia corale che, oltre a me e Claudio, coinvolge nel cast Barbora Bobulova, Giuseppe Battiston e Silvia D’Amico. Abbiamo girato nel cuore del caucaso, posto decisamente freddo. Ma sono sicuro che il film sarà qualcosa di molto particolare e interessante per il pubblico»

Foto © Eagle Pictures

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