Quando lo spoiler non è gradito

Quotidiani e periodici fanno a gara per svelare in anticipo trame e finali dei film: dal resoconto dettagliato dell'Espresso su Habemus Papam di Moretti alla trama de La separazione, "spoilerata" dal Corriere della sera

Riportiamo la rubrica Insider, pubblicata a pagina 38 su Best Movie di aprile, curata da Antonio Autieri, direttore del periodico quindicinale Box Office, specializzato nel mondo del cinema e il suo business.

Ha fatto scalpore qualche tempo fa il caso Habemus Papam/Espresso. Il settimanale ha pubblicato un resoconto molto particolareggiato del film, una trama completa per filo e per segno con tanto di accenno a inquadrature e movimenti di macchina (così dicono: chi scrive a un certo punto ha abbandonato la lettura per non rovinarsi la futura visione…). Conoscendo la proverbiale segretezza di Nanni Moretti sui suoi film, è parso subito evidente a tutti che c’era stata una “talpa” all’interno della produzione che ha permesso al giornalista di visionare il film o parti importanti di esso. Uno scoop – che ha fatto infuriare regista e produttori – per il periodico. Il punto che qui ci interessa analizzare però è la corsa a svelare i segreti delle trame dei film da parte dei giornali. Non è ovviamente in gioco la libertà dei giornalisti – di noi giornalisti – di svelare segreti e magagne di chicchessia; è l’essenza del mestiere, e chi lo fa bene fornisce un sicuro servizio ai lettori. Ma nel caso del cinema tali “scoop” non vanno a vantaggio dei lettori potenziali spettatori; e nel caso di un giornale “cinefilo” come L’Espresso sono sicuramente tanti, soprattutto nei confronti di un film di un regista guardato con simpatia. Lo scoop avrà attirato l’attenzione e fatto vendere qualche copia in più (ma forse più tra gli addetti ai lavori e i “gossippari” cultural-politici, che pure ormai riprendono tali articoli da Internet). Ma avrà forse raggelato il sangue a qualche lettore, desideroso di scoprire i segreti di Habemus Papam al cinema. Costringendo forse qualcuno a slalom acrobatici e interruzioni improvvise dell’articolo (come chi scrive, appunto).

Il punto è che non si tratta di un caso isolato. In genere i “pezzi più rischiosi” per gli amanti del cinema sono le recensioni e le anticipazioni  dai festival. In entrambi i casi sempre più spesso accade che il giornalista o critico che ha potuto vedere in anticipo il film non ce la faccia proprio a non rivelare il finale del film o snodi decisivi della trama. Ricordiamo casi celebri, come I soliti sospetti in cui più d’uno ci provava a rovinare uno dei colpi di scena migliori del cinema contemporaneo, o faceva i salti mortali per dire e non dire (un critico suggerì di cercare in un vocabolario turco cosa volesse dire Keyser Soze…). Negli ultimi anni, quotidiani importanti hanno rivelato fin dal titolo il colpo di scena decisivo di film come Million Dollar Baby o Sette anime. In certi casi non è in effetti facile esimersi dal “tema”, in altri si tratta solo di evitare accenni troppo specifici a fatti su cui si può benissimo sorvolare. Anche perché in genere si concentrano sul finale dei film, e degli articoli, i problemi: in questi casi è facile sorvolare, sfumando una frase, chiudendola con evocativi punti di sospensione… Su Internet ci sono siti che interrompono addirittura il testo con l’indicazione che sono in arrivo frasi spoiler (che in inglese, non a caso, è “chi rovina”…), così il lettore è avvisato. Ma anche sulla Rete non mancano i colpi bassi e le anticipazioni che rovinano la visione futura di un film.

L’ultimo caso (a quest’ora il penultimo, crediamo…) è quello del Corriere della Sera, che nella cronaca finale dal festival di Berlino ha spiattellato tutta la trama del film iraniano vincitore, La separazione (che sarà distribuito in Italia dalla Sacher di Nanni Moretti: sarà mica un complotto?): certo, mancano alcuni mesi all’uscita italiana dell’opera, ma che senso ha? Ma forse più clamorosa è l’anticipazione su un film da parte dello stesso regista: Pupi Avati ha infatti dichiarato che il suo prossimo film avrà il lieto fine. Ma come, maestro Pupi? Non era meglio lasciarci un po’ di suspense? Però Avati è un regista prolifico, fa due film all’anno, ed è facile che le notizie sulle sue pellicole si accavallino. Facciamo così: non vi riveleremo il titolo della pellicola in questione, così c’è il caso che non vi roviniate il finale.

© RIPRODUZIONE RISERVATA