Rivoluzione Netflix? Forse sì, ma non ora

A ottobre l’acclamata tv in streaming arriva in Italia, ma il catalogo è ancora molto abbozzato e soprattutto monco di pezzi forti quali House of Cards e Orange Is The New Black. Senza contare le criticità della banda larga e della pirateria. Ne abbiamo parlato con Stuart Gurr, Publicity Contents Director della società. Ecco quello che (non) ci ha detto

Netflix spaccherà davvero la tv in Italia? Il dubbio rimane. Il servizio di svod (subscription video on demand) che con il binge watching ha sovvertito le abitudini di visione dei telespettatori americani (e non solo) con maratone da 12 puntate consecutive e che ha prodotto alcune delle serie più osannate degli ultimi anni (vedi House of Cards) sbarca nel nostro Paese ma non pare avere la carica rivoluzionaria che forse ci si aspettava. Almeno al momento.
Certo, tutti sappiamo che in 15/20 anni la tv coinciderà con la internet tv (di cui Netflix è stata pioniera, nonché primo soggetto su scala mondiale) ma ora come ora è difficile pensare che a ottobre questa piattaforma cambierà la situazione italiana in maniera così pazzesca e repentina.

Il primo punto critico riguarda il catalogo, di cui non c’è ancora una lista di contenuti definitiva. Proprio questa mattina abbiamo incontrato il giovane Stuart Gurr, Publicity Contents Director della società, sperando di avere qualche dettaglio in più. Nulla di nuovo, purtroppo. Gurr ci ha confermato quanto già si sapeva, in primis che nella library mancano i due “cavalli di battaglia” House of Cards e Orange Is The News Black (i cui diritti sono rispettivamente in mano a Sky Atlantic e Mediaset); i titoli su cui si punterà sono le “nuove” serie originali di Netflix tra cui Marco Polo, Daredevil Sense8. C’è da dire però che queste tre serie sono state rilasciate negli Usa (e negli altri paesi in cui Netflix è presente per un totale abbondante di 62 milioni di utenti) rispettivamente il 12 dicembre 2014, il 2 aprile 2015 e il 5 giugno 2015. Quindi sono state già ampiamente scaricate e già viste. Quando facciamo presente a Gurr che la serie dei fratelli Wachowski ha registrato oltre mezzo milione di download illegali e quella Marvel 2,1 milioni, lui replica in modo politicamente corretto dicendo che «una delle ragioni per cui la pirateria esiste è che la gente ha fame di contenuti che non può avere subito: con Netflix la stiamo combattendo diffondendo tutti gli episodi alla volta, in tutto il mondo, a un prezzo basso e in alta qualità, per di più con sottotitoli. Poi è chiaro che sconfiggere la pirateria non è il compito di Netflix».
Precisiamo comunque che in catalogo verranno inserite altre serie originali che verranno lanciate in tutto il mondo nei prossimi mesi (quindi completamente inedite) come le seconde stagioni di BloodlineMarco Polo e Grace & Frankie, poi una ricchissima serie di documentari tra cui Virunga, The square (che vanta anche una nomination agli Oscar) il culinario Chef’s Table, la prima produzione in lingua spagnola di Netflix Narcos, oltre a un offerta di contenuti per bambini.

Altra questione è la banda larga. Da Netflix arriva la rassicurazione che «chiunque abbia una rete che può reggere YouTube può anche usare Netflix»; ok, però la situazione si complica per avere contenuti in qualità superiore come il Full HD e il 4K, per il quale è richiesta una velocità di 20 Mbit/s che in Italia – paese in cui la banda larga copre il 61% della popolazione – certo non si registra dappertutto.

Passiamo ai prezzi. I prezzi dell’abbonamento mensile, non ancora confermati ufficialmente, dovrebbero essere in linea col resto d’Europa, quindi 7,99€ al mese per lo streaming in SD, 8,99€ per l’HD (su due schermi) e 11,99€ per i quattro schermi (con anche la possibilità del 4K). Tariffe accessibili, certo, ma non inferiori, ad esempio, a quelle di Infinity (lo streaming di Mediaset) che già da diverse settimane sta rilanciando a colpi di controfferte a 4,99€ al mese (anziché 6,99€ euro) con un catalogo – al momento – più ricco. Si sa poi che Netflix farà crescere – anche esponenzialmente – la sua library di mese in mese, quindi aspetteremo.

Ultimo tassello, le produzioni italiane. Netflix (forse la prima vera e propria glocal tv) sta investendo anche in serie locali nei mercati in cui è presente; esempi sono la francese Marseille e quelle in lingua spagnola come la già citata Narcos sul narcotrafficante colombiano Pablo Escobar e la messicana Club de Cuervos, prodotti che raccontano storie ambientate in paesi stranieri ma appetibili per un pubblico internazionale (Gomorra, ad esempio, sarebbe stata una “Netflix original” perfetta). Ci sono progetti simili in Italia? «Al momento non abbiamo annunci da fare in questo senso» ci risponde Stuart. Quindi non ne avete incontrato nessun produttore o regista italiano per parlare almeno dell’eventualità? «Come per ogni paese in cui siamo sbarcati, abbiamo in programma di produrre contenuti originali ma per ora non c’è nulla in cantiere; poi certo, secondo la nostra filosofia, siamo aperti e stiamo facendo incontri con chiunque abbia proposte e storie interessanti». Anche qui, dunque, sarebbe una questione di tempo.

Se tra gli addetti ai lavori e una certa fetta di spettatori più giovani si fa un gran parlare di Netflix tra grandi entusiasmi e qualche paura, siamo poi sicuri così che il brand ideato da Reed Hastings sia così conosciuto al grandissimo pubblico? Sinceramente dubitiamo.
La rivoluzione d’ottobre di Netflix non ci sarà. La rivoluzione di Netflix arriverà probabilmente con gradualità, mese dopo mese. Di questo siamo abbastanza sicuri. Quindi, cara Netflix ti diamo il benvenuto, siamo contenti del tuo arrivo e aspettiamo fiduciosi che sfoderi quella politica aggressiva che ti ha reso così famosa nel resto del mondo, salutandoti con l’hashtag che hai creato per il tuo lancio #ciaoNetflix

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