Split, Shyamalan svela: «Fa parte di una trilogia…»

Il regista ha presentato il film a Milano insieme ai protagonisti James McAvoy e Anya Taylor-Joy, regalando un altro colpo di scena...

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A lui non piace chiamarli twist, perché non li considera momenti isolati della storia, ma parte del tutto, della struttura del film. Comunque la voglia mettere, però, M. Night Shyamalan dei colpi di scena non riesce proprio a farne a meno. Sono diventati il marchio di fabbrica della sua filmografia e ora ha cominciato a regalarne anche durante le conferenze stampa.

Il regista, insieme a James McAvoy e Anya Taylor-Joy, ha presentato a Milano, nella lussuosa cornice dell’Hotel Principe di Savoia, Split, inquietante thriller psicologico nelle nostre sale dal 26 gennaio (qui la nostra recensione). Nel raccontare il film, Shyamalan ha confessato: «Non mi piace scrivere sequel perché conoscerei già i personaggi e quando scrivo voglio scoprire qualcosa di nuovo, realizzare qualcosa di unico. Split è un film unico, originale, ma ho sempre avuto intenzione di raccontare una storia in tre parti di uno dei miei film. Non voglio svelare troppo, ma maturo questa idea da molto tempo e ora sono pronto a completarla».

Non vi riveleremo il film a cui si riferisce, perché vorrebbe dire rovinarvi più di una delle grandi sorprese di Split. Ma è una dichiarazione che, oltre a dare una nuova dimensione di continuità al thriller, lascia intuire l’esistenza di un progetto importante, vagamente riconducibile, a prima vista, a quello che J.J. Abrams sta costruendo per Cloverfield: una serie di sequel/non sequel che funzionino da soli, ma che siano anche collegati con la costola primaria.

Shyamalan ha parlato di Split come «un film ispirato dal fascino che su di me hanno sempre esercitato le misteriose dinamiche che regolano la mente umana». E quella di Kevin, il personaggio di James McAvoy, è divisa in ben 23 personalità (e il film ruota intorno a cinque di queste). Una vera sfida per l’attore, che ha dichiarato: «È già difficile interpretare un personaggio, figuriamoci quando sono così tanti. Ognuna delle diverse identità ha caratteristiche ben definite e mi sono concentrato non solo sui diversi timbri vocali, ma anche sulle posture. Dare fisicità precise è stato fondamentale».

Kevin è una forza contro cui si scontra Anya Taylor-Joy, che, in tutta la dolcezza dei suoi 20 anni, non ha nascosto una certa emozione in sala stampa. Lanciata e applaudita con l’horror The VVitch, ha recitato in Morgan, thriller sci-fi diretto dal figlio di Ridley Scott, Luke. E ora questo: «È stata solo fortuna, sono molto grata per il periodo che sto attraversando. Ho amato questi personaggi». Shyamalan e McAvoy la correggono in coro: «Non è stata fortuna, è bravissima: riesce ad aprirsi emotivamente, a dare sempre quel qualcosa in più a te e al personaggio».

Della sua collaborazione con il produttore Jason Blum, cominciata con l’horror found footage The Visit, Shyamalan dice: «Jason è un fratellone, ci conosciamo da tempo ormai. Ha dimostrato che anche i film a basso budget possono funzionare, non solo i blockbuster. Ha una grande sensibilità, non è il classico produttore di Hollywood. Su Split non ha avuto dubbi: era sicuro avrebbe funzionato».

«La cosa che mi è piaciuta di più del film è che fa paura senza mostrare sangue o sfociare nel gore – ha precisato McAvoy -. Ti colpisce con l’orrore della realtà che esplora».

Con Split, Shyamalan conferma il suo riscatto dopo gli ultimi insuccessi, ma c’è un film che continua a difendere, nonostante tutto: «Lady in the Water. È un film molto personale per me, intimo. È una favola per bambini, con un target diverso da quello degli altri miei film. Forse non è stato capito, ma continuo ad amarlo».

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