Moglie e marito: Smutniak e Favino raccontano il loro “scambio di corpi”

Siamo stati sul set del film che prende spunto dalle commedie surreali americane alla Quel pazzo venerdì, in cui si racconta della personalità di un uomo che si ritrova nel corpo di una donna e viceversa, diretto da Simone Godano e prodotto Matteo Rovere

Si sono concluse da pochissimo a Roma le riprese di Moglie e marito, esordio alla regia di Simone Godano con Pierfrancesco Favino e Kasia Smutniak nei panni di Andrea e Sofia, una coppia sposata da dieci anni ma in crisi, a tal punto da accarezzare concretamente l’idea del divorzio. A seguito di un esperimento scientifico di Andrea, però, si ritrovano improvvisamente uno dentro il corpo dell’altra. Letteralmente: Andrea è Sofia e Sofia è Andrea. Lei nei panni di lui, geniale neurochirurgo, lui nei panni di lei, ambiziosa conduttrice televisiva.

Il film, targato Warner Bros, uscirà nelle sale il prossimo 13 Aprile ed è prodotto, tra gli altri, anche da Matteo Rovere per Groenlandia. Siamo stati a curiosare sul set e abbiamo incontrato il regista e i due protagonisti, impegnati con delle riprese a parti invertite e alle prese con le situazioni più disparate, tra cui un’esilarante partita a calcio al parco col proprio figlioletto. Una commedia che dalle nostre prime impressioni pare perfettamente in linea col “sistema Rovere”, che tanta nuova linfa sta dando al cinema italiano contemporaneo, appropriandosi di modelli stranieri con spigliata intelligenza e spudorata consapevolezza dei propri mezzi, senza scimmiottare né riproporre triti stereotipi nostrani ma lavorando piuttosto su un immaginario fresco e rampante, connesso all’oggi e tutt’altro che pigramente esterofilo. In questo caso, la commedia romantica americana e quella sofisticata francese paiono fondersi in una sorta di autoanalisi di coppia dai contorni più realistici che fantasy: un prodotto, insomma, nazionale e internazionale insieme. 

Secondo il regista Simone Godano Andrea e Sofia sono «due personaggi in bilico, dal punto di vista professionale né del tutto realizzati né al tracollo, né vincenti né sfigatissimi. Abbiamo evitato entrambi gli estremi che di solito sono gli unici a essere contemplati, provando a dare credibilità e tridimensionalità a un macro-uomo e una macro-donna, che volevamo rappresentativi dei loro rispettivi sessi ma non macchiette: una lucidità di contrasti che abbiamo inseguito con costanza». (continua dopo la foto)

Marito e Moglie, regia di Simone Godano, direzione della fotografia Michele D’Attanasio Roma dicembre 2016 - gennaio/febbraio 2017

 

 

Kasia Smutniak è parsa assolutamente entusiasta del progetto, che a suo dire le ha permesso di regalarsi un pezzo di vita da uomo: «Una sfida difficile perché sul set è avvenuto tutto di corsa, ma elettrizzante e stimolante. Non sarei mai stata pronta per un ruolo del genere ma mi sono resa conto che ogni secondo passato con Pierfrancesco era importantissimo. Abbiamo girato in sequenza, cominciando dalle scene prima della trasformazione e vivendo in tempo reale questo scambio di corpi. Il regista ci ha dato moltissime libertà, avendo un’idea precisa del film ma divertendosi molto a lavorare con noi, cambiando la sceneggiatura in corsa e mettendo sempre tutto in discussione, con un entusiasmo da bambino”.

Le fa eco Pierfrancesco Favino, altrettanto soddisfatto dell’esperienza, come uomo e come interprete: «Sono d’accordo con Kasia, sarebbe stato impossibile esser pronti per un film del genere. Per me è stato fondamentale farlo insieme a lei, partire con qualcun altro imbarcandomi in questa cosa senza sapere in anticipo dove questo esperimento ci avrebbe effettivamente condotti. Sono cresciuto con nove donne e lavorando a Moglie e marito ho iniziato a guardarle in modo diverso, a osservarle con un occhio più analitico. Un ruolo con queste caratteristiche non poteva che esporci a un percorso di conoscenza dell’altro sesso. Credo che lo dovrebbero fare tutte le coppie come esperimento di scoperta reciproca. Tale meccanismo di rivelazione, tra l’altro, è ciò che mi ha intenerito più di ogni altra cosa, leggendo la sceneggiatura. Anche se impersonare un altro sesso è qualcosa che non può essere scritto su un copione, ma prende vita solo e soltanto davanti la macchina da presa, come una sorta di magia imprevedibile».

 

Marito e Moglie, regia di Simone Godano, direzione della fotografia Michele D’Attanasio Roma dicembre 2016 - gennaio/febbraio 2017

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