Sul set di Favolacce… e vissero tutti infelici e scontenti

Alla scoperta del nuovo film dei fratelli Fabio e Damiano D'Innocenzo. Una favola nera ambientata nella periferia sud di Roma, dove le colpe degli adulti ricadono su quelle dei figli adolescenti. Ne abbiamo parlato con i giovani registi, alla loro opera seconda dopo il fortunato La terra dell'abbondanza

I fratelli D’Innocenzo sono i ragazzi selvaggi del cinema italiano. Fratelli gemelli, nati nel luglio del 1988 in un quartiere difficile e periferico di Roma (Tor Bella Monaca), sono cresciuti in località del litorale romano e fin da giovanissimi hanno nutrito un forte interesse per tutti le arti figurative. La loro forsennata cinefilia, bulimica e lontana da qualsiasi formazione accademica, li ha portati a esordire al cinema dopo una lunga gavetta fatta di sceneggiature, spettacoli teatrali e piccoli lavoretti, inclusi mestieri come il giardinaggio e il servizio ai tavoli dei ristoranti.

La terra dell’abbastanza, risalente a due anni fa, è il debutto che ne segna il destino e ne traccia la parabola: l’opera prima dei D’Innocenzo Bros., che riscuote un ampio consenso da parte della critica e una visibilità significativa, raccontava la storia di Mirko e Manolo, due ragazzi di un sobborgo romano che investono accidentalmente un uomo senza prestargli soccorso e vedono la loro vita precipitare in una spirale di violenza. Quell’esordio d’impatto, presentato al Festival di Berlino nella sezione Panorama, gli ha permesso di spiccare il volo e dirigere Favolacce, il lungometraggio che, come ci raccontano sul set del loro secondo film, sognavano di fare da sempre e li ha riportati proprio alla Berlinale, dove hanno vinto l’Orso d’Argento per la Miglior sceneggiatura.

«Il film nasce circa dieci anni fa, avevamo diciannove anni e pensavamo fosse impossibile realizzare un film del genere. Per noi è un traguardo straordinario che all’epoca ci sembrava quasi irreale, un piccolo sogno che si realizza. Ci sembra anche un segnale molto positivo il fatto che in Italia si sia potuto produrre finalmente un film così audace, come se l’avessimo girato in America. Quando i produttori ci hanno detto che l’avremmo fatto ci è sembrato un attestato di fiducia incredibile. Se non avessimo la sana presunzione di raccontare storie di un certo tipo probabilmente non faremmo questo mestiere».

Favolacce è una favola nera, ambientata nella periferia sud di Roma, in un litorale malinconico e in una campagna che un tempo fu palude. Un luogo che ospita una scuola e una piccola comunità di famiglie con i loro figli adolescenti, schiacciati da padri sadici e crudeli e da madri troppo silenti. Un microcosmo di adulti indifferenti, che non può non alimentare rabbie e rancori covati come polvere sotto il tappeto e inesorabilmente pronti a esplodere. «Ci serviva un apripista che appartenesse a un genere più codificato, per poi fare un film veramente anarchico e dai contenuti forti, che potesse scuotere molto di più e molto più in profondità di La terra dell’abbastanza», ci dice Fabio in una pausa dalle riprese.

Continua a leggere l’intervista ai fratelli D’Innocenzo sul numero di aprile di Best Movie in edicola dal 4 aprile a Milano e dal 7 aprile in tutta Italia.

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