Top Gun, Roberto Recchioni racconta il cult “sgangherato” di Tony Scott

L'autore dedica un omaggio al film con Tom Cruise, che a settembre torna al cinema per festeggiare 30 anni

Dallo scorso febbraio, Roberto Recchioni (fumettista e romanziere, oltre che curatore di Dylan Dog per la Sergio Bonelli Editore) firma su Best Movie A scena aperta, rubrica in cui svela i segreti delle scene più belle dei film disponibili in home video.

PREMESSA

«In un saggio su Casablanca avevo scritto che è fondamentale per un’opera di culto essere “sgangherata”. Casablanca è sgangherato per definizione, perché nessuno sapeva com’era la sceneggiatura, nessuno fino alla fine sapeva se Ilsa sarebbe scappata con Rick oppure con Victor Laszlo. Poi, però, dovendo spiegare perché anche la Divina Commedia è un’opera di culto – e dire che la Divina Commedia fosse “sgangherata” offendeva la mia educazione – ho trovato questa bella idea: sono opere di culto non solo quelle “sgangherate”, ma anche quelle “sgangherabili”. La Divina Commedia è sgangherabile a differenza per esempio del Decamerone, perché se prendo solo una parte di una novella, questa non funziona, mentre della Divina Commedia posso prendere anche solo un verso. Tutto Shakespeare è “sgangherabile”. Thomas Stearns Eliot ha scritto un saggio memorabile sul fatto che l’Amleto è l’opera più affascinante di Shakespeare proprio perché sgangherata: nasce dall’accostamento di diverse fonti che il drammaturgo non ha saputo fondere e da cui deriva tutta la grande ambiguità della tragedia, che non è l’ambiguità del personaggio, ma quella di Shakespeare che non sapeva come farlo agire. Ed è proprio questo a renderlo misterioso e memorabile. Dunque “sgangheratezza” e “sgangherabilità” come condizioni essenziali perché un’opera diventi di culto, sia essa la Divina Commedia, The Rocky Horror Picture Show, l’Ulisse… o Dylan Dog!».

Questo era Umberto Eco. Il pezzo è tratto da una celebre chiacchierata con Tiziano Sclavi e viene tirato fuori ogni volta che si vuol parlare della profondità e dell’assoluto rilievo che le storie dell’Indagatore dell’Incubo hanno avuto nel panorama culturale.

TOP GUN

Mi è tornato in mente perché forse nessun altro film più di Top Gun è definibile al tempo stesso come sgangherato e sgangherabile. E quindi, come un capolavoro. Il film nasce con la volontà pura e semplice di Simpson e Bruckheimer di sfruttare il clima politico e succhiare quanti più soldi possibili all’aviazione Usa, realizzando una pellicola biecamente propagandistica. A quel punto, il resto viene facile: si prende il canovaccio classico del giovane ribelle pieno di talento e con un passato drammatico che fatica a integrarsi in un sistema che è destinato a dominare, lo si declina al contesto aviatorio, e si chiama uno qualsiasi a girare. Viene scelto un regista dal cognome ingombrante che fino a quel momento ha girato solo un mucchio di eleganti spot televisivi (tra cui uno con un aereo da combattimento, che gli vale il posto) e una specie di bellissimo art movie con vampire lesbiche, la band dei Bauhaus, David Bowie, le tette di Susan Sarandon e le natiche di Catherine Deneuve: Tony “sono-meglio-di-mio-fratello-checché-ne-dicala-critica-paludata” Scott.

Tony non fa domande.  Arriva sul set e gira quello che gli hanno dato da girare. Che è quasi nulla perché uno script vero e proprio, non esiste. Ma lui se ne frega e va avanti lo stesso. Riprende scene di voli di allenamento della vera accademia Top Gun (immagine uno nella gallery in fondo). Riprende Tom Cruise che gioca sulla spiaggia a beach volley (immagine 2), Tom Cruise che mette la lingua in bocca alla bella Kelly McGillis (immagine 3), Tom Cruise che insegue un aeroplano con la sua moto e poi agita in alto il pugno (immagine 4), riprende Tom Cruise che si fa la doccia (immagine 5), Tom Cruise che fa il gesto del dito sottosopra (immagine 6), Tom Cruise che serra la mascella (all’epoca era il suo solo trucco autoriale, con gli anni ne ha appresi molti, molti di più: immagine 7) e che sorride (immagine 8) o guarda brutto in camera (immagine 9). Ma quello che conta di più, è che riprende tutto benissimo, mostrando già quella qualità visionaria del suo cinema che poi metterà in luce per il resto della sua carriera. Su quel set nessuno sa esattamente cosa sta facendo, ma lo fanno tutti al meglio. La sceneggiatura del film viene letteralmente costruita in sala di montaggio, aggiungendo battute di dialogo a delle sequenze extra che mostravano gli attori nei cockpit, ripresi con la maschera dell’ossigeno sul volto (quella volpe di Scott le aveva girate proprio per quell’eventualità)  e poi, al risultato finale, Bruckheimer appiccica una colonna sonora selezionata tra centinaia di brani. Di cui però ascolta solo i primi sette secondi iniziali.

Il risultato è, imprevedibilmente, splendido. Perché nonostante sia del tutto scombinato e senza senso, Top Gun funziona in ogni sua parte. Ogni sequenza è memorabile e la summa di tutte queste memorabili sequenze, compone un insieme assurdo, ma straordinariamente potente. È per questa ragione che questo mese sono contravvenuto alle linee guida di questa rubrica e non ho preso in esame una singola scena particolarmente riuscita del film. Perché OGNI scena di Top Gun è particolarmente significativa ma, solo vedendolo tutte assieme, una dopo l’altra, si può avere un quadro completo.

In occasione del 30mo anniversario dell’uscita in sala, Top Gun torna al cinema il 26, 27, e 28 settembre in un rinnovato e spettacolare 3D: qui tutti i dettagli (e per ulteriori informazioni, www.stardust.it). Vi anticipiamo, inoltre, che dall’1 settembre su Bestmovie.it partirà un contest dedicato proprio a Top Gun: a breve, quindi, tutti i dettagli!

 

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