Venezia 68, Clooney for President? Anche no, grazie…

Non vuole rubare il lavoro a Obama, ma nel film di apertura al Festival di Venezia, Le idi di marzo, solleva la questione morale nella politica…

George Clooney è di casa a Venezia, che lo ha già premiato per la sceneggiatura di Good Night and Good Luck. Alla conferenza stampa ufficiale di oggi de Le Idi di marzo (leggi la recensione), da lui prodotto, diretto, cosceneggiato col fido sodale Grent Heslow e interpretato al fianco di Ryan Gosling, è accompagnato dal resto del cast (unico assente giustificato Gosling, già lanciatissimo verso l’Oscar per questo film), che sfoggia grandissimi calibri: Philip Seymour Hoffman, Marisa Tomei, Evan Rachel Wood e Paul Giamatti. In pratica, l’intellighenzia hollywoodiana in gran parata.

A Clooney piace così: circondarsi di artisti bravi, intelligenti e capaci, e che per giunta – come lui stesso ha sottolineato – hanno anche diretto film in prima persona. In completo grigio e camicia a righe, con il savoir faire e la battuta pronta che lo contraddistinguono, Clooney ha risposto alle numerose domande suscitate da una pellicola che è stata accolta con grande favore, sciorinando fascino e grandi sorrisi. Nessuna domanda sull’affaire Canalis, né Cabello spuntate all’improvviso a fare proposte di matrimonio, questa volta tutti erano concentrati sui temi forti del film (o forse non volevano rischiare di scatenare ire funeste…).

Intanto ha fatto subito la sua dichiarazione di intenti: «Non considero questo come un film politico, ma una pellicola che mostra quanto uno sia disposto a fare, finendo per vendere la propria anima, pur di raggiungere i propri obiettivi. Ovviamente, l’ambiente della politica offre ancora più occasioni perché questo avvenga ed è funzionale all’obiettivo finale». A chi gli chiede se questo film è il preludio di una sua carriera politica, ha risposto: «Mi diverto molto con il mio lavoro e c’è già qualcuno che sa fare politica meglio di me, perché farmi avanti? …». Clooney ha anche approfondito la gestazione del progetto: «Dovevamo fare questo film nel 2007, ma eravamo vicini all’elezione di Obama e il nostro punto di vista sulla politica era così cinico che non ci sembrava il momento giusto. Ora abbiamo sentito che era proprio arrivato il momento. Il nostro vuole essere un film che ponga più domande di quante risposte offre…». Alla domanda sui compromessi a cui il mondo del cinema costringe ha risposto: «Per fortuna non ci sono questioni di vita o di morte nel nostro lavoro, per cui i compromessi che accettiamo sono cose che non influenzano la vita di nessuno…». Clooney ha poi chiarito la questione del titolo, Le Idi di marzo: «Sapevamo che era un argomento molto shakesperiano ed era bella questa indeterminatezza per cui resta in sospeso chi di noi sia realmente Bruto, chi Cesare e chi Cassio…». Sul cinismo che domina la vita politica Usa ha detto: «È vero, è un periodo di grande cinismo, ma io sono ottimista e penso (o meglio spero) che  le cose cambieranno». Sulle fonti di ispirazione, infine: «Sono cresciuto con i film anni ’70, che parlano di grandi temi e idealismo e volevo fare un film come quelli».

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