Vi presento Toni Erdmann, la recensione della commedia tedesca che ha sfiorato l’Oscar

Dopo aver raccolto premi in tutto il mondo (compresa una nomination ai recenti Academy Awards), esce questo giovedì anche nelle sale italiane, il film di Maren Ade: una delle opere più originali e spiazzanti nel cinema d’autore degli ultimi anni

C’è un’espressione francese che sembra particolarmente adatta a inquadrare Vi presento Toni Erdmann: “pince-sans-rire”. Ovveroironia senza risata”. La commedia tedesca diretta dalla 40enne Maren Ade s’inserisce infatti in quel tipo di umorismo freddo, anoressico, che raggiunge il proprio apice con Kaurismäki e Jarmusch e che non misura il divertimento dello spettatore in grasse risate quanto in una sorta di spiazzamento. Uno spiazzamento costruito su situazioni assurde e personaggi eccentrici.
In questo caso, il personaggio stravagante – vero deus ex machina della comicità – è un sessantenne dai capelli bianchi che si diletta a indossare denti finti e a pitturarsi il volto come uno scheletro facendo scherzi a malcapitati fattorini che suonano alla sua porta o a familiari esasperati che ormai lo guardano con rassegnata compassione. È lui il Toni Erdmann del titolo, ed è nel suo essere esagerato, sempre fuori luogo, sempre imbarazzante, che si basa l’irresistibile ironia (amara) del film. Un’ironia che, man mano che la storia prosegue, si tinge di grottesco e costruisce diverse sequenze disturbanti che mettono volutamente a disagio lo spettatore. E così, a un certo punto, proprio come la figlia di Toni, ammanettata a tradimento dal padre prima di un appuntamento importante, anche noi, a un certo punto, vorremmo che tutto finisse il prima possibile, che Toni trovasse quella maledetta chiave e ci liberasse… Ma è un pensiero che dura poco perché poi, a Toni, vorresti solo corrergli incontro e abbracciarlo.

Se il rapporto padre-figlia, così intimo e conflittuale, è qualcosa di estremamente toccante, l’altro aspetto interessante del film è il gioco di specchi tra i personaggi che la regista ha apparecchiato con le carte del travestimento e del nudismo. Il padre riesce a relazionarsi con gli altri solo mettendosi una maschera; in maniera diversa e identica, la figlia fa lo stesso, recita in continuazione con i suoi colleghi, i suoi amici, i suoi familiari, solo che la sua maschera non sono denti finti o un parrucchino ma l’armatura-tailleur da business woman che indossa ogni mattina. In questa vita quotidiana come rappresentazione – per citare Erving Goffman – entrambi recitano nel teatro che è la nostra società. Solo nel momento in cui il padre indosserà il suo travestimento più appariscente e in cui la figlia si toglierà letteralmente di dosso tutti i vestiti, entrambi riusciranno a capire veramente chi sono. E solo allora riusciranno a ritrovarsi. 

In maniera più o meno dichiarata, nella vita recitiamo sempre. Questo ci ricorda Vi presento Toni Erdmann. Troppo spesso siamo finti, e allora non suona poi così assurda la provocazione del protagonista che vorrebbe assumere una ragazza come sostituta della figlia, dato che la figlia vera è sempre lontana per lavoro… Copie, maschere, finzione. Il tema dell’identità percorre tutto il film dove i personaggi, non a caso, sono ossessionati dai biglietti da visita e dalle presentazioni (per una volta, il titolo italiano è perfetto); un tema che risuona anche nell’ambientazione della storia, in quella Bucarest “schizofrenica”, terra della delocalizzazione, dove si sente parlare praticamente solo tedesco e inglese, non-luogo alla periferia del Potere che corre dietro all’internazionalizzazione perdendosi per strada la propria identità.

Nonostante la lunghezza eccessiva (siamo oltre le 2 ore e 40), e una regia dall’estetica televisiva al mero servizio della storia senza particolari guizzi visivi, Vi presento Toni Erdmann è uno dei titoli più originali e spiazzanti nel panorama del cinema autoriale degli ultimi anni. Un inno all’umorismo, all’ironia, al non prendersi troppo sul serio, che è stato giustamente acclamato al Festival di Cannes, ha vinto 5 EFA (ovvero gli Oscar europei), e ha ottenuto una nomination agli Oscar (quelli veri); riconoscimenti meritatissimi.

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