13 assassini: la recensione di Giorgio Viaro

Un samurai senza macchia né paura, Shinzaemon Shimada, e un feroce signore feudale, Naritsugu, che appena salito al potere non perde occasione per seminare il panico, umiliando, derubando e uccidendo innocenti. Incaricato di porre fine al suo regno di terrore, Shinzaemon mette assieme un manipolo di samurai (13, appunto) squinternato e apparentemente male assortito, ma in realtà determinatissimo ad andare fino in fondo, anche a costo della vita. Anche perché il malvagio Naritsugu è protetto da un piccolo esercito, guidato dal valoroso e spietato Hanbei. Dopo la parentesi cartoonesca di Yatterman, Miike Takashi – probabilmente il più talentuoso e prolifico regista giapponese vivente – si butta nel cinema di samurai (tecnicamente, Jidai Geki) con il remake di un classico di Eiichi Kudo del 1963. Nel farlo fonde assieme tutte le anime del suo modo di fare cinema: la violenza grafica ed espressionista, che imbeve la prima parte del film, in cui si raccontano gli orrori perpetrati da Naritsugu; l’attenzione filologica per il genere, con un classicismo esasperato e ritmi contemplativi (che potrebbero far spazientire qualcuno), che occupa oltre un’ora di racconto, quella del reclutamento dei samurai e del viaggio verso la cittadella dove vive il nemico; e infine il piacere dell’azione pop e della mitologia post-moderna, incarnate dall’interminabile e pirotecnico combattimento finale tra i samurai e l’esercito feudale. Tanta roba, forse perfino troppa, per una parabola sul dovere e l’onore prima sconcertante, poi impegnativa, infine liberatoria. Se sapete a cosa andate incontro, ne ricaverete grandi soddisfazioni.

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Mi piace
La capacità di Miike di reinventare perfino un genere con regole ferree come il film di samurai, permeandolo del suo stile e della sua rappresentazione della violenza

Non mi piace
La parte centrale del film procede a rilento e potrebbe far spazientire qualcuno

Consigliato a chi
Vuole scoprire o riscoprire il fascino di un cinema di grande tradizione, ripensato da un autore che ogni cinefilo dovrebbe conoscere

Voto: 3/5

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