A spasso con Bob

Una favola vera: può sembrare un ossimoro ma A spasso con Bob è proprio questo. Tratto dalla storia realmente accaduta a James Bowen, il film racconta della sua amicizia salvifica con un gatto randagio che anni fa innescò il suo percorso di guarigione dalla tossicodipendenza e depressione. Una storia quasi magica ma che, nella versione cinematografica, affonda le radici nel mondo contemporaneo fotografando la vita dei senzatetto con estremo realismo; dunque un’opera sincera, e ben attenta a non scivolare su facili sentimentalismi.

Ma chi è Bob? In Inghilterra la domanda sarebbe retorica dato che lì questo ginger cat è davvero una star (ultimamente si è fatto fotografare con Kate Middleton). I suoi video su Youtube contano milioni visualizzazioni ma soprattutto il suo padrone, il già citato James Bowen, ha scritto una serie di libri su di lui divenuti dei bestseller da 7 milioni di copie nel mondo e tradotti in 30 lingue. L’operazione di traslare questa favola sul grande schermo era dunque abbastanza scontata; non scontata, però, la decisione di farne un film sì fiabesco ma non certo per bambini. Come già accennato, il regista ha optato per un crudo realismo: le prime sequenze potrebbero quasi arrivare da un film di Ken Loach per la durezza dello sguardo nel restituire senza filtri questi homeless martoriati dal freddo, affamati, con gli abiti sudici, invisibili ai passanti, che calpestano quotidianamente la propria dignità pur di accaparrarsi un pasto caldo. Per il resto, la regia è abbastanza didascalica, neutra nel seguire la presenza magnetica di Bob, e anche le scelte più “azzardate” come le estranianti soggettive del gatto appaiono come un qualcosa di un po’ appiccicato, una trovata un po’ fine a se stessa, non coerente col resto. In ogni caso, va riconosciuto a Roger Spottiswoode una evidente dimestichezza nel dirigere gli animali: come si sa, una delle maggiori sfide per un regista è dirigere bambini e animali. Per entrambi, la recitazione non è mai una questione di tecnica ma di puro istinto; e saper piegare gli istinti (reali) nei solchi emotivi di una storia (di finzione) è un’arte non da poco.

Gran merito della riuscita del film va al cast. In questa squadra attoriale fieramente british spicca Luke Treadaway che interpreta James Bowen, volto già visto nell’inquietante serie Tv Fortitude: lui è davvero credibile, molto bravo a scrivere sul proprio corpo i segni della sofferenza per l’astinenza da eroina, del dolore per l’indifferenza di un padre che per strada fa finta di non vederlo, bravissimo poi come artista di strada (è lui che suona e canta tutti i brani). Una nota di merito anche alla coprotagonista Ruta Gedmintas che abbiamo già apprezzato in The Strain e che qui ben rende la fragilità di una ragazza ferita da un dramma familiare dietro i suoi look appariscenti, senza dimenticarsi poi anche della rigorosa ma dolce Joanne Froggatt (Downton Abbey). La vera star, comunque, è Bob, sì il vero Bob che ha girato la gran parte delle scene: enigmatico, imperscrutabile, sarcastico, non siamo davanti a un gatto da circo, falsamente “umanizzato”, ma a una sorta di “grillo parlante muto” che, con il solo sguardo, sembra far capire al suo padrone molte più cose del suo eventuale psichiatra. Lui, con le sue sciarpette colorate al collo, lo osserva, lo giudica e in certo senso lo guida.

Certo la storia è prevedibile, ma A spasso con Bob regala comunque un bel messaggio di speranza, è un inno alle seconde possibilità, all’importanza del prendersi cura di qualcuno perché curare un altro può significare salvare se stessi. Un film delicato, sincero, che trasmette autenticità a ogni inquadratura. E soprattutto un film molto ottimista: un perfetto film di Natale, insomma, che arriva in sala con qualche settimana di anticipo.

Curiosità finali: il vero James Bowen compare in un cameo alla fine del film mentre il nome Bob è stato scelto in onore del villain di Twin Peaks.

Mi piace: Lo sguardo realistico del regista che dona autenticità al racconto, Luke Treadaway assolutamente credibile nel ruolo, e ovviamente il magnetico Bob
Non mi piace: Una certa prevedibilità della storia
Consigliato a chi: A crede nel cat power!

Voto: 3/5

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