Ben is Back: la recensione di loland10

Ben is Back (id., 2018) è il quarto lungometraggio del regista, scrittore e sceneggiatore Peter Hedges.
Nel clima natalizio di film familiari e acchiappa pa pubblico per consentire incassi e tirar somme dell’anno e della stagione cinematografica con un inizio difficile e non certo di grande stacco dei biglietti (nel nostro paese…il grande schermo trova alti e bassi alquanto strani tra pochi picchi di grande affluenza e deserti schermi per questioni climatiche e puzza sotto al naso) arriva un lungometraggio alquanto difficile da digerire in un contesto di allegria e di rilassamento generale. Questo film sembra fuori contesto e quasi fuori…tempo massimo.
Si parla di Natale ma in un ambiente familiare alquanto difficile e in rapporto genitoriale e figlio complicato con tutta una storia dentro che viene mostrata in superficie o meglio viene manifestata per cercare di capire la vita di un ragazzo pieno di problemi, colpe e di messaggi drogati per sua madre. La droga, il contorno, il denaro, la vita difficile e la disidratazione del corpo come del pensare corretto o forse normale si accavallano con distacco, ora, e con foga intensa, in altro campo: un film di impasse emotiva variamente altalenante e visibilmente propenso al coinvolgimento verso un’adulta in crisi e verso un figlio in ondulazione tra il passato e un futuro tutto da decifrare.
Un padre con tre figli, una madre con un figlio, una famiglia e due adolescenti con due bambini piccoli. Una situazione diversificata in un gruppo che aspetta il giorno del sorriso all’interno per doni, abbracci e regali.
Holly e Neal sono pronti alla festa ma nel tornare a casa vedono un ombra reale quella del figlio Ben che è tornato dal proprio centro dove recuperano alcolisti e drogati. Ben, diciannovenne, è tutto questo e vuole rivedere la sua famiglia, e soprattutto sua madre Holly, per passare il giorno di Natale con loro.
La notizia e il fatto sconvolgono i piani dei Burns.
Un approccio bifronte tra festa in arrivo e una sorpresa inaspettata, tra il vivere ordinario e un abbraccio che arriva.
Holly e Bean trovano ostacoli sempre e continuamente, dentro e fuori, tra amici e nemici, spacciatori vecchi e rancori acidi mai domi. Un ultimo passaggio di droga e un cane da salvare, un assalto in casa e dei luoghi già tristemente conosciuti e visitati. Tra canne, siringhe, fuochi e denaro sporco.
Film non compatto con fraseggi e indicazioni emotive forti, dialoghi azzeccati, ambienti corretti ma anche situazione pilotate e scontate, stereotipi e sguardi consueti. Il tragitto del ritrovamento del proprio figlio e le telefonate paiono non accordate, la visuale diretta tra madre e Ben tende ad andare oltre, a non focalizzare il rapporto e a perdersi in vicoli di altri generi.
Holly Burns (Julia Roberts) madre: regge il personaggio con bravura e impeto con l’esperienza tutto sembra più facile per un’attrice navigata.
Ben Burns (Lucas Hedges) figlio: bravo e convincente, continua una carriera fatta di prove importanti (con una candidatura all’Oscar in ‘Manchester by the Sea ‘, 2016, per attore non protagonista, -tra l’altro un film da consigliare vivamente-) e di immedesimazioni forti (si ricorda che è figlio del regista e ha già recitato in altro film di suo padre).
Ivy Burnus (Kathryn Newton) figlia: dispettosa e irata all’inizio poi positiva verso un fratello ancora da conoscere.
Neal Burns (Courtney B. Vance) padre: contro il ‘drogato’, attento alla moglie e con piccole dosi accogliente.
Fotografia di impatto e ben contrapposta tra interni ed esterni, situazioni e volti.
Regia aggrovigliata e rissosa, fidata e filiale, collegata e nottambula.
Voto: 7/10 (***).

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