Benvenuti a casa mia

Perbenismo intellettuale e rom scatenati nella nuova commedia degli autori di Non sposate le mie figlie!

Benvenuti a casa mia

Jean-Etienne Fougerole (Christian Clavier) è un intellettuale che occupa un ruolo di spicco nel panorama francese contemporaneo. È sposato con un’ereditiera, è abbastanza distanziato dalla realtà delle classi meno agiate ma non manca di mostrarsi favorevole verso gli ultimi. Quando in un dibattito televisivo un avversario di destra lo invita ad accogliere in casa sua chi ne ha bisogno, dopo l’appello del protagonista agli ascoltatori a fare altrettanto, si apre una voragine. Jean-Etienne, tipico bobo (borghese bohémien) transalpino, si dirà d’accordo, ma quando gli piomberà una famiglia di rom dentro casa la situazione prenderà una piega ben più ingestibile…

Utilizza in maniera sfacciata e strumentale i requisiti della farsa, Benvenuti a casa mia  (titolo originale À bras ouverts, a braccia aperte, ma in entrambi i casi il titolo del film è anche quello del libro del protagonista). Il regista Philippe De Chauverone il suo sceneggiatore Guy Laurent avevano già colpito nel segno, sul territorio della commedia sociale e di costume, col precedente Non sposate le mie figlie! (2014), che però deviava ben presto verso il fumetto intavolando un gustoso Indovina chi viene a cena? multiplo e in chiave rigorosamente etnica: un enorme successo in Francia, con sequel in arrivo.

Difficile anche in questo caso attribuire al film stoccate che siano intenti critici, perché si lavora in maniera pirotecnica e bidimensionale sugli stereotipi per costruire una galleria ridanciana e popolare, da vignetta satirica, in cui nessun assunto viene ribaltato e nessun immaginario viene davvero incrinato ma si confermano certezze, che vengono sapidamente accresciute. Il Sud Italia viene etichettato come un posto degradato, per dire, e siamo in un costante clima da barzelletta sopra le righe.

Queste prerogative possono risultare, a seconda delle prospettive e degli orizzonti delle aspettative di chi guarda, un beneficio o un limite, un’appagante e a suo modo liberatoria fuga dalla realtà – perché non si muove certo su un registro realistico, Benvenuti a casa mia – oppure un’irritante scorciatoia per ridurre a due dimensioni problematiche ben più macroscopiche. Anche se i rom, rispetto alle recenti crisi migratorie, non sono proprio quanto di più attuale nemmeno nelle retoriche populiste delle destre, e dunque il film evita autogol controproducenti e scivolosi inciampi umanitari con sulfurea grazia e smaliziata cattiveria, la stessa, in fondo, che anima i momenti migliori del film.

Si parla naturalmente di ipocrisia morale della classe dirigente, in Benvenuti a casa mia, un elemento che è alla base della crisi della sinistra europea e occidentale di cui si fa giustamente un gran parlare di questi tempi e che è un dato storico ormai assodato, conclamato anche in Italia dopo l’emorragia di voti del PD alle ultime elezioni. Lo sberleffo al ceto intellettuale e al suo progressismo da poltrona in questo caso convive agevolmente con la gag escrementizia, senza particolari contraccolpi o crisi d’identità per il prodotto finale, in un’idea di commedia che non coltiva mezze misure ma una fusione indiscriminata di alto e basso (e di alti e bassi). Per i fan (e non sono) pochi del conduttore de I fatti vostri: il protagonista è doppiato, tra l’altro in maniera impeccabile, da Giancarlo Magalli.

Mi piace: il lavoro fumettistico sulla realtà, le classi agiate, i rom

Non mi piace: qualche deriva banalmente scatologica

Consigliato: gli amanti di una commedia francese pirotecnica, che in punta di stereotipo non tema la farsa 

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