Ghost Rider: Spirito di vendetta: la recensione di Frenck Coppola

Serata marvelliana questa appena passata al cinema, in sala c’era Ghost Rider: Spirito di Vendetta e nonostante il primo esperimento del 2007 non andò come tutti speravamo ho pensato che questo secondo capitolo potesse risollevare le sorti cinematografiche di uno dei supereroi più controversi della schiera Marvel.
Alla regia ci sono i due esuberanti registi di Crank, Mark Neveldine e Brian Taylor, per un supereroe del tutto fuori dal normale era praticamente scontato avere due registi in linea come loro.
Neveldine e Taylor sono conosciuti dall’intero panorama hollywoodiano per le loro tecniche di ripresa fuori dal normale, due pazzi con le cineprese, in pratica per le riprese del loro Ghost Rider hanno girato con rollerblade, corde che li hanno sospesi per aria e tanto altro con il risultato di avere scene veramente spettacolari.
Il punto di forza di questo titolo sta proprio in questo, adrenalina unita ad un discreto 3D hanno fatto si che il grosso passo in avanti rispetto al primo capitolo, almeno in spettacolarità, ci sia stato e come.
Ciò che non ha convinto è la sceneggiatura che manca di mordente, le troppe mani passate sullo script hanno avuto il risultato di regalare a Ghost Rider molta confusione e poca incisività.
Neveldine e Taylor hanno sicuramente dato libero sfogo al loro estro, ma comunque hanno dovuto attenersi ad un copione poco personale finendo col rendere spettacolare un cinecomic poco fedele al fumetto originale.
Si alternano i punti positivi con quelli negativi se parliamo del cast; Nicolas Cage, nonostante sia un quasi cinquantenne molto agile e sportivo, dimostra in più di un’occasione di essere fuori posto in un ruolo cosi fisico come quello di un supereroe, è vero che Ghost Rider è uno dei supereroi più maturi, ma Cage da l’impressione dell’anzianità più che della maturità.
La nostra Violante Placido soffre un pò il balzo del cinema americano rispetto a quello nostrano, il suo impatto in questa pellicola ha alti e bassi, il suo ruolo è relativamente centrale e per questo ci si aspettava tanto da lei, la sua prova comunque non è da bocciare, ma soltato da rivedere.
Idris Elba continua ad essere un vero professionista, nonostante il suo immenso talento continua a non avere ruoli centrali, ma sempre e soltanto ruoli da aiutante o al massimo villain, in Ghost Rider dimostra fisicità unita ad una buona dose di ilarità per un mix ancora una volta ottimo.
I villain di turno si dividono i meriti, per il bravissimo Ciaran Hinds si possono tessere buone lodi anche se il suo personaggio (Lucifero) non è sfruttato a dovere, per quanto riguarda Johnny Whitworth si può parlare di un piccolo passo falso, un quasi sconosciuto che non riesce mai a far ombra al supereroe, cito Bane o Joker per Batman per fare un esempio.
Gli effetti speciali, come annunciato nella parte centrale della recensione , sono un buon punto di forza, i dettagli del Ghost Rider sono molto pregevoli e superano di gran lunga quelli visti nel 2007 grazie a Mark Steven Johnson.
In molte scene grazie alle acrobazie di Neveldine e Taylor si può notare la spettacolarità di un buon 3D senza dover storcere per forza il naso per una tecnica sempre discussa come quella del tridimensionale.
In conclusione posso tranquillamente affermare che questo secondo esperimento cinematografico sul personaggio Ghost Rider può ritenersi migliore del primo, ma il problema resta dal punto di vista narrativo.
Ancora una volta infatti si soffre la poca dimistichezza dei registi con la vera natura del fumetto, non conoscere a fondo la misticità del personaggio tende ad evidenziare i troppi difetti presenti nel film con il risultato di perdere di vista la strada giusta per un buon cinecomics.
Consiglio la visione del film per coloro che cercano un pò di azione con un buon 3D, ma diffido gli amanti del genere cinecomics da aspettarsi il capolavoro.

Frenck Coppola

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