Guardiani della galassia Vol. 2: la recensione di cineluk

L’unione fa la Galassia (sconfinata) dei Guardiani

Risoluti. Scaltri. Indisciplinati. I Guardiani della Galassia sono tornati, pronti a fare giustizia nei meandri del Cosmo. Sfrecciano. Colpiscono. Sgraffignano. Perdono le staffe. Questa volta in ballo però, c’è perfino la salvezza dell’intero Universo. Tra inseguimenti, sparatorie e considerazioni interpersonali, salgono in cattedra i legami familiari: quelli di sangue e quelli acquisiti dalla vita (difficile) fianco a fianco. Le due figlie adottive di Thanos, Gamora (Zoe Saldana) e Nebula (Karen Gillan) hanno molto da dirsi (e darsi). Non si sono mai davvero parlate e forse è arrivato il momento di farlo. Alt(r)a figura centrale, Yondu (Michael Rooker), il patrigno del terrestre Peter “Star-Lord”. Un po’ Capitan Barbossa. Un po’ Harry Callaghan. Mastica amaro. Si nasconde dietro il proprio passato e l’implacabilità della propria freccia comandata ad angelico fischio. È alla ricerca di un riscatto. Un inaspettato scontro di eventi farà sì che abbia la possibilità di dare prova del suo indiscusso valore, il tutto con la fiera collaborazione del suo leale braccio destro Kraglin (Sean Gunn). E poi c’è lui, il terrestre StarLord (Chris Pratt), qui alle prese con le decisive rivelazioni sul proprio passato. I pezzi del mosaico prendono forma. Prima con l’inganno, poi con la presa di coscienza e la reazione. In questo senso, tutti i Guardiani intergalattici si assomigliano. Guardano il mondo a distanza. In principio vi si collocano dalla parte opposta. Soffrono, si mettono in discussione per poi riprendere il cammino. Un nuovo cammino. È la vera umanità nel senso universale del termine. Nessun cameo per Kurt Russell e Sylvester Stallone, ma presenze fondamentali a cui gli attori danno peso e sostanza. L’overdose Marvel Comics è un dato appurato ma questa volta ha davvero fatto centro. Un sequel così dalle loro parti non si era mai visto. Guardiani della Galassia vol. 2 (2017, di James Gunn) è un film maturo, capace di suscitare molte riflessioni, commozione e parecchie risate: la disquisizione di Rocket sul nome del suo carceriere Taserface (Chris Sullivan) è cult puro, così come il dibattito su chi sia il miglior pilota tra lo stesso procione e Peter mentre sono inseguiti da un numero spropositato di nemici. Star-Lord, Drax, il piccolo Groot, Rocket e Gamora. Sono cinque e sono tutti diversi. Ognuno di loro appartiene a una specie differente eppure eccoli lì, a bordo della stessa astronave. Pronti a sostenersi. A rischiare l’uno per l’altro. Non sono perfetti e non lo saranno mai. L’orgoglio e i demoni interiori sono sempre lì, a tentarli, ma quando c’è da osare, le barriere si dissolvono. Che si tratti di affrontare un semplice mostruoso nemico o l’intera flotta dei Sovereign, i Guardiani della Galassia rispondono uniti e presente!

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