Hunger Games: la recensione di Frenck Coppola

In tre giorni due anteprima e chiaramente due recensioni, dopo aver consegnato The Avengers alle statistiche dichiarandolo come un mezzo capolavoro, questa sera è la volta di The Hunger Games, una vera e propria scommessa che negli Usa sta spopolando.
Quando si parla di un adattamento cinematografico di un romanzo spesso si usa fare riferimenti specifici allo stesso romanzo in modo da trovare pregi, difetti, ma soprattutto somiglianze, ma per chi non ha avuto la possibilità di leggere la fonte originale non resta che attaccarsi alla trama e sperare di non assistere ad un mucchio di azione con poca trama e solo bei faccini.
Per conoscere Hunger Games vi basterà sapere che è ambientato in un futuro post-guerra dove il nord America è divenuto lo stato di Panem composto da una città centrale (Capitol City) che controlla 12 distretti.
Per cercare di tenere a bada i 12 distretti il governo di Panem usa il terrore organizzando ogni anno un crudissimo torneo chiamato Hunger Games dove due ragazzi per ogni distretto si scontrano all’ultimo sangue, uno solo tra i 24 contendenti diventa il vincitore.

La regia di Hunger Games è stata affidata a Gary Ross, un regista che dalla sua ha avuto pochissime esperienze, ma tutte di grande spessore come Pleasantville e Seabiscuit, sulle sue spalle la Lionsgate ha scommesso tantissimo visto che si parla di un possibile nuovo franchise dopo Harry Potter e Twilight.
Molto spesso adattare un romanzo comporta moltissimi valori da tener conto, su tutti il parere dei lettori, ma avendo collaborato alla stesura della sceneggiatura insieme alla stessa scrittrice Suzanne Collins, Ross ha avuto dalla sua strada facile e terreno fertile su cui costruire un enorme successo.
La trama scorre molto linearmente, Ross ha saputo collegare il tessuto narritivo del romanzo con l’aspetto cinematografico senza molti problemi, molti particolari sono stati riportati fedelmente non sforando mai nel banale, i personaggi principali hanno avuto la giusta cura dei dettagli.
Ciò che forse è mancato è un complesso lavoro di descrizione di una situazione socio-politica che in Hunger Games la fa da padrona più che dei giochi mortali, in particolare manca una sottolineatura dei tessuti sociali diversi da un distretto all’altro, ci si trova direttamente catapultati in un nuovo mondo, un mondo diverso dalla nostra realtà che solo verso la metà del film si riesce a comprendere e forse nemmeno troppo.
Per quanto riguarda il cast si possono fare due distinzioni in particolare, i protagonisti degli Hunger Games ed il resto dei personaggi cosiddetti di contorno, se per i primi risulta una mancanza di personalità tranne che per la bravissima Jennifer Lawrence per i secondi c’è solo l’imbarazzo della scelta nel scegliere colui che ha dato di più al film.
Jennifer Lawrence ha dimostrato ancora una volta il suo immenso talento, dopo essere stata candidata agli Oscar due anni fa, ha avuto un continuo aumento di popolarità tanto da divenire il punto fermo di questo nuovo franchise e lei non ha deluso le attese.
Josh Hutcherson non mi è sembrato il ragazzo giusto al posto giusto, non ha minimamente sorretto il peso della sua figura come co-protagonista finendo spesso sommerso dalla grande interpretazione della Lawrence, il resto dei tributi erano pressochè sconosciuti lasciando un grosso vuoto nella casella talenti, scelta sbagliata.
Ottime le interpretazioni di Woody Harrelson e Stanley Tucci, i due attori hanno contribuito a dare un supporto perfetto per l’autonomia del film, le loro interpretazioni hanno colto in pieno l’anima dei loro personaggi.
Bravo anche il cantante Lenny Kravitz al suo esordio in una pellicola di quest’entità, in precedenza aveva partecipato al comunque ottimo Preciuos sempre con buoni risultati, da rivedere infine l’interpretazione di Elizabeth Banks e Wes Bentley, loro mi son sembrati un pò fuori luogo in un cast di supporto così unito e compatto.

Essendo Hunger Games un film tratto da un romanzo di fantascienza mi sembra doveroso dare un piccolo giudizio all’aspetto visivo apprezzato durante la visione.
A dirla tutta pochi sono stati i momenti densi di effetti speciali degni di nota, ma ciò che ha colpito è la minuziosità con cui la citta di Capitol City è stata riprodotta, un sforzo artistico che ha regalato al pubblico un’ottima fotografia di ciò che nel romanzo chiaramente si poteva soltanto immaginare.

In definitiva Gary Ross e la Lionsgate sono riusciti a tenersi lontani dall’ombra di un nuovo Twilight, slegandosi dagli errori fatti nell’adattamento cinematografico del romanzo di Stephanie Meyer.
Se la forza di Twilight è stata principalmente la presenza di un triangolo amoroso composto da tre dei più amati attori dai teeneger, Hunger Games emerge per una trama che regge e che regala spunti di dialogo e di confronto dove ciò che veramente importa non è solo il nome del protagonista, ma ciò che rappresenta in una società piegata dalla mancanza di libertà.

Concludo questa recensione consigliando vivamente la visione di Hunger Games a tutte le fascie di età, ognuno infatti potrà trovare un punto di interesse dove focalizzare la propria attenzione.
Hunger Games di sicuro non piacerà a tutti, ma questo è soltanto il primo capitolo e le basi gettate sembrano ottime, il futuro della saga potrà solo essere migliorata riuscendo a descrivere più dettagliatamente quello che realmente Hunger Games rappresenta.

Attendo con Ansia La Ragazza di Fuoco e Il Canto della Rivolta, il primo è già in produzione per novembre 2013.

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