Hunger Games: la recensione di Melany

Mentre in tutto il mondo è scoppiato il fenomeno “Hunger Games”, riuscendo quasi a trasformarlo in una moda, la verità è che, se si concede uno sguardo approfondito al libro e al film, ci si accorge che non è la solita saga per teenager.
Ispirato originariamente ad un reality show mixato con le immagini della guerra in Iraq, Hunger Games narra la storia di Katniss Everdeen (Jennifer Lawrence), ambientata in un futuro post apocalittico nello stato di Panem, a sua volta diviso in 12 distretti. Ogni hanno 2 ragazzi scelti da ogni distretto vengono inviati a Capitol City per scontrarsi in una gara mortale dove solamente uno di loro potrà trionfare.

“Mi offro volontaria come tributo!”

Ci sono molti modi di riassumere Hunger Games, e la frase pronunciata da Katniss offre un buono spunto da dove iniziare: sacrificio.
Questo è il primo tema della storia. La scelta della protagonista di offrirsi come tributo al posto della sorella minore da grandi emozioni sia sulla carta che sullo schermo. Jennifer Lawrence è in grado di pietrificare con lo sguardo, mentre lo spettatore riconosce dalle smorfie sul suo viso i conflitti interiori conosciuti nel libro.
Il film si concentra sulle vicende principali del romanzo, lasciando indietro alcune parti per esigenze di copione, ma il film non è nè scontato nè banale: l’idea di Capitol City è stata resa appieno. Colori sgargianti, personaggi che sembrano quasi finti messi a contrasto con i ventiquattro tributi dei distretti, più umani dal punto di vista stilistico ed emotivo.

“Perchè… perchè lei è venuta qui insieme a me”

E poi c’è l’amore di Peeta Mellark (Josh Hutcherson).
La storia d’amore dei due protagonisti piace perchè è diversa dalle altre. Il loro non è un amore “alla Twilight” o “alla Fallen” (tanto per citare due famosissime saghe) perchè invece di essere fondato sull’attrazione fisica reciproca o sul diverso e pericoloso (vampiri, caso Twilight. Angeli, caso Fallen) si instaura prima per sopravvivenza e tattiche di gioco per attirare l’attenzione di pubblico e sponsor e successivamente assistiamo a come Katniss comincia a provare qualcosa per Peeta.
La narrazione, che nel libro è affidata a Katniss ci fa vedere le cose solo sotto il suo punto di vista. Un punto di forza del film è infatti la visione d’insieme di ogni scena: splendido, infatti, il momento in cui Gale (Liam Hemsworth) abbassa gli occhi mentre assiste in diretta Tv al bacio tra i due “amanti sfortunati del distretto 12″.
Al contario del libro, le scene romantiche tra i due sono state ridotte, ma il regista Gary Ross ha colto l’essenza della loro storia d’amore dandocene un assaggio in attesa di scoprire cosa seguirà.

Un po’ di speranza fa bene, troppa diventa pericolosa. Quindi devi cercare di contenerla.”

Credo che i dialoghi tra Seneca Crane (Wes Bentley), capo stratega, il presidente Snow (Donald Sutherland) siano tra i più riusciti del film. Totalmente assenti nel libro, danno la possibilità di capire (anche a chi il libro non l’ha letto) la psicologia nascosta dietro ai giochi. Il vero motivo per cui sono stati creati e perchè hanno cosi tanto successo. Come dice Gale all’inizio del film, basterebbe non guardarli per farli crollare. Ma il pubblico li segue, ammira i tributi. Perchè alla fine tutti sperano di veder tornare qualcuno che sta loro a cuore. Qualcuno che si è distinto più degli altri.

“Insieme?”

Lo spirito di sopravvivenza unito all’ambizione è un altro filo conduttore del film. La voglia di vincere dei tributi favoriti, allenati fin dalla nascita a uccidere e combattere, si contrappone ai valori di Katniss quali famiglia, rispetto, pietà. E la sua ossessione a ripagare ogni debito.
Negli Hunger Games c’è sempre stato un solo vincitore che successivamente portava richezza e onore al proprio distretto. Nella 74esima edizione invece, quella narrata da Suzanne Collins, i vincitori possono essere entrambi i tributi dello stesso distretto. Qui si ha una svolta, fino a quando Peeta e Katniss capiscono che dovranno uccidersi tra di loro quando la nuova regola viene revocata.
Ed ecco l’escamotage: uccidersi entrabi. Perchè senza un vincitore gli Hunger Games crollerebbero e Capitol City potrebbe perdere parte del proprio potere sui distretti.
Salvati appena in tempo da Seneca Crane nel film (da Claudius Templesmith nel libro) Katniss capisce che per lei e Peeta i giochi non sono ancora finiti, e al rientro a casa l’aspetteranno l’ira del presidente Snow da un lato e nuove emozioni dall’altro.

Buona anche la scelta del cast, dove troviamo una fantastica Jennifer Lawrence che buca lo schermo riuscendo a mettere in ombra anche gli altri attori. Perfetti anche Lenny Kravitz e Elizabeth Banks, la cui trasformazione nei panni dell’esuberante Effie è sublime. Al contrario di molti, a me Josh Hutcherson nei panni di Peeta Mellarck è piaciuto: ha dato un’interpretazione convincente del suo personaggio rendondolo vero, anche se concordo che in alcune scene viene eclissato dalla Lawrence.

Unica pecca: la velocità delle scene d’azione, che risultano un pò sporche e caotiche e la voce italiana di Katniss. Personalmente ho amato quella del primo trailer.
Ma è solo il primo film di una trilogia che può solo migliorare.

Voto: 4/5 Quasi il massimo, ma solo perchè sappiamo che, a prendersi il meritato cinque, verranno episodi ancora migliori. (Waiting for Catching Fire)

© RIPRODUZIONE RISERVATA