Il diritto di contare: la recensione di matyna88

Dopo la polemica OscarSoWhite riguardante le candidature dello scorso anno e l’elezione di Trump come presidente degli Stati Uniti, gli Oscar non sono mai stati SoBlack.
E mentre la statuetta di Viola Davis è stata una delle più meritate della cerimonia, su qualche altra nomination ho qualche perplessità. Ma non è il caso de “Il diritto di contare”, uno dei migliori film che ci abbia regalato il 2016.
La matematica Katherine Johnson (Taraji P. Henson), insieme alle sue colleghe Dorothy Vaughan (Octavia Spencer) e Mary Jackson (Janelle Monàe) sono tre donne di colore che lavorano alla NASA durante il periodo della segregazione.
Con la loro intelligenza e la loro dignità, sfidano razzismo e sessimo, arrivando a dare un contributo fondamentale alla realizzazione del progetto Mercury e della missione Apollo 11.
Una storia di donne, di forza di volontà, di coraggio, raccontata in maniera lieve e posata.
Un film equilibrato, che tratta di temi importanti senza però ricorrere allo strumento dell’angoscia devastante. A episodi di palese mortificazione se ne alternano altri di assoluta normalità, di risate e chiacchiere tra amiche, di amore, preoccupazione, cucina. Di leggerezza. E sono questi, forse, i momenti chiave della narrazione; perché rendono più forte l’impatto dell’ingiustizia e perché insegnano a vedere la normalità che accomuna tutti.
Così come a figure ottuse e spregevoli se ne affiancano altre che sanno vedere oltre gli stereotipi, primo fra tutti un Kevin Costner che prende a bastonate l’insegna del bagno per sole donne di colore, dando quindi importanti lezioni di vita.
Buona la storia, buone la sceneggiatura e la regia, ottima la recitazione, belle le scenografie… Il Diritto di Contare è uno di quei film in grado di far passare una serata piacevole e contemporaneamente di insegnare qualcosa.
Nonché una nota di positività che l’Academy dovrebbe promuovere un po’ più spesso.

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