Il grande e potente Oz: la recensione di pietro@civera.it

Sono nato a fine degli anni 80 e posso dire di essere uno dei figli di Walt Disney.
Cresciuto a pane e Re Leone con una spolverata di Aladdin ed un contorno di Ducktales, associo il castello bianco su sfondo azzurro alla massima espressione della magia. Mi fa un po’ effetto pertanto vedere il logo Walt Disney accostato a film che il mio cervello fatica ancora del tutto ad accettare come tutt’uno, proprio come Il Grande e Potente Oz. Dovremo inoltre farci l’abitudine visto che negli ultimi anni la Disney ha affrontato una campagna acquisti che farebbe invidia anche a Florentino Perez quando nel 2009, per il suo real, decise di comprare Cristiano Ronaldo per 94 milioni di euro. Negli ultimi 5 anni la Disney ha acquisito Marvel e Lucas film per una cifra complessiva di circa 8 miliardi di dollari, non so nemmeno come si scriva. Non riesco però a trattenermi dall’immaginare titoli possibili come Toporagno, Zio Paperone e il tempio maledetto, Pippo – la minaccia fantasma e cosi via.
Il Grande e Potente Oz è stato girato in IMAX ed è in 3D. Il mondo del cinema ha creato una grande aspettativa per questo film (le scarpette rosse indossate da Judy Garland, aka Dorothy, vendute ad un anonimo per 165 000 dollari erano presenti come cimelio sul red carpet dell’ultima cerimonia degli Oscar). Avendone la possibilità, mi sono recato in una delle 2 sale IMAX italiane (Pioltello-MI, Riccione) per fare a dovere il mio compitino. Appena iniziato il film, un amico mi ha fatto una domanda che apparentemente ho trovato stupida:“Mah..ha a che fare con il mago di Oz?” riferendosi al film del ‘39. Ed io ho risposto di si, ma ripensandoci, non era una domanda poi cosi scontata. Il Grande e Potente Oz è una specie di prequel che racconta la storia di come il mago sia arrivato nel Regno, prima che la dolce Dorothy indossasse le sue scarpette.
Oscar Diggs (James Franco – Spiderman, 127 ore) è un illusionista scarsino che con il sorriso da playboy raggira quotidianamente il pubblico in un piccolo circo nel Kansas. Si ritrova improvvisamente catapultato nel Regno di Oz. Qui dovrà credere nelle proprie capacità e dovrà dimostrare al popolo di essere il mago che aspettavano, per essere liberati dalla tirannia di una strega cattiva. Streghe malvagie e streghe buone interpretate da un cast di tutto rispetto, Theodora (Mila Kunis), Evanora (Rachel Weisz) e Glinda (Michelle Williams).
Si è vero c è il regno di Oz, la città di Smeraldo, il percorso di mattonelle gialle ed il mago naturalmente, ma di quella magia rimasta nel cuore di tutti i cinefili da più di 60 anni, non ne è rimasta molta. Il Mago di Oz di Victor Fleming, tra le altre cose, è famoso per l’uso del Technicor. Nel film di Sam Raimi potrei dire che è rimasto solo il Technicolor, in versione 2.0.
In una realtà cinematografica in cui le fiabe vengono rivisitate in chiave dark con gran successo ,Biancaneve e il cacciatore oppure il nuovo Hansel & Gretel tanto per citarne alcuni, Sam Raimi ha fatto la voce fuori dal coro…ha osato… e ha toppato.
Tranquilli non allarmatevi, non siamo allo stesso livello di Spiderman 3, ma qualcosa non è andato per il verso giusto.
Aveva già provato Tim Burton con Alice in Wonderland (c è un collegamento tra Alice e Oz, stesso produttore, Joe Roth) a proporre una rivisitazione della fiaba in chiave caricaturale/kitsch/colorata/minestrone, e, reso chiaro che a Burton si perdona tutto, mi chiedo se a Sam Raimi non sia scattata la lampadina. Chissa come mai nessuno ha più fatto quel genere di film? Mah mistero.
Il Grande e Potente Oz è un miscuglione tra il film citato di Burton, Narnja, Il Signore degli Anelli, Hocus Pocus, Shrek e Hugo Cabret, con tutto rispetto per gli altri registi. Cè di tutto in questo film, ad un certo punto compaiono anche dei nani ed una mela…devo dire altro?
L’ho trovato lungo, probabilmente perché la noia rende eterna qualunque pellicola. I primi minuti passano, grazie alle immagini e alle ricostruzioni computerizzate del Regno di Oz (la CGI ed il 3D dimostrano di avere delle potenzialità infinte), ma una volta sopraggiunta l’assuefazione da colori saturi e bestie di fantasia, il film si perde in una trama banalotta.
Non potrei definirla nemmeno una pellicola per bambini. Davanti a dialoghi cosi lenti gli infanti potrebbero fare due cose: riscrivere meglio i dialoghi (poco probabile) oppure iniziare a fare quelle cose fastidiose come tirare pop corn ai vicini o peggio fare domande ai genitori a voce alta (molto probabile).
E poi non vorrei deludere i fan di James Franco, ma mi sembra sempre uguale. Non ho trovato differenze tra Oscar Diggs (Oz), Harry Osborn (Spiderman) e Aron Ralston (127 ore). Si è vero, anche Johnny Depp ha lo stesso problema…ma basta cambiare il trucco ogni volta e il gioco è fatto.
Giuro che per tutto il film, viste le protagoniste femminili, ho sperato che all’improvviso comparisse Ted fumando una canna di papaveri di Oz, oppure Daniel Bond Craig invitato ad un torneo di poker nella città di Smeraldo, o ancora, la più desiderata, Dawson Leery che spostandosi il ciuffo biondo di lato dicesse “Stop! Ragazzi fatevi un applauso, le riprese del mio primo film finiscono qui”.
In america ha avuto ottimi incassi..de gustibus. Per quanto mi riguarda il giudizio è un “provaci ancora Sam”.
Arrivato a casa infine, accendo la tv sperando di rifarmi con un Jurassic Park oppure un Ritorno al futuro, e invece trasmettono Spiderman..di Sam Raimi…naaaaaah, buonanotte.

COSA HO IMPARATO (ATTENZIONE SPOILER)

– I babbuini non sono scimmie incazzose solo nella realtà

– La CGI ed il 3D possono fare molto, ma non tutto

– Nel Regno di Oz esiste un traffico illegale di droga estratta dai papaveri

PC

© RIPRODUZIONE RISERVATA