Il grande e potente Oz: la recensione di ScR

Il mago da fiera di provincia Oz anela la grandezza e prende il suo arrivo fortuito nel magico mondo omonimo come un’opportunità per diventare il grande uomo coperto di gloria e ricchezza che ha sempre sognato di essere. Unico personaggio a non avere un suo doppio nella nuova realtà, il sedicente incantatore incappa in streghe buone e decisamente meno buone, scimmie volanti e piante di gioielli, mentre cerca strenuamente di sottrarsi a quella profezia che vede in lui il salvatore di un mondo oppresso.Piccola traccia nera in un caleidoscopio di colori quasi psichedelici, il mago dell’Arkansas punta disperatamente i piedi per impedirsi di sbattere contro quella grandezza che non è dorata e lucente come credeva. James Franco dona magicamente al suo protagonista la verve e l’istrionismo dell’imbonitore di mercato capace di convincerci che una colomba può saltar fuori da una tasca, ed al contempo ci mostra sotto il bel sorriso i difetti che impediscono al suo mago di essere realmente “grande e potente”. In questo prequel de Il Mago di Oz, Dorothy non è ancora andata over the rainbow, e al regista Sam Raimi viene chiesto di spiegarci chi era il signore della Città di Smeraldo prima di diventare l’essere conosciuto dalla ragazzina. La voglia di inscenare una sorta di continuum temporale con il suo predecessore non ha comunque impedito al film di diventare perfettamente autonomo creando una vicenda che richiama l’opera prodotta nel 1939 senza usarla per evitare nuove trovate e, più in generale, dando una sorta di svecchiata che sembra preludere se non ad un sequel per lo meno ad un altro film dello stesso filone. Forse è questo gradito connubio tra nuovo e vecchio ad incantare, o magari l’eccellente 3D, od ancora il feeling tra James Franco e le protagoniste femminili splendidamente peculiari, o semplicemente il fascino delle musiche dal tocco burtoniano (composte infatti da Danny Elfman), ma sia quello che sia si può dire che Sam Raimi e tutto il cast hanno completato la missione di traghettare nel nuovo millennio l’anima di una pietra miliare della storia del cinema.

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