Il peggior Natale della mia vita: la recensione di Valentina Neri

Dopo aver ammazzato il cane dei suoceri, sfiorato l’omicidio della nonna della fidanzata e mandato quasi all’aria il suo matrimonio, Paolo, il personaggio interpretato da Fabio De Luigi ne La peggior settimana della mia vita, torna a fare danni nel sequel, Il peggior Natale della mia vita. Il titolo da solo servirebbe a dare l’idea dei disastri che attendono i personaggi dietro l’angolo, e del resto, per capire che l’impianto catastrofico è il perno di questo progetto bastava guardare il capitolo n. 1.

Ma come in quasi tutti i seguiti, in cui per bissare il primo successo si estremizzano gli ingredienti della storia precedente, stavolta la concentrazione di pasticci e imprevisti è raddoppiata. Sarà l’ambientazione – si passa dalla città alle cime innevate della Valle d’Aosta – o sarà che tutt’intorno decorazioni natalizie, neve e animali invadono lo spazio rendendo anche i più semplici gesti di Paolo complicati, fatto sta che il protagonista della vicenda è sempre più maldestro e sfigato. Tutto comincia quando lui e sua moglie Margherita (Cristiana Capotondi) vengono invitati a passare il Natale nel castello di un amico di famiglia dei suoceri (Diego Abatantuono), padre di una ragazza incinta (Laura Chiatti) e datore di lavoro di un domestico sui generis (Dino Abbrescia). All’appuntamento, Paolo si presenta dopo quasi un giorno di viaggio a bordo di un quadriciclo (non ha la patente…) senza catene e con una gigantesca cassa sul portabagagli contenente una piscina per il parto in acqua che sua moglie vuole fare da lì a pochi giorni. Inutile dire che quadriciclo e piscina saranno tra gli oggetti su cui si baseranno alcune gag di punta della storia.

Il film infatti non riprende solo la vicenda personale del protagonista là dove l’aveva lasciata, con il progredire della maternità di Margherita, ma ripropone lo stesso schema narrativo in cui una gag tira l’altra e tutti i personaggi finiscono per avercela con Paolo – salvo dimenticarsi di tutto davanti ad un evento lieto e riparatore: nel primo capitolo l’uscita dal coma della nonna, qui la nascita della bimba. Ma il meccanismo che nel primo scorreva piacevolmente anche grazie al maggior respiro dato ai personaggi attorno alla coppia protagonista (la madre della futura sposa sempre in ansia per il matrimonio, la sorella minore disfattista, la gag del muretto, la presenza, del disturbatore Alessandro Siani nei panni dell’amico casinista di Paolo) qui un po’ s’inceppa, avvinghiato com’è al personaggio di De Luigi, che per eccesso di sbadataggine e ingenuità non crea nessuna empatia con lo spettatore.

Paolo è il feticcio su cui riversare sventure e le paure peggiori: un caso patologico di imbranataggine. Così le gag, che già nel primo erano spesso sopra le righe, qui finiscono per essere veramente favolistiche e illogiche. Un peccato poi avere nel cast Catania, Abatantuono e Anna Bonaiuto (a sostituire Monica Guerritore nei panni della mamma di Margherita) senza potergli assegnare personaggi con una scrittura al servizio della loro bravura. I loro sono caratteri abbozzati di cui vediamo solo una banale e stereotipata superficie. L’impressione generale è che siamo lontani dalla sit-com inglese da cui tutto il progetto prende spunto, The Worst Week of My Life, così come siamo lontani dal più noto Ti presento i miei che aveva ben capito come le sole gag, anche lì spesso forzate, non bastassero a far davvero divertire il pubblico: per una pellicola come Il peggior Natale della mia vita ci si sarebbe dovuti basare di più sulle reali fobie, magari tutte italiane, legate alle feste, oltre a creare un rapporto forte tra i personaggi di De Luigi e Abatantuono, il quale avrebbe potuto fare la spalla di lusso nella sgangherata vita di Paolo.

Certo, si ride e si ridacchia, a tratti anche di gusto, e senza ascoltare improperi o battute di grana grossa volte a suscitare l’ilarità di pancia. Ma dalla scrittura congiunta di Alessandro Genovesi, il regista del film, e di De Luigi, ci si aspettava uno sviluppo in avanti maggiore. Specie alla seconda occasione.

Leggi la trama e guarda il trailer del film

Mi piace
Alcune gag vanno a segno e si ride di gusto

Non mi piace
I personaggi di contorno appena abbozzati, gli eccessi nei disastri di Paolo che impediscono qualsiasi forma di empatia con i personaggi

Consigliato a chi
A chi ama le commedie italiane “natalizie”

Voto: 2/5

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