Jimmy Bobo – Bullet to the Head: la recensione di AndreaRocky

Jimmy Bobo: oltre al titolo (italiano) c’è di più… molto di più!

Walter Hill torna alla regia cinematografica dopo undici anni (Undisputed, 2002) ed un piccolo film Tv (2006). Un ritorno col botto, sceglie bene la sceneggiatura, il progetto e l’attore protagonista. Ne viene fuori così un piccolo capolavoro del genere action/thriller, come non si vedeva da anni.
Il film è un grandioso revival degli anni ’80, in cui questo genere regnava sovrano, con interpreti che ancora oggi non vogliono (per fortuna!) lasciare il cinema. Un regia asciutta, esperta, di chi mangia e vive cinema da oltre quarant’anni. basandosi su una sceneggiatura molto ben scritta dall’italiano Camon, senza falle ne buchi (classici dei film anni ’80), Hill riporta al cinema un film classico, pieno di azione, divertente e molto apprezzabile. Il regista può ora definirsi il vero artigiano del genere.
La sceneggiatura vanta il merito di avere una struttura lineare e temporale perfetta, gli attori non arrivano all’improvviso dal nulla (come ne I Mercenari 2 ad esempio), e le ferite dell’attore Kang non guariscono come magia.
Il protagonista è Sylvester Stallone, mai così perfetto ed in sintonia con un personaggio di un film non scritto da lui. Un ruolo azzeccatissimo, voluto a tutti i costi da Hill, che ci aveva visto più che giusto. Scatenato ed ironico, Stallone esprime tutte le sue potenzialità per un film del genere.
Il duello finale è già epico, un cult che resterà nella memoria e nella storia del cinema. Uno scontro con asce, un gigante che si muove come un felino.
Le scene di azione di tutto il film sono rocambolesche e ben fatte, studiate da chi sa fare questo cinema. Azione intervallata da battute ironiche e sbruffoneggianti, ma mai banali e sempre adatte alle situazioni.
Ottimo anche il doppiaggio, la voce di Massimo Corvo si adatta sempre di più al personaggio di Stallone. Grande complimento anche al sonoro del film, semplicemente impeccabile.
Infine, dopo i tantissimi pregi, troviamo l’unico vero difetto: il titolo italiano.

Voto: 8,5/10

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