La fine è il mio inizio: la recensione di Paolo Sinopoli

La fine è il mio inizio è il titolo provocatorio del nuovo film di Jo Baier sugli ultimi giorni di Tiziano Terzani, celebre giornalista che ha dedicato gli ultimi anni della sua vita alla ricerca di se stesso attraverso la meditazione e l’esperienza spirituale. Ad aver curato la sceneggiatura della pellicola è stato anche il figlio Folco Terzani, uno dei quattro autori (tra cui lo stesso Tiziano) dell’omonimo libro da cui è stato tratto il film, a cui Elio Germano presta il volto.
Il film segue le vicende di Folco Terzani che viene invitato dal padre, ormai malato di tumore da diverso tempo, nella sua villa in Toscana immersa nella natura. Folco prende l’aereo da New York e si reca a casa dei suoi genitori, dove trova un padre con la barba e l’abito lungo, costretto a rimanere a riposo a causa dei forti dolori. Tiziano, interpretato da un camaleontico Bruno Ganz (La caduta – Gli ultimi giorni di Hitler), confessa di voler essere intervistato dal figlio per poter raccontare il suo passato e riflettere sulla vita e la morte. I dialoghi sono coraggiosi ma talvolta lo spettatore si perde tra giri di parole affrettati e affermazioni di cui neanche i protagonisti sembrano poi così convinti. Si spazia dal dramma delle guerre che infiammano il mondo al consumismo della nostra società, dalla bellezza della natura alla certezza della famiglia, fino al dramma della morte. In tutto questo Folco si limita a pendere dalle labbra di un padre con cui sembra non aver mai avuto un gran rapporto, e che parla di equilibrio del cosmo e rivoluzione interiore. Certamente il film nasce come un ritratto molto personale visto attraverso gli occhi di un figlio ma, non conoscendo il passato, lo spettatore non è aiutato a comprendere fino in fondo la relazione che s’instaura tra i due. Una nota di merito va invece alle location e ai paesaggi mozzafiato che arricchiscono le delicate inquadrature. Inoltre, La fine è il mio inizio è stato girato proprio nella villa di Terzani, su gentile concessione della famiglia che si è prodigata per fornire tutto l’aiuto necessario per ricostruire il più fedelmente possibile le ultime ore del noto giornalista.

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Mi piace:
Coraggioso il tentativo di realizzare un film di un’ora e mezza che ruota senza censure attorno al tema della morte.

Non mi piace:
A parte la morte, che viene accettata con serenità da Tiziano Terzani, si fatica a comprendere come questo suo stile di vita possa reggere alle concrete difficoltà quotidiane.

Consigliato a chi:
A chi si pone domande sulla vita e la morte ed è curioso di scoprire chi era veramente Tiziano Terzani.

Voto: 2/5

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