La La Land: la recensione di LauraT

Musicista jazz frustrato e squattrinato lui, aspirante attrice lei, si incontrano e si innamorano in quel di Los Angeles. Se n’è parlato così tanto, praticamente ovunque, che a questo punto a grandi linee la trama la conoscono tutti. Le premesse non sembrano poi così originali. Allora cos’ha di speciale questo film? Che ha rinfrescato e riportato sul grande schermo un genere che sembrava morto e sepolto? O che è pieno zeppo di riferimenti a un cinema che non c’è più e che scalda il cuore dei nostalgici? Difficile a dirsi, perché non a tutti piacciono i musical, qualcuno sostiene che La La Land un musical non lo sia nemmeno e le citazioni le coglieranno in pochi all’infuori di una nicchia di cinefili, in realtà pure un po’ âgé. E allora? Allora è che non è tanto una storia d’amore, che pure c’è ed è sincera e agrodolce come quel mezzo sorriso finale di Ryan Gosling, ma è una storia di felicità. Una felicità così pura e folle che ce la siamo dimenticata. Così pura, folle e incompresa che è come tuffarsi nella Senna a piedi nudi, una felicità ancor più romantica della storia di Mia e Sebastian e più struggente delle note di Hurwitz. I due protagonisti rincorrono un sogno così totalizzante che si prende tutto. Sebastian insegue il jazz puro, di una purezza che può esistere e resistere solo nel cuore di un sognatore che non scende a compromessi, perché nella realtà può solo sgretolarsi miseramente e lasciare il posto a un samba e tapas bar. Forse. Mia vuole diventare un’attrice, e si prende una porta in faccia dietro l’altra. Forse non è brava, forse è che il suo sogno è quello di tantissime altre, forse le serve solo qualcuno che creda in lei prima di lei. Forse. Ma qual è il prezzo di una felicità così? Ed è davvero la felicità migliore, quella più grande, quella che volevamo davvero? Forse sì, forse no. Qui Damien Chazelle lascia aperto l’interrogativo e ognuno può rispondersi come meglio crede. Poi si esce dalla sala. Chissà se più felici, più folli, più aggrappati al passato o parlando di futuro. Indifferenti no di certo.

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