Le avventure di Zarafa. Giraffa giramondo: la recensione di Emilia Iuliano

Si legge “Tratto da una storia vera” e si pensa subito a un live-action. Eppure Le avventure di Zarafa. Giraffa giramondo è un film d’animazione. Ha come protagonista una giraffa, la Zarafa del titolo, che non parla contrariamente a molti suoi simili animati. E, diversamente dalla gran parte dei suoi colleghi (specialmente quelli made in Usa), è disegnata a mano in Francia e ha due dimensioni. Ed è uno dei due perni di una fiaba che segue l’impianto di un racconto di formazione, un’avventura esotica pronta ad abbracciare, emozionare ed educare in egual misura sia i bambini sia gli adulti.
Un cartoon sfaccettato, dunque, con un’impronta retrò e che, tuttavia, si presenta al pubblico come un prodotto innovativo. Anche per la scelta originale di adottare il Cinemascope per seguire le peripezie di un personaggio “verticale” come la prima giraffa di Francia. Ovvero il dono che nel 1826 il Pascià d’Egitto inviò via mare al re di Francia Carlo X, per migliorare le relazioni tra i due Paesi, che qui prende il volo sulla mongolfiera dell’avventuriero Malaterre. Insieme al beduino Hassan, due mucche sacre provenienti dal Tibet e al piccolo Maki, un ragazzino di dieci anni sfuggito agli schiavisti, del quale Zarafa diventerà amica inseparabile.
La sua avventura ha un duplice pubblico. Quello in sala e quello dei bambini di un villaggio africano, radunati all’ombra di un secolare baobab da un vecchio saggio (nella versione italiana è doppiato da Vinicio Capossela). Il film, infatti, procede come un racconto nel racconto, un espediente utile a stemperare il pathos delle scene più drammatiche, ma anche a chiarire i passaggi meno ovvi, specialmente per i bambini. Il viaggio di Zarafa e Maki, infatti, è ricco di emozioni e, allo stesso tempo, di Storia, informazioni, temi e valori importanti. Che la coppia di registi d’Oltralpe (Rémi Bezançon, Jean-Christophe Lie) ha saputo miscelare grazie a un ritmo ben calibrato di dramma e commedia, condito da una visione sensibile e uno stile poetico (che rischia di edulcorarsi troppo verso l’epilogo). Passando dalla savana al deserto, dalle Alpi alla corte di Francia, i due amici si imbattono in culture, religioni e stili di vita agli antipodi. Scoprendo l’importanza del rispetto reciproco, della fiducia e della libertà propria e altrui.

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Mi piace
La ricchezza di temi ed emozioni, che catturano gli adulti tanto quanto i bambini.

Non mi piace
L’edulcorata ricerca dell’happy end nell’epilogo rischia di tradire il perfetto equilibrio costruito fino a quel momento.

Consigliato a chi
Vuole scoprire un film d’animazione sfaccettato, che riesce a dosare dramma e comicità.

Voto
4/5

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