Mr. Beaver: la recensione di Emanuela Genovese

E se un castoro ti salvasse la vita? Con Mr. Beaver Jodie Foster, arrivata alla sua terza regia, torna a raccontare con sano realismo e una giusta dose di ironia le dinamiche familiari tra moglie e marito, e tra padre e figlio. Si può vivere la depressione in famiglia? Una domanda ricorrente per l’attrice premio Oscar che (non a caso?) ha scelto come protagonista Mel Gibson, la cui vita pubblica e privata è stata spesso, di recente, al centro del gossip e della cronaca giudiziaria. L’attore veste i panni di Walter Black, un manager depresso il cui personaggio richiama facilmente alla mente quello – sopra le righe – di Holly Hunter in A casa per le vacanze. Black, però, fa un percorso diverso. Torna in famiglia, ma “trasformato”, ovvero guidato nelle intenzioni e negli atteggiamenti da un castoro di pezza, che maneggia e interpreta come un ventriloquo. Una variazione surreale sul tema del “doppio”, che qui diventa un alter ego di pezza, palese nella sua artificialità eppure sempre esibito, e preso assolutamente sul serio: Black non se ne separa mai, quasi fosse diventato una protesi inamovibile del suo corpo. E la mediazione funziona, facendo riemergere dal pozzo del malessere l’uomo, in continua lotta tra i propri istinti e le proprie necessità, e l’immagine che gli altri hanno di lui. La storia, scritta dall’esordiente Kyle Killen, punta ovviamente il dito sul tema dell’identità del singolo, e di come essa muta “forzatamente” all’interno di un nucleo familiare: riusciamo a restare noi stessi di fronte alle persone che ci sono più vicine? E quanto spesso, anche in famiglia, si creano divisioni tra perdenti e vincenti che siamo più abituati ad associare al mondo del lavoro? In quest’ottica il film acquista via via due direzioni diverse e parallele: quella di Walter che cerca di essere un altro uomo, un altro marito e un altro padre, e quella del figlio ventenne Porter che, evitando la famiglia, cerca di uscire con Norah (Jennifer Lawrence), la ragazza di cui è innamorato che ha un passato doloroso. Due direzioni che sembrano non incontrarsi mai, per precisa intenzione registica e di scrittura, sottolineata anche dall’uso di commenti musicali differenti. Tra lacrime e sorrisi, il film ha la forza di raccontare personaggi veri e complessi alla prese con rancore e dolore, con rabbia e desiderio di felicità. Nonostante alcune colpi di scena prevedibili e un finale denso di retorica (gli americani continuano a delegare ai discorsi di fine anno della scuola o delle recite dei figli morali che non avrebbero bisogno di così tante parole) Mr. Beaver, grazie anche alla bravura di tutti gli attori, è un film schietto e vero capace di colpire al cuore dello spettatore.

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Mi piace
L’efficace rilettura del tema del “doppio”, filtrata attraverso l’espediente del castoro.

Non mi piace
La retorica in cui il film scade nel finale.

Consigliato a chi
A chi è affascinato dai meandri della psiche e dalle sue bizzarre reazioni alle situazioni più drammatiche.

Voto

3/5


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