Need for Speed: la recensione di Giorgio Viaro

Una delle leggi non scritte (magari da qualche parte sì, ma non saprei dire dove) del casting, è che si costruisce tutto dall’attore protagonista. È improbabile, ad esempio, che la spalla dell’eroe sia più alta, più furba e meglio pettinata, a meno che il film non sia una parodia. Per questo scegliere come protagonista di Need for Speed il pur bravo Aaron Paul (il Jesse di Breaking Bad), alto 173 centimetri per una settantina di chili di peso, comporta una catena di conseguenze che in definitiva si traducono in “attori bassi che corrono con macchine truccate”. L’effetto, buffo ma non necessariamente disprezzabile, è quello di una versione in miniatura di Fast & Furious, probabilmente destinata a una fascia di pubblico più giovane. Messi uno di fronte all’altro Dominic Cooper (177 centimetri, 70 chili), che interpreta il villain, e Paul possono anche essere credibili, ma nella stessa inquadratura con Vin Diesel (182 centimetri, 102 chili) o Dwayne Johnson (193 centimetri, 119 chili) sarebbe tutta un’altra storia.

Il film racconta lo scontro tra questi due piloti prodigiosi, Tobey e Dino, che si affrontano in una serie di corse clandestine per ragioni di orgoglio, portafoglio e infine vendetta (SPOILERINO – il migliore amico di Tobey finisce arrostito dopo essere stato speronato da Dino durante una corsa – FINE SPOILERINO). Il film funziona naturalmente prima di tutto come depliant di muscle car: ci sono una Ford Mustang del ’64, una Gran Torino del ’69 (il modello che ispirò anche l’omonimo film di Eastwood), una Chevy Camaro del ’68 e una Pontiac GTO del ’66 (come potete immaginare sto leggendo il pressbook). Ma anche macchine europee più recenti: tre Koenigsegg Agera R, una Lamborghini Sesto Elemento, e così via. Questo lungo elenco dovrebbe essere una cartina di tornasole: se vi ha annoiato a morte, il film non fa per voi. Se viceversa siete appassionati di motori e videogames, Need for Speed offre due ore abbondanti di spettacolari inseguimenti automobilistici (e aerei) ben coreografati – anche se un po’ ripetitivi -, al netto di una sceneggiatura elementare scritta giusto per incollare le sequenze action l’una all’altra.

Concedetemi a margine una considerazione moraleggiante: le corse clandestine sono di per sé un’attività non proprio edificante, ma le corse clandestine su strade trafficate sono addirittura irritanti, seppure in un contesto di finzione. Tobey è l’eroe romantico e il depositario della morale del film, eppure passa gran parte del minutaggio guidando contromano e trattando automobilisti e pedoni come birilli, spesso con atteggiamento provocatorio o goliardico (vedi la sequenza dello svincolo per evitare la coda in autostrada). Voi riuscite a considerarlo il “buono”?

Leggi la trama e guarda il trailer

Mi piace
Le sequenze d’azione, spettacolari e a mille all’ora.

Non mi piace
Film elementare, che punta troppo sulle corse automobilistiche. La sceneggiatura a tratti è irritante.

Consigliato a chi
Cerca un film adrenalinico, a base di belle auto e inseguimenti vorticosi.

Voto: 2/5

© RIPRODUZIONE RISERVATA