Ocean’s 8

Ocean's 8
PANORAMICA
Regia (3)
Interpretazioni (4)
Sceneggiatura (2)
Fotografia (2)
Montaggio (3)
Colonna sonora (4)

Meglio chiarirlo subito. Ocean’s 8 è stato girato prima che scoppiasse lo scandalo Weinstein, pertanto non è un film femminista figlio del #MeToo e del Time’s Up, altrimenti sarebbe stato sicuramente più arrabbiato e graffiante nei confronti degli uomini, ma è comunque un figlio del cambiamento di rotta a Hollywood in atto da qualche anno. Tanto che il mondo maschile vi risulta quasi non pervenuto (o quanto meno accessorio), salvo essere punito nel finale. 

Steven Soderbergh, che ha raggiunto il successo di pubblico proprio grazie alla saga Ocean’s, produce e per lo spin-off al femminile sceglie la strada dell’ingranaggio sicuro, del meccanismo già rodato, trasformando Sandra Bullock e Cate Blanchett nei due alter ego femminili della coppia Clooney/Pitt e completando il cast con un ensemble all-star di grande rilievo, nel rispetto della formula originale. Come regista sceglie un valido esecutore, Gary Ross (Pleasentville e Hunger Games), affiancato da Olivia Milch nello scrivere la sceneggiatura del colpo perfetto. 

Debbie Ocean (la sorella di Danny) ha infatti trascorso cinque anni in prigione, architettando nei più minuscoli dettagli il furto di una collana di Cartier da 150 milioni di dollari che verrà indossato da una diva durante l’annuale MET Gala. E per raggiungere l’obiettivo si fa affiancare dalla sodale di sempre Lou (Blanchett), da un’esperta di gioielli (Maling), una casalinga ricettatrice un po’ esaurita (Paulson), un’hacker scaltrissima (Rihanna), una borseggiatrice dalla mano lesta (Awkwafina) e una stilista con qualche debito di troppo (Helena Bonham Carter).

Fila via liscio, senza un intoppo, senza un brivido di suspense, ma con molto glamour Ocean’s 8, come un meccanismo perfettamente oliato, che sconta però il timore di commettere un passo falso. Forse perché quando sbagli con un cast tutto rosa, Ghostbusters insegna, lo shaming è dietro l’angolo. La sua forza più che nella ricetta da heist movie è nel cast carismatico, che meno imbrigliato avrebbe anche potuto surclassare la sua controparte maschile.

Prova ne è che quando il film si sgancia dal modello di riferimento offre le trovate migliori. In assenza di un villain, Anne Hathaway ruba la scena nei panni dell’insopportabile e vanitosissima diva (quasi una sorta di autoparodia a beneficio dei numerosi Hatha-haters) che indossa la collana, con una prova da standing ovation, facendoci sperare in una commedia scritta apposta per lei. Lei e James Corden, quest’ultimo nei panni di un investigatore assicurativo apparentemente innocuo e bonaccione, ma in realtà furbissimo e implacabile (una sorta di Colombo post-litteram), sono due degli assi nella manica di Ross tramite cui rivela la sua impronta più personale.

Al netto dei paragoni, il risultato è un film godibilissimo, perfetto per l’estate, con un cast molto accattivante. La strada per l’emancipazione femminile al cinema, invece, è ancora lunga e deve riuscire a sganciarsi dai modelli maschili.

© RIPRODUZIONE RISERVATA