Scappa – Get Out: la recensione di loland10

“Get out. Scappa” (Get out, 2017) è il primo lungometraggio dell’attore- regista Jordan Peele.

Opera prima e dai produttori de ‘The Visit’ e ‘La notte del giudizio’. E questo indica già un percorso: dissacrante quanto basta, schema di genere quanto serve, livore sociale per partire. Ecco servito un film a basso budget (meno di 5 milioni di dollari) e un incasso (ancora in crescita) di oltre duecento milioni di dollari.
Scappa, scappa, scappa. “Te l’avevo detto di non andare..” dice l’amico a Chris. Sembra rimproverare anche il pubblico per aver scelto il film. Un ghigno ristretto e un sorriso a bocca stretta prima di ripartire con l’auto di ordinanza con lampeggianti e lasciare il set intriso di sangue e orribili ricordi.
Il film schiamazza e scandaglia il retrò post-modernizzato di generi mescolati e di un horror che cita altro in modo (abbastanza) congruo intelligente parafrasando il mondo odierno e la politica sociale che è rimasta ancora ai muri contro muri. Nel paese a stelle e strisce c’è stata una ‘sfornata’ di storie (anche tratte da fatti veri) su argomenti riguardanti il colore della pelle, il razzismo e le leggi che operano solo per una parte del mondo. Certo la svolta politica americana (nel senso del nuovo presidente eletto) ha portato a tutti a leggere queste produzioni contro il nuovo orientamento (politico): certo che viene fuori il senso (auto)critico della società in cui si vive e la forza di smuovere ogni cosa.
Rose e Chris. Lei bianca, lui nero si amano. C’è l’invito ufficiale a casa dei genitori di lei. Un posto isolato in mezzo al verde e ai boschi. Si mangia, si parla e il fratello di Rose, Armitage si pone in modo scorbutico, un fuori pieno di se, poi c’è il giardiniere che corre come un pazzo di notte (e tra l’altro dice a Chris ‘di non farsela scappare’ riferendosi a Rose con un viso che è tutto un programma e infine c’è la governante, strana nel sorriso e nello sguardo. I genitori di Rose da amici del nuovo arrivato nascondono segreti demoniaci. Ed ecco che nell’ultimi venti minuti il piatto horror è servito.
L’orrore è un genere da prendere con le pinze perché alla fine si ha la sensazione di sapere l’accaduto e anche eventuali svolte, sia sanguinolenti che splatter, sia di voci che di musiche, sia di volti che di rughe allentate sanno di visto e/o di gioco virtuoso per avere un certo epilogo (degno e alquanto logico). Ad un certo punto i colpi (non di scena) sono tanti e i mezzi per far fuori i vari componenti (la famiglia) interagiscono con battute, antefatti e battute (già dette). Non si va tanto per il sottile e tra tagli di crani, cervelli aperti (che uno si aspetta, senza logica, l’arrivo di Hannibal Lecter), colpi i canna, chiavi che non si trovano, sedia-galera, corna di cervo, zombie che rivivono si ha la sensazione che si vuole strafare. Si passa e si ripassa più di un genere come di pellicole già designate (lo stesso regista menziona i suoi preferiti).
Glamour di accoglienza, abbracci e convenevoli: la famiglia Armitage ospitale e aperta;
Esempio di virtuosismo umano con convenevoli costruiti e leccornie viziose;
Tutti pronto per (non) indovinare chi viene a cena perché… ogni gioco si rivela solo mortale;
Occhi discreti e malvagi sul Bingo che scruta il vincitore per un colore della pelle superfluo;
Ulula il lupo mannaro dell’ingordigia umana e senza spese comprare l’in-acquistabile (giovane in un corpo quasi esanime);
Trucco medico e operazioni(genetiche) per vivere bene e non guardare mai l’altrui bisogno.
Oltre il colore della pelle, il film ripiega il passato, annulla il presente e pensa di prendere il futuro con cervelli sempre freschi e forze fisiche giovani (e virili). Alla fine chi ti vuole troppo bene ti sfrutto oltre all’inverosimile.
Due immagini (tra le tante): il volto, in primo piano di Dean Armitage (raccapricciante e agghiacciante) mentre si prepara a prendere i ‘ferri’ del mestiere e la postura di Jeremy Armitage (a suo agio nei modi orribili) mentre trasporta le sue vittime. Lezione di altre lezioni.
Convincente il cast; la scrittura langue per i risvolti sanguinolenti che (in fondo) ti aspetti. E il Bingo si è capito da subito….che. Poi ti chiedi come mai l’adunata di festa (tutti bianchi…a parte uno…) ha una età media di….molti anta. I vecchietti vogliono divertirsi….
Voto: 6½/10.

© RIPRODUZIONE RISERVATA