Song to Song: la recensione di Cotugnos

MALICK, LA BELLEZZA CHE RITORNA

Terrence Malick, il regista di La sottile linea rossa e The three of life, è tornato.
Song to Song, sua ultima fatica, è in sala.
Questo significa che il filosofo, l’idiosincratico, quel pazzo soporifero, almeno per alcuni critici, dopo anni di lavorazione, finalmente ci permette di vedere che cosa ha combinato.
Per quanto riguarda la trama, sempre che ci sia, siamo dinanzi a un Ménage à trois tra un produttore musicale, un cantante in erba e la sua fidanzata. Vediamo il loro continuo oscillare tra attrazione e repulsione, equilibrio e nevrosi. Davanti alla camera ci sono Ryan Gosling, Michael Fassbender e Rooney Mara; Insomma non gente di primo pelo.
Ora scusate la prossima ridondanza espressiva ma Song to Song è un’esperienza filmica. Un’opera da “metabolizzare”. La sua magnificenza divampa, ti cattura e lascia inebriati. La pellicola non va compresa in simultanea alla visione, come pretendono molti classicisti e amanti dei generi, bisogna guardarla e godere delle immagini, perdersi nella loro bellezza – e qui fa capolino quel genio di Emmanuel Lubezki, che negli ultimi quattro anni ha vinto tre oscar consecutivi per la miglior fotografia.
Sorprendente la continuità del linguaggio che passa attraverso l’incessante movimento di macchina, mediante camera a mano o steadycam. L’uso del grandangolo poi, spinto al punto di trasformarsi in un fish eye, sembra voler sottolineare la maestosità di una natura sempre protagonista.
Song to Song strizza l’occhio, per temi, a Kinght of Cups e To the Wonder ma va ben oltre perché è completo, non si sofferma su uno ma approfondisce tutti i personaggi, i loro caratteri, e le piccole sfumature (gesti, sguardi, sospiri) “brillano” e non le si perde mai di vista.
E quindi questa storia cosa vorrebbe suggerirci?
Beh immaginate un mare, che nel film si vede più volte, e delle onde. Ecco noi siamo quelle increspature sull’acqua, quella spuma che si infrange contro il bagnasciuga e poi ritorna indietro. Forse metafora della vita chissà, della nostra precaria e continua ricerca di equilibrio tra emozioni, ossessioni, e sentimenti. Un vivere che è a volte naufragare nella disperazione e altre un tuffo refrigerante sotto un bel sole d’estate.

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