The Congress: la recensione di Mauro Lanari

Apprezzato negli States (78% su RT), maltrattato qui in Italia, credo per opposte valutazioni dei medesimi ingredienti. Fragile mater lacrimosa con figlio disabile, attrice terrorizzata dalla vecchiaia, critica dell’establishment/entertainment hollywoodiano, giudizio distopico su questo mondo lanciato verso l’indistinzione fra virtuale e reale, denuncia degl’attacchi all’identità soggettiva e al libero arbitrio, contraddittorio inno alla fantasia come catartica panacea risolutiva dell’eccesso di fantasia, allucinata visionarietà ch’emoziona poiché affascina o che sfianca poiché autoreferenziale e caotica. Prolisso e ampolloso, cervellotico e confuso, bulimico e ipertrofico, sproporzionato e sbilanciato, antiprogressista e tecnofobico, semplicistico e manicheista, estetizzante e anestetizzante, presuntuoso più che ambizioso. Tutti gl’indesiderati effetti collaterali d’un’ambigua, irrisolta immaginazione al potere.

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