Un nemico che ti vuole bene

Presentato in Piazza Grande al Festival di Locarno, la commedia di Denis Barbaglia mette in scena l'amicizia tra un professore di astrofisica e un sicario che vuole a tutti i costi... dargli una mano

PANORAMICA
Regia (3)
Interpretazioni (3)
Sceneggiatura (2)
Fotografia (3)
Montaggio (2.5)
Colonna sonora (2)

Tanto grande è il talento di Diego Abatantuono quanto pochi sono i film in cui gli viene affidato un ruolo da protagonista assoluto, come ci fosse una specie di pudore a levarlo dal recinto delle caratterizzazioni di scorta, contrappunto comico – minore – a qualsiasi storia sia messa in scena.

Eppure Abatantuono, sin dai primi film con Salvatores (e bisognerebbe riflettere su quanto quell’Oscar a Mediterraneo sia dipeso dalla sua mimica e dai suoi tempi di battuta), ha testimoniato di possedere una maschera eccezionalmente sensibile, e dopo tanti anni – ormai lo possiamo dire – paragonabile per efficienza di scena a quella di un Paolo Villaggio o di un Nino Manfredi.
C’è, dentro quel corpo colossale, dentro la sua abbronzatura caraibica e la sua barba generosa, un portamento naturale e un’intonazione che fanno di una sola sfumatura (l’ironia sbruffona), tutte le varianti di un metodo, un’intera drammaturgia.
Un nemico che ti vuole bene, di Denis Rabaglia, da ad Abatantuono appunto questo, una storia da modulare, cioè da “tenere assieme” per determinarne il tono, dando consistenza anche alle parti più sgangherate, e proiettando la propria credibilità di commediante su tutti i colleghi di set, da Ciufoli a Ghini.

Il protagonista, Enzo Stefanelli, è un astrofisico con una carriera mediocre e una famiglia ricchissima ma gretta, che una sera salva per caso la vita a un killer (Antonio Folletto, o’ principe della seconda stagione di Gomorra). Rimessosi in sesto, il killer si mette in testa di sdebitarsi: si infila nella vita del professore e comincia la ricerca di un nemico da far fuori. Solo che nella famiglia e tra i colleghi di Stefanelli, c’è l’imbarazzo della scelta…

Letta a tavolino, la sceneggiatura è un colabrodo: perché il sicario dovrebbe invadere la vita del suo salvatore? Perché andare a letto con la figlia? Superato il prologo, tutto diventa pretestuoso e un po’ incongruo, fino a un epilogo abbastanza sgangherato.
Nonostante questo, la perplessità e lo sconforto con cui Abatantuono attraversa il film, informandosi con la curiosità del neofita sul mestiere del nuovo amico e reagendo alla maleducazione dei suoi familiari, dicono a sufficienza della possibilità intatta di un cinema di puro mascheramento, del valore del capocomico dentro la farsa d’arte, quando la qualità dell’interprete è già storica.
Un nemico che ti vuole bene fa ridere, senza sensi di colpa: è il cinepanettone ancora possibile nel 2018, se il termine avesse un ultimo, piccolo, dignitoso significato.

Foto: © Medusa Film

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