Yesterday, la recensione: che mondo sarebbe stato senza i Beatles?

Da oggi nelle sale il film romantico e musicale che immagina la scomparsa dei Fab Four dalla faccia della Terra

Yesterday
PANORAMICA
Regia (2)
Sceneggiatura (3)
Interpretazioni (2.5)
Fotografia (2)
Montaggio (2)
Colonna sonora (3.5)

Jack Malik (Himesh Patel) è un musicista di scarso successo. Finché una sera, dopo che ha deciso di smettere con la musica e cercare un lavoro più regolare, Jack ha un incidente e perde coscienza durante un blackout planetario. Quando si sveglia, scopre che il mondo è stato privato delle canzoni dei Beatles e che lui è rimasto il solo a ricordarle.

Che mondo sarebbe senza i Beatles? È questa la domanda da cui hanno preso le mosse il regista Danny Boyle e lo sceneggiatore Richard Curtis, autore di svariate sceneggiature di enorme successo (Quattro matrimoni e un funeraleIl diario di Bridget JonesNotting Hill), per tracciare i contorni di Yesterday, che immagina la scomparsa dei Fab 4 dalla faccia della Terra ispirandosi a sua volta a un soggetto di Jack Barth e Mackenzie Crook. Curtis, anche regista di quell’assoluta gemma musicale e corale che è I Love Radio Rock, appone a tutti gli effetti la sua firma sull’operazione, col regista di Trainspotting e The Millionaire totalmente impegnato al servizio della sua creatura.

Siamo nell’Inghilterra di provincia che dà sul mare e a spalleggiare il protagonista c’è Ellie Appleton (Lily James), amica di lunga data che è per lui anche qualcosa di più. La commedia romantica che ne deriva porta su di sé il tipico Curtis touch, fatto di brio e leggerezza ma anche di punte improvvise di malinconia e soprattutto da forzature e paradossi che puntellano il copione fornendogli lampi d’intelligenza: le ricerche su Google che cadono nel vuoto, ad esempio, ma anche le reazioni spontanee delle persone ai testi e alle note immortali degli scarafaggi di Liverpool del cui repertorio Jack si appropria senza colpo ferire, con sprezzo del pericolo e delle inevitabili conseguenze.

Si poteva senz’altro spingere di più nell’immaginare come potrebbe davvero essere stato, un mondo senza Beatles, ma a Curtis non interessa più di tanto l’elemento distopico né tantomeno le sue ricadute. Il suo interesse primario è per l’andamento dinamico e dinoccolato della compilation beatlesiana innestata dentro un film sentimentale dall’ossatura convenzionale, così da contaminarlo con una dose di ironia pronta a sorprendere lo spettatore a indurlo a soffermarsi sul repertorio di John Lennon, Paul McCartney, George Harrison e Ringo Starr con occhi inediti e magari con quel pizzico di stupore che investe proprio i personaggi.

Il risultato non trasuda la stessa passione trascinante e l’incanto da romanzo di formazione visti di recente in Blinded by the light, con un protagonista analogo (in quel caso un ragazzo di origini pakistane e non indiane), ma ha comunque un equilibrio ottimale e tutt’altro che trascurabile tra musicalità e romanticismo, divertimento carezzevole e incursioni spiazzanti e costanti nel what if. Il merito è soprattutto del mestiere inossidabile di Curtis (vedere e rivedere il suo Questione di tempo, ad esempio, per cogliere tutte le sfumature del suo genio languido e sognatore), ma anche della chimica tra il protagonista e l’ottima e deliziosa Lily James. Per tacere delle citazioni ironiche (viene tirato in ballo, all’inizio del film, Benedict Cumberbatch) e delle incursioni a sorpresa di volti celebri, dalla popstar britannica Ed Sheeran, con tanto di irruzione allo stadio di Wembley, al cantante e presentatore televisivo suo connazionale James Corden.

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