3D, la storia in pillole – Gli anni anni Ottanta (con clip in 3D)

Una giovanissima e semisconosciuta Demi Moore arriva sul grande schermo a tre dimensioni, mentre le major sfruttano il successo di saghe consolidate come Venerdì 13 e Lo squalo

Best Movie vi regala un viaggio tra le “ere” della terza dimensione, ripercorrendo i film e le tecnologie che hanno fatto storia e scuola prima del boom della nouvelle vague stereoscopica nata con Polar Express ed esplosa con il fenomeno Avatar.

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I film

In questo periodo gli Usa si affermano come Paese più prolifico nella produzione di film 3D, ma contemporaneamente anche Nazioni che fino a questo momento non avevano intrapreso la strada della steroscopia si affiacciano sulla terza dimensione. Tra queste, l’India con film come l’action-fantasy My Dear Kuttichaathan (1984), l’ex URSS con la favola  Sitting on the Golden Porch (1986) e la Francia, che cavalca con ritardo l’onda erotica con film come Emmanuelle IV (1984). In questo periodo, l’Italia coproduce con la Spagna due progetti (che tra l’altro nel Bel Paese non trovano distribuzione, mentre all’estero e soprattutto in America, ottengono grande successo), diretti da Ferdinando Baldi: il western Comin’ at Ya! (1981), che incassa negli Usa 12 milioni di dollari (per intenderci, Toro scatenato, uscito nel 1980, incassa in casa 23,3 milioni di dollari) e il film d’avventura Il tesoro delle quattro corone.

Negli Usa il 3D segue due strade parallele. Su un versante troviamo le produzioni minori, tra cui spiccano la Full Moon di Albert Band e la Cosporation di Earl Owensby. Tra i film della prima casa, ricordiamo Mutanti (1982), dove tra mostri futuristici in tre dimensioni fa la sua seconda (dopo Choices, 1981) apparizione sul grande schermo una giovanissima Demi Moore. Dall’altra parte, invece, troviamo le prime produzioni 3D delle major, che per lo più investono nell’ondata sfruttando il successo di saghe consolidate. Così il terzo capitolo della serie con Jason Voorhees, Venerdì 13, Weekend di terrore (1982), dopo un prologo bidimensionale, si sbizzarrisce in una serie di efferati omicidi 3D. L’anno successivo (1983) a piombare in faccia alle platee è invece la dentatura de Lo squalo 3 3D di Joe Alves. E due anni più tardi (1985) in America si produce il primo lungometraggio d’animazione 3D, Starchaser: The Legend of Orin di Steven Hahn, che racconta la ribellione contro un tiranno di un gruppo di schiavi guidati da un uomo Orin, in possesso di una spada leggendaria.

Il debutto del 3D nei cinema IMAX, invece, avviene con un documentario Transitions (1986).

Guardate questa clip promozionale di Comin’ at Ya!, che esalta le inquadrature appositamente realizzate per enfatizzare l’effetto 3D, ricalcate da molti film tridimensionali dei nostri giorni… Come ad esempio le canne dei fucili “sparate” in faccia al pubblico o il gioco dello yo-yo, visto anche nel recente Viaggio al centro della Terra:

La locandina di Comin’at Ya!


Guardatevi l’incipit del primo film d’animazione 3D della storia del cinema, Starchaser: The Legend of Orin:

Potete vedere le clip con gli occhialini blu e rossi… e Best Movie vi spiega come costruirveli!

E ora ecco una carrellata di clip di film anni Ottanta in 3D anaglifico:
Munitevi di occhialini con lenti colorate e godetevi alcune scene tratte da Lo squalo, Venerdì 13 e Mutanti, con Demi Moore (alla sua prima apparizione sul grande schermo)!

Lo squalo 3 3D



Venerdì 13


Mutanti

La tecnologia

L’EXPO del 1986 di Vancouver fa conoscere al mondo una nuova tecnologia, sviluppata dal National Film Board of Canada, che cambia il modo di concepire il cinema e la stereoscopia: l’IMAX, la cui esplosione tuttavia arriverà nel decennio successivo, grazie alla diffusione dei cinema multisala.

Il sistema IMAX (un circuito di sale che programma film che non vengono distribuiti al di fuori, come i documentari 3D) adopera pellicole da 70mm, garantendo una risoluzione più elevata delle tradizionali 35mm. Per i film 3D queste sono due e ospitate all’interno di macchine da presa a sistema doppio, che hanno quindi anche doppie ottiche. La visione in sala prevede due possibilità: la visione passiva (polarizzata) in cui le due pellicole vengone filtrate in modo polarizzato lineare e proiettate simultaneamente su uno schermo che il pubblico osserva con gli ochialini a loro volta polarizzati linearmente; la versione attiva, che prevede l’impiego di occhialini a cristalli liquidi LCD, muniti di sistema di commutazione sincronizzato con il proiettore, che lavora a 96 fotogrammi al secondo – 48 per l’immagine sinistra a 48 per la destra – (il doppio dello standard).

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